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Pensione integrativa migliore: come sceglierla? La guida completa per il 2025

⏳ Tempo di lettura: 12 minuti

L’incertezza crescente in merito alla futura pensione spinge sempre più persone, giovani e meno giovani, alla ricerca della pensione integrativa migliore. Si tratta di una forma d’investimento che ha lo scopo di mettere al sicuro il proprio futuro, durante gli anni del pensionamento. 

Le pensioni erogate dall’INPS rischiano di non essere più sufficienti per garantire lo stesso tenore di vita, perché la popolazione italiana sta invecchiando e sono sempre meno i giovani che, con i propri contributi da lavoro, pagano per garantire la pensione ai più anziani.

Le criticità del sistema pensionistico contributivo rendono necessario integrare la pensione obbligatoria con una integrativa, che sia adeguata a garantire una vecchiaia serena. Ma come funziona e come scegliere la pensione integrativa migliore? In questa guida passeremo in rassegna tutte le possibilità, così avrai un quadro della situazione più chiaro.

Le opzioni della pensione integrativa 1. Fondi pensione aperti 2. Fondi pensione chiusi 3. Piano individuale pensionistico
Alternativa alla pensione integrativa Piano di Accumulo Capitale
È possibile avere un’anticipazione dei soldi versati? Sì, se si rientra in determinate casistiche
Quando fare una pensione integrativa? Non è mai troppo presto per iniziare

Cos’è la pensione integrativa e perché è importante

In un’epoca in cui i contributi versati dai più giovani servono soprattutto a pagare gli assegni di chi è già in pensione, è il caso di ragionare su come funziona un fondo di pensione integrativa e capire se può fare al caso tuo. 

L’età di accesso alla pensione si sposta sempre più avanti, per cui per le nuove generazioni di lavoratori si parla di una soglia che arriverà nei prossimi anni probabilmente intorno ai 70 anni di età. Inoltre nel 2025 il numero totale dei pensionati è salito a circa 16,3 milioni, di cui 15,7 milioni iscritti all’INPS. 

In questo scenario, tenendo presente che gli importi delle pensioni sono spesso bassi e non sufficienti ad affrontare i rincari dovuti all’inflazione, la scelta di una pensione privata integrativa o di un investimento di lungo termine diventa più che mai importante.

Vediamo quindi qui si seguito perché avere una pensione integrativa è così importante e quali ragionamenti devi mettere in atto prima di cominciare a investire. In un secondo momento vedremo insieme come funziona la previdenza complementare e quali sono le valutazioni da fare prima di aderire alla forma previdenziale integrativa migliore per voi. Dedicheremo anche un paragrafo alla pensione integrativa per i figli e i minori, un’opzione sempre più in voga tra le famiglie italiane. I piani pensionistici integrativi, infatti, possono essere attivati anche per i familiari più prossimi.

Pensione integrativa: quando aprirla

La pensione privata o i fondi pensione integrativi sono quegli strumenti che possono fare la differenza quando si concludono gli anni di lavoro e inizia la fase del pensionamento. Attraverso dei contributi versati con regolarità durante gli anni lavorativi, è possibile costruire a titolo di fondo pensione integrativo un tesoretto che sarà indispensabile per ottimizzare le somme che si riceveranno come pensione obbligatoria.

Accedere a uno strumento come la pensione privata integrativa è fondamentale, ma ogni età ha le sue esigenze e i motivi per cui è necessario costruirsi una posizione pensionistica variano. Capire quali sono le nostre esigenze è fondamentale per fare la scelta del servizio più adeguato. Vediamo quando aprirla:

  • pensione integrativa per gli under 40: quando si tratta di lavoratori giovani o giovanissimi la necessità della pensione integrativa può sembrare meno immediata, perché si ha la prospettiva di crescere da un punto di vista di carriera e l’obiettivo sembra distante. In realtà accumulare attraverso un piano pensionistico integrativo è molto utile per due motivi principali. Prima di tutto perché l’investimento in un piano pensionistico integrativo è vincolato alla pensione o a spese veramente necessarie e questo ci aiuta a destinarlo a necessità veramente importanti. E poi perché man mano che si cresce da un punto di vista di carriera, la prospettiva del beneficio fiscale delle pensioni integrative diventa sempre più attraente;
  • pensione integrativa a 40 anni: in questa fase ci si avvicina al picco della capacità lavorativa e di guadagno. Per questo è importante cominciare a ragionare su quelle che possono essere le nostre prospettive pensionistiche: quando vogliamo andare in pensione? Riusciremo a mantenere il nostro stile di vita? L’obiettivo è quello di ridurre il tasso di sostituzione (la differenza tra lo stipendio da lavoro e l’assegno pensionistico.) Questi calcoli, prematuri in una fase precedente, diventano in questa fase molto attuali: a questa età c’è ancora moltissimo tempo per fare in modo che il piano pensionistico integrativo faccia la differenza;
  • pensione integrativa a 50 anni (o più): in molti si chiedono se abbia senso iniziare superati i 50 anni. La risposta è ovviamente positiva. Non solo ha senso pensare a una pensione integrativa anche a 55 anni o a 60 anni. Ricordiamoci che a 50 anni, probabilmente, un lavoratore ha di fronte la prospettiva di altri 20 anni di lavoro e un piano pensionistico integrativo è in grado anche in pochi anni di far accumulare un ottimo risparmio. In questa fase l’obiettivo è ottimizzare al massimo gli ultimi anni di carriera anche da un punto di vista fiscale, approfittando del beneficio garantito dall’investimento in una pensione integrativa.
Fascia d’etàVantaggi principali
Under 40– Lungo orizzonte temporale per massimizzare la capitalizzazione composta
– Accumulo graduale con versamenti contenuti
40-50 anni– Benefici fiscali sui contributi per ottimizzare la tassazione
– Tempo sufficiente per costruire un capitale significativo
Over 50– Accesso a strumenti come la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA)
– Preparazione mirata per integrare il reddito pensionistico.

 

Significato di “pensione integrativa”

Per aiutarti a capire come funziona un fondo pensione integrativa, detto anche pensione complementare, partiamo dalla struttura previdenziale del nostro Paese. Il nostro sistema previdenziale è costituito dai seguenti tre pilastri:

  • il primo pilastro è il sistema previdenziale pubblico obbligatorio: ha carattere obbligatorio e consiste in sostanza nella pensione alla quale tutti i lavoratori contribuiscono;
  • il secondo pilastro è la previdenza complementare (fondi pensione chiusi): sono anche detti negoziali (di categoria o aziendali, come ad esempio il fondo pensione integrativa FOPEN per i lavoratori del gruppo Enel, il fondo COMETA per i metalmeccanici etc);
  • il terzo pilastro è la pensione privata o integrativa (Piani Individuali Pensionistici, Piani pensionistici aperti o altri strumenti finanziari). Rappresenta la previdenza individuale, ossia quella cui in genere ricorre chi non può o non vuole optare per un fondo pensione integrativa chiuso.

Sul primo pilastro non possiamo agire, ma possiamo farlo in parte sul secondo e il terzo. Per iniziare si deve fare attenzione alle differenze tra fondi aperti e fondi chiusi, per poi valutare strumenti alternativi come il Piano di accumulo di Capitale (PAC). Vediamo invece, quali sono le tipologie di fondi pensione oggi disponibili e a chi sono rivolti.

PilastriDescrizione
Primo PilastroSistema pensionistico pubblico obbligatorio, basato sui contributi versati durante la vita lavorativa
Secondo PilastroPrevidenza complementare collettiva, come i fondi pensione chiusi (negoziali), legati ad accordi aziendali o settoriali
Terzo PilastroPrevidenza complementare individuale, come fondi pensione aperti e Piani Individuali Pensionistici (PIP)

Andiamo a vedere nel dettaglio le caratteristiche di questi strumenti:

  • i fondi pensione chiusi: detti anche previdenza complementare, sono collegati ad accordi sindacali e associativi, stabiliti in base ai contratti collettivi di lavoro o collegati agli istituiti dagli enti locali. La possibilità di accedervi è riservata solo a un numero limitato di persone, come i lavoratori di una certa categoria o i residenti in un certo territorio. Il limite di questi fondi è di solito la poca flessibilità;
  • fondi pensione aperti: detti anche piani pensionistici integrativi, sono degli strumenti dedicati a tutti i lavoratori dipendenti o autonomi. Essi offrono qualche garanzia in più rispetto ai fondi pensione chiusi nel senso che si ha la possibilità di stabilire l’ammontare della quota che andrà destinata periodicamente al fondo. I lavoratori dipendenti possono decidere di destinare al fondo il proprio Tfr, i propri contributi previdenziali o quelli a carico del datore di lavoro, mentre i lavoratori autonomi possono decidere liberamente quanto destinare alla pensione integrativa.
  • piano individuale pensionistico: è un particolare tipo di fondo pensione integrativa, che opera come forma di assicurazione sulla vita. Il contratto per il Pip è standard, ciò che principalmente va a cambiare da un provider all’altro sono i costi, oltre che, con un’impotenza minore, la strategia di investimento.
  • Piano di Accumulo Capitale: un’alternativa agli strumenti pensionistici canonici può essere quella di iniziare un Piano di accumulo, un sistema per investire in fondi o Etf attraverso versamenti periodici. Non si tratta di uno strumento dedicato alla previdenza complementare, ma può essere utilizzato come un’integrazione alla pensione privata. Il vantaggio del piano di accumulo è la totale flessibilità: si può ritirare il proprio investimento, interrompere i versamenti e godere del capitale investito in ogni momento. Questo prodotto, pur non godendo dei vantaggi fiscali dei fondi, si configura quindi come una soluzione estremamente vantaggiosa per chi si è mosso in ritardo per integrare la pensione, con orizzonte temporale di 10-15 anni, per chi desidera mantenere controllo totale sul proprio capitale, oppure per chi già sta utilizzando gli strumenti propri della previdenza integrativa e volesse attivare come integrazione un ulteriore strumento di risparmio a lungo termine.

Tutti i tipi fondi pensione integrativi investono quanto versato in altri strumenti finanziari (fondi comuni o Etf). Le strategie di investimento possono essere molto varie ma di solito sono estremamente prudenti e improntate al lungo termine. Al raggiungimento dell’età pensione, quanto maturato dal fondo pensionistico integrativo verrà erogato sotto forma di una rendita che andrà ad aggiungersi alla pensione.

Esiste anche la possibilità di ritirare immediatamente il 50%. Infine, se la rendita derivante dal capitale maturato è inferiore al 50% della pensione sociale, esiste la possibilità di ritirare tutto il maturato al momento della pensione. I versamenti per PIP e i Fondi pensione integrativi sono deducibili ai fini Irpef fino a un importo massimo annuo di € 5.164,57.

Pensione integrativa: come funziona e cosa devi sapere prima di scegliere

Ora che conosci gli strumenti principali della pensione complementare e integrativa possiamo rispondere alle domande più comuni tra i risparmiatori.

Potenziali rendite con le pensioni integrative

Tra le prime domande da porsi vi è quella inerente alla rendita ottenibile da una pensione integrativa. Il calcolo varia se si sceglie un fondo pensione integrativa aperto, piuttosto che un fondo pensione chiuso o un Pip. Secondo la COVIP (commissione di vigilanza sui fondi pensione) nei primi 9 mesi del 2025 i rendimenti dalle forme di previdenza complementare sono stati positivi:

  • Comparti azionari: rendimenti medi del 5,5% nei fondi negoziali e del 7,1% in quelli aperti;
  • PIP di ramo III: rendimento del 4,6%;
  • Linee bilanciate: 3,7% nei fondi negoziali e del 4% nei fondi aperti, PIP all’1,7%;
  • Comparti obbligazionali e garantiti: 1-2%.

Da questi dati di vede che rendimento e rischio variano in base alla composizione del portafoglio (a livello puramente esemplificativo, puoi leggere la nostra analisi del fondo pensione offerto dal Fondo Pensione BCC e le sue performance paragonate all’offerta di Moneyfarm). Esistono Pac in fondi comuni o PAC in ETF, entrambi offrono una buona diversificazione utile a contenere i rischi, ma i PAC in ETF sono più efficienti sotto il profilo dei costi.

Fatta eccezione per i fondi chiusi (o di categoria) la cui contribuzione non può essere modificata, per i fondi pensione aperti e per i PIP ognuno può scegliere di versare quanto vuole. Ma attenzione! Per i fondi pensione (chiusi e aperti) non sempre si possono interrompere i versamenti, o variare l’ammontare del versamento. Meglio accertarsene prima della sottoscrizione. Con i PIP e i Piani di Accumulo i versamenti possono variare: si può scegliere se ridurre, incrementare o sospendere per un dato periodo la quota accantonata

Come ritirare urgentemente i fondi dalla pensione integrativa

Si possono ritirare i fondi dalla pensione integrativa? Se da un lato i versamenti verso un fondo pensione integrativa servono a costruire una rendita per il futuro, dall’altro è pur vero che gli imprevisti possono capitare e che tutelarsi è meglio. Di norma la liquidazione del fondo pensione integrativa e dei PIP è prevista una volta raggiunti i requisiti per la pensione obbligatoria, e a condizione che si possano far valere almeno 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare.

Insomma, per avere la pensione integrativa o si aspetta di aver maturato i requisiti per la pensione obbligatoria o ci si scontra con la scarsa flessibilità dei fondi e dei PIP e si pazienta. Per fondi pensione e PIP, infatti, non è possibile richiedere il riscatto o l’anticipazione dei soldi versati, fatta eccezione per determinati casi (come gravi malattie, acquisto prima casa, disoccupazione oltre 12 mesi etc.) per i quali può essere previsto un rimborso parziale o totale. Anche in questo caso, una soluzione alternativa, decisamente più flessibile, potrebbe essere quella del Piano di Accumulo, dal quale si può uscire e riavere i soldi versati in qualsiasi momento.

Detrazione ai fini Irpef dei versamenti fatti per la previdenza integrativa

Dal punto di vista fiscale il fondo pensione integrativa funziona piuttosto bene: per i PIP e i Fondi pensione è prevista la deducibilità della pensione integrativa ai fini Irpef dei versamenti effettuati fino a un importo massimo annuo di € 5.164,57. 

È importante ricordare che tale importo massimo può essere deducibile per redditi di qualsiasi tipo (dipendente, lavoratore autonomo, reddito di impresa, etc); qualora si scelga di versare il TFR, questo non rientra nel limite massimo di deducibilità della pensione integrativa; è possibile dedurre anche i versamenti effettuati a favore di un familiare fiscalmente a carico. Per quanto riguarda il Piano di Accumulo invece, tale possibilità non esiste.

Impatto del cambio lavoro sulla pensione integrativa

I cambiamenti di carriera possono avere un impatto significativo sulla pensione integrativa, pertanto è importante considerarli attentamente. Quando si cambia lavoro, si può scegliere di trasferire i propri risparmi pensionistici accumulati nel fondo del vecchio datore di lavoro a quello del nuovo, oppure mantenerli dove sono.

Questa decisione dipende da vari fattori, come le condizioni e le performance dei due fondi, e le eventuali spese di trasferimento. Inoltre, se si passa da un lavoro dipendente a uno autonomo, è possibile che si debba iniziare a contribuire a un fondo pensione individuale, come un PIP (Piano Individuale Pensionistico). Questo comporta spesso una maggiore responsabilità nella gestione dei propri risparmi pensionistici.

Se si decide di fare una pausa dalla carriera, per esempio per motivi familiari, può essere utile continuare a contribuire a un fondo pensione, se possibile, per non interrompere l’accumulo di risparmi. In ogni caso, è fondamentale considerare l’impatto a lungo termine di queste decisioni sulla propria sicurezza finanziaria in pensione. Come sempre, è consigliabile consultare un consulente finanziario per ottenere un consiglio personalizzato.

Perché aprire una pensione integrativa

La decisione di intraprendere una pensione integrativa è fondamentale per garantire un futuro economicamente sicuro e per compensare le potenziali insufficienze della pensione di base. La scelta del momento ideale per iniziare una pensione integrativa è soggettiva e varia a seconda della situazione personale, ma alcuni principi generali possono aiutare nella decisione.

In primo luogo, è importante considerare la pensione integrativa come un investimento a lungo termine. Iniziare in età giovane permette di beneficiare della capitalizzazione composta nel tempo, accumulando così un capitale maggiore per il momento della pensione. Per i lavoratori under 40, questo approccio offre il vantaggio di un investimento prolungato, con contributi più piccoli e meno pesanti sul budget mensile.

Tuttavia, anche iniziare a 40 o 50 anni può essere vantaggioso. A questa età, molti lavoratori si trovano nel pieno delle loro capacità lavorative e di guadagno, il che significa che possono permettersi di destinare importi maggiori alla pensione integrativa. Inoltre, avvicinandosi alla pensione, diventa più chiaro il tipo di stile di vita che si desidera mantenere e la necessità di integrare la pensione di base.

È essenziale valutare attentamente le proprie esigenze finanziarie attuali e future e considerare vari fattori quali il reddito, la capacità di risparmio, gli obiettivi di vita, e la situazione del mercato finanziario. Anche il contesto economico e le prospettive di rendimento dei diversi strumenti di pensione integrativa giocano un ruolo chiave in questa scelta.

La scelta tra PIP, Fondi pensione o Piano di Accumulo per la pensione privata

Dopo aver visto in estrema sintesi come funziona la pensione integrativa, avrai notato che soluzioni come i PIP e i Fondi Pensione si distinguono dalle alternative possibili in particolare per i vantaggi fiscali. Scegliere non è facile e altrettanto difficile è stabilire quale sia la pensione integrativa migliore o quella che conviene di più. Ricorda comunque che, qualora fosse necessario, i nostri esperti sono a disposizione per una consulenza in merito.

Tuttavia, se in Moneyfarm abbiamo creato un piano di accumulo in ETF, accessibile a tutti grazie a versamenti mensili a partire da 100 euro/mese, è perché siamo convinti che, per la sua flessibilità e i costi ridotti, e in generale la sua efficienza anche sul piano dei rendimenti, possa rappresentare una valida alternativa a Fondi pensione e PIP. Con il nostro piano di accumulo in ETF non esistono costi di entrata né di uscita e, rispetto alle soluzioni di previdenza integrativa al momento disponibili, il contribuente detiene il pieno controllo sui propri soldi dal momento che può disinvestire quando vuole senza sottostare a scadenze o pagare penali.

Per avere una panoramica più completa, a livello puramente esemplificativo, puoi leggere la nostra analisi del piano di accumulo offerto da BNL e le sue performance paragonate all’offerta di Moneyfarm.

Pensione integrativa: conviene?

Per valutare la convenienza della pensione integrativa è bene conoscere alcuni elementi che possono fare la differenza. Il più importante di questo fattore è rappresentato dai costi, che se troppo elevati, rischiano di assottigliare i rendimenti. È bene tenere conto che le spese tendono ad essere più elevate nei primi anni di contribuzione e poi si riducono gradualmente.

Molti lavoratori fanno l’errore di lasciarsi abbagliare da rendimenti molto alti, che almeno in teoria dovrebbero essere in grado di rendere la pensione integrativa migliore e più conveniente delle alternative. Questa è una trappola da cui bisogna tenersi alla larga, perché in genere dei rendimenti troppo alti comportano anche dei rischi più elevati. Si tratta di un investimento importante per il futuro, quindi è bene affidarsi solo a professionisti che possono garantire solidità e un adeguato bilanciamento tra costi e benefici.

Il mondo della previdenza complementare ha molte sfaccettature e chi si appresta alla scelta di un prodotto piuttosto che di un altro, ha davanti a sé molte possibilità. Per orientare bene la scelta si deve tener conto del fattore tempo, della propria capacità di risparmio e della flessibilità di cui sia ha bisogno.

Non esiste una soluzione che vada bene per tutti, infatti in caso di indecisione, è preferibile chiedere la consulenza ad un esperto per capire in quale direzione muoversi. I consulenti Moneyfarm sono a tua disposizione per fugare ogni dubbio e guidarti verso la scelta della pensione integrativa migliore per le tue esigenze.

Domande frequenti

Quanto versare per avere una pensione integrativa?

Il versamento delle quote da destinare alla pensione integrativa dipende dalle disponibilità e necessità del singolo lavoratore. Non vi sono quote fisse.

Quando conviene fare fondo pensione?

Conviene aprire un fondo pensione integrativa il prima possibile. È certamente consigliato sia ai lavoratori che hanno superato i 40 anni di età, sia a coloro che hanno superato i 50 anni.

Dove conviene investire il TFR?

Il TFR potrebbe essere efficacemente investito nei fondi pensione. Questi si dividono in aperti o chiusi e, mentre i primi sono accessibili a tutti, i secondi sono previsti solo per alcune tipologie di lavoratori.

Quali sono in media i rendimenti dei fondi pensione?

I rendimenti di questi strumenti sono molto positivi per il 2025, con comparti azionari al 5,5% di rendimento medio nei fondi negoziali e al 7,1% in quelli aperti. Altri strumenti come i PIP hanno un rendimento variabile dall’1,7% al 4,6%.

Quanti soldi mettere in un fondo pensione?

Non c’è una risposta univoca, molto dipende dalla situazione specifica e dagli obiettivi che si vuole raggiungere. Accantonare un 10% del proprio reddito può essere un buon punto di partenza.

Quali sono i rischi di un fondo pensione?

I rischi sono collegati al mercato specifico in cui si va ad investire tramite fondi pensione, per cui possono essere molto variabili nel tempo e in base allo strumento specifico. Per questo conviene farsi affiancare da un esperto quando si decide di accantonare denaro tramite questi strumenti.

Meglio tenere il TFR in azienda o in un fondo pensione?

Versare il TFR in un fondo pensioni porta ad alcuni vantaggi: il possibile rendimento interessante sul lungo periodo, tassazione agevolata su questi guadagni, possibilità di riscattare le somme in anticipo in alcuni casi particolari. Al contrario, questo non è possibile se si lascia il TFR in azienda, per cui viene poi recuperato al termine del rapporto di lavoro.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.

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