Scelta destinazione TFR: cosa conviene fare?

Le decisioni che riguardano la finanza personale dovrebbero sempre essere ponderate con la massima attenzione, soprattutto quando si tratta di scelte che possono incidere in modo significativo sul futuro tenore di vita. La destinazione del TFR è una di quelle decisioni cruciali su cui vale la pena soffermarsi, perché le opzioni disponibili possono fare la differenza sulla tassazione applicata e il rendimento generato dal capitale.

Chi sceglie ha davanti a sé due opzioni. Il TFR può essere destinato ad un fondo pensione oppure si può lasciare in azienda, dove verrà accantonato in base a quanto stabilito dai contratti collettivi sul lavoro.

Come vedremo meglio, anche l’assenza di una scelta per la destinazione del TFR produce delle conseguenze, anche se si può prendere la decisione in un secondo momento.

Tabella iniziale: destinazione TFR

👉 Vantaggi per chi lascia il TFR in azienda Si può disporre dell’intero TFR al momento del pensionamento
✅ Vantaggi per chi versa il TFR in un fondo pensione Tassazione ridotta, miglior rendimento e un assegno pensionistico extra oltre a quello obbligatorio
📃 Come si sceglie la destinazione del TFR? Con il modulo TFR2
🤔 Si può cambiare idea? Chi ha il TFR in azienda può cambiare idea, mentre chi ha scelto per un fondo pensione può solo trasferire il capitale ad un altro fondo

Destinazione TFR: lasciarlo in azienda o farlo confluire in un fondo pensione?

Il trattamento di fine rapporto o TFR è un capitale che cresce man mano che aumentano gli anni di lavoro ed equivale all’incirca ad uno stipendio all’anno. Questo gruzzolo può essere accantonato in azienda oppure può confluire in un fondo pensione.

Quando il TFR rimane in azienda, il datore di lavoro con più di 50 dipendenti, trasferisce questo capitale su un fondo gestito dall’INPS. In questo caso il lavoratore riceverà le somme così accantonate a conclusione del rapporto di lavoro, salvo la possibilità di chiedere un’anticipazione sul pagamento del TFR in presenza di determinate condizioni.

In caso di TFR destinato al fondo pensione, il denaro viene investito e contribuirà alla crescita dell’assegno di previdenza complementare. Ma vediamo nel dettaglio quali conseguenze comportano le scelte del lavoratore sulla destinazione del TFR.

Lasciare il TFR in azienda: come funziona e quando conviene?

Il lavoratore che sceglie di lasciare il TFR in azienda, deve sapere che il capitale ogni anno viene rivalutato sulla base di due coefficienti. Il primo è pari all’1,5%, mentre il secondo è pari al 75% dell’incremento dell’indice dei prezzi al consumo, in base alle rilevazioni ISTAT rispetto all’anno precedente.

L’importo che si ottiene dopo la rivalutazione è poi soggetto all’imposta sostitutiva pari al 17%, che si può dedurre nel caso in cui il TFR vada a confluire in un fondo pensione.

Lasciare il TFR in azienda è la soluzione meno vantaggiosa per chi vuole assicurarsi lo stesso tenore di vita che aveva durante gli anni di lavoro. Infatti la sola pensione obbligatoria spesso non è sufficiente per mantenere gli stessi livelli di spesa.

Il TFR lasciato in azienda può invece fare comodo per quei lavoratori che vogliono ricevere l’intera liquidazione al momento di andare in pensione, magari in previsione di alcune spese importanti, come l’acquisto di una casa per sé o per i figli.

Destinare il TFR a un fondo pensione

Il TFR destinato al fondo pensione si trasforma in un asset prezioso per il lavoratore, perché il capitale accantonato nel tempo viene investito sui mercati finanziari e permette di trarre i vantaggi di un investimento di lungo periodo, in termini di redditività e riduzione del rischio.

È in questo modo che il capitale cresce nel tempo e al momento del pensionamento, servirà ad alimentare la pensione complementare. Questa entrata extra rispetto alla pensione obbligatoria può fare la differenza sulla capacità di spesa del futuro pensionato e sulla possibilità di far fronte alle spese impreviste con una certa serenità.

Questa soluzione è indicata per chi preferisce puntare ad un assegno pensionistico più ricco e al tempo stesso ottenere interessanti vantaggi fiscali. Il capitale versato nel fondo è deducibile dal reddito IRPEF fino ad un massimo di 5.164,57€.

Come cambia la tassazione del TFR in base alla destinazione?

Per scegliere cosa conviene sulla destinazione del TFR bisogna considerare un altro fattore chiave, cioè la tassazione, perché l’imposizione fiscale è diversa a seconda se il TFR confluisca in un fondo pensione oppure venga accantonato in azienda.

TRF in azienda: tassazione e rendimento del capitale accantonato

In merito alla tassazione del TFR accantonato in azienda, bisogna sapere che al trattamento di fine rapporto si applica una tassazione separata rispetto a quella da reddito soggetta all’aliquota IRPEF ordinaria. Nel caso del TFR si applica un’aliquota che rappresenta la media di quella applicate negli ultimi 5 anni.

L’imposizione fiscale può essere quindi diversa da un lavoratore all’altro, ma la tassazione minima sul capitale accantonato è pari al 24%. Per valutare la convenienza della scelta si deve tener conto anche della rivalutazione annuale dell’1.5% e del 75% dell’inflazione rispetto all’anno precedente. Alla rivalutazione si applica l’imposta sostitutiva del 17%.

TFR nel fondo pensione: tassazione e rendimento

Se investi il TFR nel piano pensione otterrai un consistente risparmio sulla tassazione, perché potrai contare su un credito d’imposta grazie alla deducibilità fino a 5.164,57€ dall’imponibile IRPEF. I rendimenti maturati sono soggetti ad un’imposta sostitutiva del 12,5% per i titoli di Stato e del 20% per gli altri strumenti d’investimento.

Per ogni anno di permanenza nel fondo pensione, l’aliquota si riduce dello 0,30% e si passa quindi da un’aliquota iniziale del 15% fino ad un’aliquota minima del 9%. Al vantaggio fiscale si aggiunge anche quello di un rendimento migliore rispetto a quello che si otterrebbe lasciando il TFR in azienda. Tale rendimento varia da un fondo pensione all’altro, quindi prima di scegliere vale la pena valutare diverse opzioni.

Si può cambiare la destinazione del TFR?

Cambiare la destinazione del TFR è possibile in ogni momento per tutti i lavoratori che abbiano lasciato il TFR in azienda. Basterà darne comunicazione al datore di lavoro mediante l’apposito modulo, il modello TFR2.

La scelta di destinare il TFR alla previdenza complementare è invece irrevocabile, ma il lavoratore avrà sempre la possibilità di trasferire il capitale da un fondo pensione ad un altro. In caso di trasferimento si dovrà utilizzare la modulistica specifica per il trasferimento fornita dalla società che gestisce il fondo.

TFR2: il modulo per la scelta della destinazione del TFR

Il modulo TFR2 viene utilizzato dal lavoratore per esprimere la sua scelta per la destinazione del TFR. Di regola la scelta va effettuata entro 6 mesi dall’assunzione e il relativo modulo va consegnato al datore di lavoro. In caso di destinazione del TFR al fondo pensione, è necessario allegare anche il modulo di adesione al fondo di previdenza complementare.

La mancata compilazione del modulo TFR2 comporta la destinazione del TFR alla forma pensionistica collettiva indicata negli accordi collettivi. Qualora non esista alcuna indicazione in tal senso da parte dei contratti collettivi, l’azienda dovrà trasferire il TFR alla forma di previdenza complementare istituita presso l’INPS. In ogni caso il lavoratore riceverà una notifica, così da attivarsi per scegliere eventualmente un altro fondo pensione.

Conclusioni

La scelta sulla destinazione del TFR non è mai banale o scontata, perché dipende dalle esigenze del singolo lavoratore e futuro pensionato. Alcuni lavoratori al momento della pensione preferiscono disporre dell’intero TFR, magari in previsione di spese importanti. Altri invece vogliono puntare ad una pensione complementare per avere una maggiore capacità di spesa negli anni successivi al lavoro.

Oltre alle esigenze di ognuno, è bene ponderare bene il modo in cui tassazione e rendimento incidono sul TFR. In genere destinare il TFR alla previdenza complementare risulta più vantaggioso dal punto di vista fiscale e del rendimento. Chi ha bisogno di una soluzione flessibile e fiscalmente efficiente, può valutare i vantaggi e le performance del PIP Moneyfarm, ideale per tutelare il tenore di vita durante gli anni della pensione.

Domande frequenti

Cosa conviene per la destinazione del TFR?

È una scelta da valutare caso per caso. La destinazione del TFR ad un fondo pensione è la soluzione migliore per chi vuole ridurre la tassazione, massimizzare il rendimento e contare su un assegno pensionistico ulteriore rispetto a quello previsto dalla previdenza obbligatoria. Lasciare il TFR in azienda può invece essere utile se si sta pianificando una spesa importante nel momento del pensionamento.

Come effettuare la scelta sulla destinazione del TFR?

Il lavoratore deve compilare il modulo TFR2 entro 6 mesi dall’assunzione e consegnarlo al datore di lavoro.

Dove si vede il TFR in busta paga?

Sono tanti i lavoratori che si domandano dove si trova il TFR in busta paga. Dalla lettura della busta paga si può scoprire quanto TFR si è maturato nel mese di riferimento e a quanto ammonta la cifra accantonata complessivamente. La dicitura da cercare è “Fondo TFR al 31/12”.

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*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito.

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