Immagina un fungo, con un lungo gambo e un largo cappello. Oppure, se sei un mondano e passeggiare per boschi non è il tuo passatempo preferito il fine settimana, immagina un tappo di prosecco. Ecco, se ammassassimo tutti gli italiani uno sopra l’altro, mettendo i più giovani alla base e via via i più anziani sopra, questo chiassoso cumulo avrebbe la forma di un tappo di prosecco.
Come si spiega? Per trovare la risposta dobbiamo tornare indietro ai magici anni ’60 quando le famiglie del nostro paese, ballando al ritmo incalzante del boom economico, mettevano al mondo un bambino dopo l’altro. Solo nel 1964 le nascite sfondarono il tetto del milione e per tutto il decennio non scesero sotto la soglia delle 900.000 baby-unità annue (nel 2016, l’anno con minor natalità del dopoguerra, i neonati sono stati 350.000).
Perché se sei ancora in età da lavoro dovresti essere preoccupato da questa distribuzione demografica a tappo di prosecco? Perché nei prossimi anni la generazione dei cosiddetti babyboomers busserà alle porte dell’Inps reclamando la meritata pensione.
A oggi il numero dei pensionati in Italia vale il 37% della popolazione attiva e, secondo l’Istat, questa quota raggiungerà il 65% nel 2040. Questo vuol dire che il carico previdenziale, per farla semplice il fabbisogno annuo dello stato per erogare le pensioni, raddoppierà in poco più di 20 anni. È lecito prevedere che la sostenibilità del sistema pensionistico sarà messa a dura prova.
Alcuni tra gli studi di settore più apocalittici individuano intorno all’inizio degli anni ’30 il punto di maggior criticità per la tenuta delle casse della previdenza nazionale. L’Inps, da parte sua, predica calma, ricordando che proprio in quel periodo si completerà il passaggio del sistema pensionistico verso il contributivo e che, quidni, non esistono rischi di sostenibilità. Le previsioni dell’istituto di previdenza presuppongono però una crescita media del Pil di circa l’1,5% l’anno. Ci metteresti una mano sul fuoco?
Quali sono le soluzioni? Un fattore che potrebbe mitigare l’ineluttabile processo demografico è quello dell’immigrazione. Coloro che arrivano in Italia per lavorare contribuiscono innanzitutto allo svecchiamento della popolazione. Senza la componente straniera i residenti in Italia sarebbero diminuiti negli ultimi 10 anni invece di aumentare, seppur lievemente.
I lavoratori stranieri contribuiscono attivamente alle casse della previdenza e spesso, quando vanno in pensione, tornano in patria senza reclamare quanto loro dovuto. La quota di pensioni non richieste giacente nelle casse dell’Inps è stimata in 16 miliardi. Si tratta di briciole se si considera la grandezza delle dinamiche di cassa di cui stiamo parlando, ma tutto fa brodo. È necessario sottolineare che, per quanto l’immigrazione potrebbe mitigare il processo demografico, difficilmente riuscirà ad invertirlo.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di nuovi interventi legislativi. Una domanda semplice: secondo te in che direzione andranno queste riforme? Vuoi un indizio? Secondo la Corte dei Conti la criticata legge Fornero contribuirà a ridurre la spesa per le pensioni per una media di 30 miliardi l’anno per i prossimi 15 anni.
Le prospettive dell’immigrazione sono dunque incerte e portano con loro una serie di complicazioni dal punto di vista sociale. Le prospettive di riforme politiche da par loro non sono affatto incoraggianti. La “demografia” è invece “destino” come sosteneva il sociologo francese Auguste Comte. Quindi, nel dubbio, comincia se puoi a pianificare un’alternativa privata per il tuo futuro finanziario. Con una prospettiva di lungo periodo ci sono opportunità interessanti anche con rischi contenuti, considerando comunque che è sempre meglio indirizzarsi su prodotti chiari e facilmente gestibili (si guardino ad esempio le nostre analisi sui PIR e sui loro rischi). Tanto il tappo, in un modo o nell’altro, salta.