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Gli anni passano, i mercati evolvono eppure i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) rimangono in cima alla lista degli strumenti finanziari più diffusi e amati dagli italiani, che vedono nei titoli a capitale garantito una possibilità di fare investimenti sicuri e redditizi.
I Btp 2037 emessi nei mesi scorsi hanno riscosso un discreto successo, ma non è tutto oro quello che luccica: prima di optare per queste obbligazioni è infatti necessario valutarne limiti e benefici, mettendole anche a confronto con formule alternative di investimento, anche a lungo termine.
BTP 2037: tabella iniziale
📊 Come cambia il valore nominale di un BTP? | Non cambia, è sempre 100 |
💶 Come si calcola il rendimento dei BTP? | Il rendimento è dato dalla somma tra le cedole e il guadagno in conto capitale |
🧐BTP e BTP Futura sono la stessa cosa? | No, si differenziano sia per i tassi cedolari sia per la presenza di eventuali premi fedeltà |
Investire in Btp 2037
Investire in BTP significa optare per obbligazioni a medio e lungo termine con cedola fissa posticipata che vengono emesse periodicamente dal Dipartimento del Tesoro il quale, garantendone il capitale, si impegna a corrisponderne il valore una volta raggiunta la scadenza.
Nel ventaglio di questi bond figurano anche i Btp 2037 (e i BTP 2047), dei quali si è parlato spesso nell’ultimo periodo e che, dopo la quarta tranche della scorsa estate (Btp con scadenza 1 Marzo 2037 e cedola annua lorda dello 0.95%), sono ormai venduti solo sul mercato secondario.
Se ti stai chiedendo come investire in obbligazioni nel 2022 forse stai prendendo in considerazione questi titoli di Stato e vuoi sapere se sia una scelta saggia: naturalmente non esiste una risposta univoca a questa domanda perché per fare una valutazione su misura è necessario prendere in considerazione non solo il rendimento e le quotazioni, ma anche altri fattori come la durata, la propensione al rischio – che, per quanto sia considerato basso, è comunque presente – e l’orizzonte di investimento.
Quotazione Btp 2037
Se, come sappiamo, il valore nominale di un Btp è sempre 100, il valore del suo acquisto sul mercato finanziario è soggetto a continue variazioni: ad esempio il Btp 1 Marzo 2037, con un prezzo di aggiudicazione di 96.57, nel momento in cui scriviamo è quotato 91,54, mentre la quotazione del Btp Futura 2037 si attesta attorno al 94,25%.
Confrontando i dati dell’ultimo periodo si nota un trend discendente, che coinvolge più o meno tutte le tipologie di Btp e che sembra destinato a continuare.
Si tratta di un fattore tutt’altro che marginale non solo per chi sceglie queste obbligazioni con l’intenzione di rivenderle a stretto giro – e che quindi rischia una perdita in conto capitale, perché varranno meno di quando le ha acquistate – ma anche per chi è intenzionato a mantenerle fino alla scadenza, quando la situazione potrebbe aver subito variazioni radicali (in meglio, certo, ma anche in peggio).
Rendimenti
In linea generale, il rendimento dei titoli di Stato come i Btp è determinato da diversi fattori come la scadenza dell’emissione o la domanda, ed è composto dalla somma tra le cedole (il cui valore dipende naturalmente dalla tipologia di Btp acquistato: per i Btp 1 marzo 2037 ammonta allo 0.95% annuo lordo, per i Btp 1 febbraio 2037 al 4% annuo lordo) e il guadagno in conto capitale.
Nei conteggi, naturalmente, non bisogna dimenticare le imposte: i Btp, come tutti i titoli di Stato, godono di una tassazione agevolata del 12.5% – diversamente dalle obbligazioni private che sono tassate del 26% – la cui ritenuta viene effettuata direttamente in fase di versamento degli interessi periodici.
Proprio sul capital gain vale la pena spendere un paio di parole in più: questa quota, che viene corrisposta alla scadenza del buono – nel caso del Btp 2037, appunto, nel 2037 – consiste nella differenza tra il prezzo corrente di mercato e il prezzo di quando il titolo è stato sottoscritto. Pur essendo considerati investimenti a rischio ridotto, non c’è alcuna garanzia che, a scadenza, il valore dei Btp sia uguale o superiore a quello che avevano nel momento dell’acquisto, e dunque bisogna tenere conto anche di possibile minusvalenza per l’investitore.
Inoltre, se consideriamo che il 2037 è ancora lontano e che l’economia attuale sta vivendo una situazione piuttosto complessa, non si può escludere che il futuro possa prevedere momenti di particolare volatilità.
Differenze tra Btp 2037 e Btp Futura 2037
Dopo le emissioni del 2020, anche nel 2021 lo Stato italiano è tornato a proporre i Btp Futura, obbligazioni pensate per investire nel futuro del paese e per raccogliere la liquidità necessaria per finanziare le misure per la ripresa economica post Covid-19 e la campagna vaccinale.
La nuova tranche di questo bond, dedicato esclusivamente ad un pubblico retail, ha una durata di 16 anni e dunque scadrà nel 2037, proprio come il Btp del quale abbiamo parlato fino ad ora, ma a parte questo le due obbligazioni hanno poco in comune.
La prima – sostanziale – differenza riguarda i tassi cedolari: se per quanto riguarda i Btp “tradizionali” la cedola rimane invariata fino a scadenza, nel caso dei Btp Futura queste sono crescenti nel tempo, secondo il cosiddetto meccanismo di step-up: il tasso è dello 0,75% per i primi 4 anni di vita del titolo, sale all’1,2% per gli anni 5-8, all’1,65 per gli anni 9-12 e raggiunge il 2% per gli ultimi 4 anni.
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Non solo: il Btp Futura 2037 prevede anche un cosiddetto “premio fedeltà” calcolato sulla base della crescita della nostra economia (quindi del nostro Pil) nel periodo di validità del titolo, e che, diversamente dai precedenti Btp Futura, sarà erogato in due momenti: una tranche dopo i primi 8 anni e una allo scadere dei 16 anni, a patto che l’investitore abbia mantenuto il titolo dalla sua emissione fino alla fine, senza soluzione di continuità. Insomma, un modo per ricompensare tutti coloro i quali hanno creduto nella ripresa dell’Italia.
Appurate le differenze, quale scegliere tra i due bond? In linea generale, il rendimento dei Btp Futura 2037 sembra essere leggermente più appealing, sempre a patto di tenerlo fino a scadenza e di ricevere un premio fedeltà mediamente interessante. Tuttavia, vale sempre la pena ricordare che il mercato finanziario è ricco di alternative che, a parità di rischi, possono portare a rendimenti più sostanziosi.
Previsioni sui Btp
Difficile fare previsioni sul futuro dei Btp 2037 a lungo termine senza essere etichettati come profeti di sventura, ma la realtà è che è difficile ignorare un trend che negli ultimi anni si è quasi sempre confermato in discesa.
A parte stravolgimenti improvvisi – che, per quanto improbabili, non si possono escludere del tutto – per farci un’idea dell’andamento dei Btp 2037 nel prossimo futuro vale la pena fare un passo indietro: già nel 2015 noi di Moneyfarm sottolineavamo la delusione dei titoli di Stato che, da strumento finanziario utile per far crescere i risparmi e proteggerli dall’inflazione grazie a tassi di rendimento adeguati, sono diventati un investimento tutt’altro che redditizio.
Il mantra, dunque, rimane lo stesso: guardare più in là del proprio naso e diversificare il proprio portafoglio, prendendo in considerazione strumenti alternativi (a proposito, hai già letto il nostro eBook per capire gli strumenti finanziari?).
Rischi
Nonostante nell’immaginario collettivo siano considerati investimenti a basso rischio, i Btp 2037 – così come gli altri – possono nascondere diverse insidie, legate principalmente a tre fattori:
- l’orizzonte di investimento: in linea di massima, più è lunga la durata del Btp e più i rendimenti possono diventare interessanti, ma 15 anni sono un orizzonte temporale piuttosto importante e l’investitore potrebbe trovarsi nella situazione di dover vendere le proprie obbligazioni prima del tempo per far fronte a necessità improvvise, mettendo a repentaglio il proprio guadagno.
- l’inflazione: il fatto che si tratti di investimenti a capitale garantito dallo Stato ci dà la certezza che, alla scadenza dell’obbligazione, ci verrà restituita l’intera somma sottoscritta, ma nel corso degli anni la situazione economica potrebbe cambiare notevolmente, e potremmo incorrere in una svalutazione importante.
- rischio emittente (definito anche come rischio di credito): si tratta della possibilità – remota a dire il vero, ma da tenere in considerazione – che il Tesoro risulti inadempiente nel pagamento delle cedole o nel rimborso del capitale alla scadenza.
Conclusioni
Da una parte, sottoscrivere obbligazioni a lungo termine come i Btp 2037 può rivelarsi una scelta più rischiosa che in passato per via dei rendimenti non proprio vantaggiosi a fronte di un impegno molto lungo e per la complessa situazione economica del paese.
Dall’altra, in situazioni specifiche, includere obbligazioni e titoli di Stato in un portafoglio diversificato può essere una strategia vincente per migliorare le prospettive di rendimento tenendo sotto controllo il rischio: affidati all’esperienza dei consulenti Moneyfarm.
Domande frequenti
Cosa sono i BTP?
Sono obbligazioni a medio e lungo termine con cedola fissa posticipata ed emesse dal Dipartimento del Tesoro, che si impegna a corrisponderne il valore una volta raggiunta la scadenza.
Cosa si intende con capital gain per i BTP?
Il capital gain è una quota che viene corrisposta alla scadenza del buono, e si calcola facendo la differenza tra il prezzo corrente di mercato e il prezzo che il titolo aveva quando è stato sottoscritto.
Conviene investire in BTP?
Pur essendo molto popolari, negli ultimi anni i BTP non hanno portato grandi rendimenti: a parità di rischio esistono soluzioni di investimento potenzialmente più interessanti e remunerative.
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