I fondi comuni di investimento sono degli strumenti finanziari molto diffusi, utilizzati sia da investitori privati che istituzionali per la gestione della liquidità. Per dare una misura della loro diffusione basta guardare le ultime stime di Assogestioni, secondo le quali, solo in Italia, vengono gestiti circa 899.701 milioni di euro.
I Fondi Comuni rappresentano quindi una buona fetta del risparmio degli italiani, ma nonostante la loro diffusione molti non ne conoscono il funzionamento, i pro e i contro.
Cosa è un Fondo Comune?
Gli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR), meglio conosciuti come fondi comuni, sono in parole semplici un fondo che raccoglie gli investimenti di vari risparmiatori e li gestisce in maniera collettiva in modo da rendere accessibile a tutti un portafoglio diversificato.
Un fondo infatti, a seconda della sua complessità, tende a investire i patrimoni in diverse azioni, obbligazioni o strumenti più complessi che, se acquistati da una singola persona, richiederebbero grossi capitali.
Ogni fondo, in base alla percentuale di azioni possedute rispetto al totale, può essere categorizzato in quattro macro-categorie:
- Fondi Obbligazionari – non investono in azioni
- Fondi Bilanciati – investono tra il 10% e il 90% del capitale in azioni
- Fondi Azionari – investono almeno il 70% del capitale in azioni
- Fondi Flessibili – non hanno vincoli e variano l’allocazione azionaria nel tempo
I fondi comuni vengono gestiti dalle società di gestione del risparmio (SGR), con un capitale e una forma giuridica separate da quelle del fondo in modo da garantirne il capitale in caso di fallimento della società di gestione. Con un capitale sociale superiore al milione di euro le SGR hanno l’obbligo di ridurre il conflitto di interesse tra il fondo e gli investitori operando con diligenza, trasparenza e correttezza.
Oltre ad avere accesso ad un portafoglio diversificato con anche solo una quota del fondo, il vantaggio di investire in un fondo è che la gestione dei risparmi viene appunto delegata alla SGR, la quale si occupa di definire l’allocazione strategia del patrimonio fra diverse tipologie di titoli, aree geografiche o settori merceologici e ribilanciare tatticamente l’allocazione in base alle esigenze di mercato.
Sono quindi le SGR ad occuparsi della promozione, istituzione e gestione del fondo e sono sempre loro a definirne le commissioni di gestione, ovvero i costi che una persona paga per mantenere i suoi risparmi investiti nel fondo. I costi di gestione variano da fondo a fondo e solitamente sono dettati dallo “stile” con cui il fondo viene gestito, ovvero dalla tipologia che può essere attiva o passiva.
Fondi attivi e fondi passivi.
La differenza principale tra un fondo attivo e uno passivo è la strategia con cui viene di fatto gestito il fondo.
Nei fondi attivi viene solitamente messo a capo un gestore il cui compito è quello di effettuare le scelte di investimento per il fondo, con l’obiettivo ultimo di battere il mercato di riferimento del fondo.
I fondi passivi, a differenza di quelli attivi, non hanno un gestore, ma si limitano a replicare la performance di un indice di mercato. Solitamente questo si traduce in minori costi di gestione, dato che la società di gestione non deve stipendiare un gestore. Tra i fondi passivi rientrano gli ETF, una particolare tipologia di fondi passivi scambiati attraverso i mercati regolamentati. Ciò permette agli investitori di comprare e vendere quote molto più facilmente e maggiore trasparenza nelle negoziazione.
Perché MoneyFarm consiglia i fondi passivi.
MoneyFarm consiglia solamente l’utilizzo di fondi passivi all’interno del portafoglio per il semplice motivo che i costi di gestione sono ridotti. Questo si traduce in una migliore efficienza dell’investimento nel tempo e un maggiore rendimento a parità di condizioni. È poi stato più volte dimostrato come un gestore di un fondo attivo non riesce a battere il mercato in maniera consistente nel tempo.
Una strategia passiva basata sulla scelta dei giusti fondi passivi (ETF) si rivela quindi non solo migliore dal punto di vista commissionale ma anche più redditizia nel lungo termine.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.