Le commissioni di performance: cosa sono e quanto impattano

Se hai già investito in fondi comuni, saprai di sicuro cosa sono le commissioni di performance. Ma se stai per farlo, è ben che tu legga attentamente lo studio che abbiamo condotto. Ti aiuterà a farti un’idea su quanto del tuo investimento viene assorbito dall’industria del risparmio al posto di finire nelle tue tasche, spesso senza alcun motivo.

Molti investitori non sono pienamente consapevoli dei costi a cui vanno incontro scelgono i fondi comuni. Ciò è anche dovuto al fatto che spesso le commissioni sono nascoste ad arte in strutture di remunerazione opache o in ingegnerie finanziarie fantasiose.

Le voci di costo che devi tenere in considerazione sono:

  1. Commissioni di sottoscrizione
  2. Spese correnti annue
  3. Commissioni di performance (quelle su cui si concentrerà la nostra analisi)

Cosa sono le commissioni di performance.

Le commissioni di performance sono commissioni prelevate dalle società di gestione in base ai risultati conseguiti dal fondo, quindi all’overperformance ottenuta rispetto al benchmark di riferimento. Queste ultime rappresentano uno dei costi maggiormente variabili, occulti e quindi potenzialmente più lesivi per i rendimenti dei risparmiatori.

Per ovviare al problema delle commissioni e della trasparenza (senza rinunciare ai rendimenti), in molti stanno optando per altre soluzioni  come gli ETF che non hanno costi di entrata, di uscita e di performance. I risultati del nostro studio spiegano alla perfezione la crescente popolarità di questi prodotti rispetto ai fondi comuni. Se vuoi scoprire cosa sono gli ETF, qui troverai molte utili informazioni.

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Sulla base delle analisi che abbiamo svolto risulta che, nonostante il tentativo dell’Unione Europea di armonizzare i mercati dei servizi finanziari, permangono aree di disomogeneità tra i diversi Stati. Questo è purtroppo particolarmente vero per quanto riguarda i costi applicati dagli OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio).

La differenza è spiegata dalla diversa legislazioni in vigore nei vari stati riguardo a queste commissioni. Per esempio la normativa italiana risulta più stringente rispetto a quella estera. Questo non vuol dire però che pagherai meno commissioni investendo in un fondo comune quotato su Borsa Italiana.

Molte società, per sfruttare la normativa più “accomodante”, tendono a domiciliare i fondi all’estero, principalmente in Lussemburgo e in Irlanda. Per capire l’importanza del fenomeno, basti pensare che già alla fine del 2013 dei 560 miliardi di Euro che costituivano il patrimonio investito in fondi comuni in Italia, ben 235 erano investiti in fondi comuni di società italiane ma domiciliati all’estero.

Il trucco dei fondi domiciliati all’estero.

Facciamo un esempio pratico e compariamo i costi di performance dell’Investitore A con quelli l’Investitore B, quindi i costi di chi ha scelto un fondo domiciliato in Italia con commissioni di performance annuali e quelli di chi ha optato per lo stesso fondo ma domiciliato all’estero, quindi con commissioni di performance trimestrali.

L’Investiore A ha investito con un orizzonte temporale di 2 anni, un ammontare pari a 100.000€ in un fondo domiciliato in Italia con commissioni di performance annuali pari al 20% dell’over-performance registrata rispetto ad un benchmark monetario come l’Euribor a 3 mesi (prossimo allo zero). Supponiamo inoltre che l’investimento abbia un rendimento negativo per il primo anno (2014) e positivo per il secondo (2015). Come si evince dal Grafico 1, per il 2014 le commissioni di incentivo sarebbero pari a 0€, in quanto la gestione non ha prodotto guadagni. Al contrario, a fronte di un incremento della quota, nel 2015 l’investitore pagherebbe una commissione di performance pari a 2000€ (che andrebbe a remunerare direttamente il fondo).

grafico

grafico 2

L’Investiore B con un fondo identico a quello dell’Investiore A, ma con la differenza che quest’ultimo è domiciliato all’estero quindi ha commissioni di performance trimestrali, si troverebbe a pagare una commissione di performance di 5000€! Questo perché nonostante il fondo abbia avuto un rendimento cumulato negativo nel primo anno (2014), l’investitore ha dovuto corrispondere comunque le commissioni di incentivo al fondo per le performance relative ai singoli trimestri (come si vede in rosso). Come se non bastasse, le commissioni dovute trimestralmente si accumulerebbero poi a quelle del 2015, arrivando ad un costo complessivo per commissioni di performance di ben 5000€.

Perché le commissioni di performance sono tanto care ai gestori.

Un altro interessante raffronto riguarda sicuramente quello tra le commissioni di performance e gli utili generati dalle Società in questione.

Abbiamo raccolto i dati di bilancio dei maggiori protagonisti del mercato italiano del risparmio gestito del 2015. Partendo dalle prime 10 aziende per masse gestite sui Fondi Aperti (secondo i dati Assogestioni), siamo andati a selezionare quelle italiane che si occupano sia di prodotto che di distribuzione, che sono quotate su Borsa italiana e che applicano commissioni di performance almeno su uno dei propri fondi.

Un primo interessante raffronto riguarda sicuramente quello tra le commissioni di performance e gli utili generati dalle Società in questione.

 

tabella

L’alternativa possibile

Questa e altre ulteriori analisi presenti all’interno del nostro studio sulle commissioni di performance, mettono in luce quanto le commissioni di performance, per come applicate e calcolate, possano dar luogo a comportamenti opportunistici a danno della clientela.

È importante infatti il possibile impatto del conflitto d’interesse che esiste sia per il collocatore (banca/promotore) che per il gestore. I primi saranno incentivati a consigliare fondi che prevedono commissioni di performance, mentre il gestore potrebbe invece essere incentivato a ricercare rendimenti più elevati a scapito di un’ottimale gestione del rischio, andando anche in questo caso a potenziale danno del cliente.

L’alternativa è dunque quella di non investire? Per fortuna esistono consulenti indipendenti che hanno strutture di costo trasparenti e non legate alla performance.

A nostro parere non è giustificabile sovraccaricarti di costi, in quanto pensiamo che la nostra remunerazione è già più che adeguata. Devi sempre ricordarti che le commissioni devono aggiungersi ai costi di gestione. Per questo abbiamo scelto di consigliare ai nostri clienti di investire i propri soldi attraverso gli ETF (che hanno costi di gestione inferiori fino a sei volte di quelli di un fondo attivo) e di offrire loro un servizio indipendente di consulenza. Le alternative, per fortuna, esistono.

 

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.