Tassazione stipendio in Italia: come funziona? La guida completa per il 2025

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Saper leggere la busta paga è molto importante per il lavoratore, perché può acquisire una maggiore consapevolezza sulla retribuzione percepita e sulle tasse legate all’attività da lavoro. La tassazione dello stipendio in Italia presenta diverse voci, che vanno dall’IRPEF ai contributi INPS, a cui si possono aggiungere anche le addizionali regionali e comunali IRPEF.

Alcune imposte sono a carico del lavoratore, ma vengono pagate dal datore di lavoro che funge da sostituto d’imposta, ossia paga le tasse al suo posto trattenendole direttamente dallo stipendio. Altre imposte, invece, sono a carico del datore di lavoro, quindi non vengono pagate dal lavoratore in modo diretto o indiretto ma dall’azienda che lo ha assunto.

È possibile pagare meno tasse sullo stipendio? Per ottenere questo risultato è possibile ricorrere a una serie di strumenti come detrazioni fiscali, bonus IRPEF, buoni pasto e rimborsi forfettari. Cerchiamo però di comprendere innanzitutto come si legge la busta paga e come si fa il calcolo della tassazione sullo stipendio in Italia nel 2025.

Da cosa dipende la tassazione sullo stipendio? Da molti fattori: ad esempio l’aliquota IRPEF dipende dallo scaglione di appartenenza, mentre le addizionali dipendono dai comuni e regioni di appartenenza.
Si pagano sempre le addizionali IRPEF? Sono solo eventuali e cambiano da una Regione all’altra
Quali tasse paga il datore di lavoro per un dipendente? Contributi INPS e premi INAIL in caso di infortunio
Come dare valore allo stipendio? Con meno tasse o con un piano di accumulo

Quanto è tassato lo stipendio in Italia?

Per imparare a leggere la busta paga dobbiamo familiarizzare con alcune voci che fanno riferimento alle tasse sui redditi da lavoro. Mentre alcune imposte si pagano con cadenza mensile, altre vanno pagate una volta l’anno attraverso la compilazione della dichiarazione dei redditi.

La tassazione sullo stipendio lordo comprende i contributi INPS, l’imposta IRPEF netta e le addizionali IRPEF comunali e regionali, che sono soltanto eventuali. Per la maggior parte dei lavoratori i contributi INPS si calcolano moltiplicando l’imponibile per 9,19% o 9,49%, mentre un contributo maggiore e variabile rimane a carico del datore di lavoro.

Ecco un esempio sul pagamento dei contributi INPS per gli operai impiegati nel settore dell’industria:

Fino a 15 dipendenti

9,19% a carico del lavoratore

30,68% a carico dell’impresa

Da 16 a 50 dipendenti

9,49% a carico del lavoratore

31,28% a carico dell’impresa

Oltre 50 dipendenti

9,49% a carico del lavoratore

31,58% a carico dell’impresa

Per calcolare l’imposta IRPEF, invece, bisogna conoscere l’aliquota corrispondente alla fascia di reddito. Il D.Lgs. n. 216/2023, infatti, ha semplificato il sistema IRPEF introducendo la riduzione delle aliquote (sono diventate tre: 23%, 35% e 43% in base al reddito).

A questi calcoli si deve aggiungere anche quello per la tassazione del TFR, che è diversa a seconda delle scelte del lavoratore. Il TFR lasciato in azienda è soggetto ad una tassazione dal 23% al 43%, mentre quando il TFR è conferito in un fondo pensione la tassazione massima è del 15%.

Tassazione TFR lasciato in azienda


Fino a 15.000 euro

Aliquota del 23%

Da 15.000 a 28.000 euro

Aliquota del 27%

Da 28.000 a 55.000 euro

Aliquota del 38%

Da 55.000 euro 75.000 euro

Aliquota del 41%

Oltre 75.000 euro

Aliquota del 43%



Tassazione TFR conferito in un fondo pensione


Aliquota progressiva dal 15% al 9%

Varia in base al numero di anni di permanenza nel fondo

Tassazione sui rendimenti

12,5% per i titoli di Stato e dal 20% al 26% per altri rendimenti

L’applicazione dell’IRPEF

L’IRPEF rappresenta l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che si calcola in base al reddito da lavoro o da capitale. In particolare, al crescere del reddito sale anche la tassazione applicata se il lavoratore passa da uno scaglione IRPEF al successivo. Per il 2025 è stata confermata la struttura a 3 scaglioni, che è stata quindi portata a regime.

Le aliquote e gli scaglioni IRPEF

Scaglioni e aliquote IRPEF sono suddivisi in base al reddito del lavoratore e sono organizzati come segue:

  • Con un reddito imponibile fino a 28.000 euro viene applicata un’aliquota del 23%.
  • Per redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro all’anno si applica un’aliquota del 35%.
  • Per redditi oltre 50.000 euro all’anno si applica un’aliquota del 43%.

La legge di Bilancio 2025, come sappiamo, ha anche confermato il bonus IRPEF, di cui parleremo meglio nei prossimi paragrafi, per chi percepisce un reddito inferiore a 28.000 euro. Per quanto riguarda le detrazioni per i redditi da lavoro dipendente, il limite è stato portato a 1.955 euro per redditi fino a 15.000 euro fino ad azzerarsi per i redditi oltre 50.000 euro.

Proviamo quindi a fare una simulazione prendendo in considerazione uno stipendio lordo annuo di 35.000 euro: ipotizzando che il reddito da lavoro sia l’unico percepito dal contribuente, l’aliquota IRPEF da applicare sarebbe del 23% fino a 28.000 euro e del 35% sul restante, a cui deve aggiungersi l’eventuale aliquota IRPEF regionale e comunale.

Reddito lordo annuo

35.000 euro

Trattenuta contributi INPS

3.216,50 euro

Trattenuta complessiva IRPEF

5.182,70 euro

Reddito netto annuo

26.600,80 euro

Le eventuali addizionali regionali e comunali IRPEF

Le addizionali regionali e comunali IRPEF sono imposte aggiuntive calcolate sull’imponibile, applicate dai governi locali per finanziare i servizi pubblici regionali e comunali.

Per comprendere meglio come queste imposte influenzano i redditi da lavoro nel 2025 è importante analizzare sia le addizionali regionali che quelle comunali, oltre alle modalità di pagamento.

  • Addizionale Regionale IRPEF: le addizionali regionali variano da regione a regione, offrendo una certa flessibilità alle autorità locali nella determinazione delle aliquote. Ad esempio, nel Lazio, grazie ad un accordo stipulato tra Cgil e la Regione, sui redditi tra 15.000 e 28.000 euro l’addizionale è dell’1,73% anziché del 3,33%.
  • Addizionale Comunale IRPEF: anche le addizionali comunali, che si possono facilmente recuperare alla pagina dedicata del sito del MEF, mostrano una notevole variabilità a seconda del comune di residenza. Nelle città metropolitane, ad esempio, su un reddito di 20.000 euro si paga un’addizionale comunale IRPEF che può andare da 263 euro a Milano fino a 607 euro a Napoli, mentre su un reddito di 40.000 euro si va da un minimo di 916 euro a Milano fino a un massimo di 1.452 euro a Roma (dati elaborati da UIL).

Queste addizionali vengono trattenute dallo stipendio del lavoratore in rate mensili, solitamente per un massimo di 9 rate da marzo a novembre per l’acconto sull’anno in corso, e 11 rate per il saldo dell’anno precedente.

Le addizionali regionali e comunali sono solitamente trattenute direttamente dal datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta. In caso di assenza di trattenuta diretta, invece, i contribuenti devono calcolare e versare queste imposte tramite la dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Redditi Persone Fisiche). Il sistema assicura che le imposte vengano pagate in modo regolare e tempestivo, riducendo il rischio di sanzioni o interessi​.

Quanto paga di imposte il datore di lavoro per un dipendente?

La tassazione dello stipendio non è integralmente a carico del lavoratore, in quanto alcune voci di spesa restano di competenza del datore di lavoro. Ogni mese e per ogni dipendente, infatti, il datore di lavoro deve pagare i contributi INPS pari al 33-35% dell’imponibile, oltre ai premi INAIL previsti in caso di infortunio del lavoratore.

Il datore di lavoro opera anche come sostituto d’imposta, infatti deve anticipare mensilmente delle spese che poi potrà recuperare in un secondo momento. Si tratta in particolare delle voci relative agli assegni familiari, malattia e maternità INPS, i rimborsi fiscali, il bonus IRPEF (ex bonus Renzi) e i contributi INPS a carico dei dipendenti.

Calcolo tassazione stipendio partendo dal lordo: come fare?

Per calcolare la tassazione a partire dallo stipendio lordo bisogna analizzare per bene la busta paga e cercare alcune voci. Il reddito imponibile e tutte le trattenute (ad esempio gli assegni familiari, i contributi INPS a carico del lavoratore, le trattenute IRPEF, il bonus IRPEF e le detrazioni comunali e regionali) servono per calcolare lo stipendio netto, che si può ricavare anche dal numero di ore lavorate mensili e dalla tariffa oraria applicata dal CCNL di categoria.

Sottraendo lo stipendio netto dal lordo si ottiene la tassazione sullo stipendio, in cui si deve distinguere la parte di imposte a carico del datore di lavoro dalla parte che resta invece a carico del dipendente.

Ecco un esempio semplificativo per capire meglio:

Stipendio lordo

Stipendio netto

Tassazione stipendio

28.000 euro

22.789 euro

5211 euro

È possibile abbassare le tasse in busta paga? Qualche consiglio

Pagare meno tasse sullo stipendio è il desiderio di ogni lavoratore, ma la buona notizia è che si tratta di un desiderio realizzabile e lecito attraverso alcuni semplici accorgimenti. Ecco come fare.

Detrazioni per i lavoratori dipendenti e detrazioni fiscali

Sebbene l’imponibile per il calcolo dell’IRPEF resti sempre lo stesso, il lavoratore può ricorrere alle detrazioni da lavoro dipendente e di alcuni redditi assimilati, ma anche alle detrazioni fiscali per alcune spese sostenute l’anno precedente, come le spese sanitarie, gli interessi per prestiti o mutui e le spese per l’istruzione.

Grazie alle detrazioni, infatti, il lavoratore può accedere a diversi sconti sulle tasse e in alcuni casi ricevere un credito aggiuntivo direttamente in busta paga. È importante che le spese detraibili siano pagate con sistemi di pagamento tracciabili, così che il lavoratore possa documentare l’avvenuto pagamento.

Detrazioni da lavoro dipendente 2025


Fino a 15.000 euro

1.955 euro

Da 15.000 fino a 28.000 euro

1.910 + 1.190 euro

Da 28.000 euro fino a 50.000 euro

1.910 euro

Oltre 50.000 euro

0

Trattamento integrativo 2025 (Ex bonus Renzi)

L’ex bonus Renzi è diventato oggi il trattamento integrativo, infatti si può trovare in busta paga sotto questa voce, e può raggiungere un importo massimo di 1.200 euro all’anno. Spetta a diverse categorie di lavoratori, dai dipendenti ai disoccupati che percepiscono la Naspi, passando per i collaboratori con contratto a progetto.

L’importo del trattamento integrativo varia in base al reddito, secondo due criteri:

  • Redditi fino a 15.000 euro – si riceve l’importo massimo di 1.200 euro a patto che l’imposta lorda sia più alta delle detrazioni che spettano al lavoratore, diminuite di 75 euro;
  • Redditi fino a 28.000 euro – si può ricevere il bonus in forma parziale, dato dalla differenza tra le detrazioni fiscali a cui si ha diritto e l’IRPEF a carico del lavoratore;
  • Redditi oltre 28.000: non si riceve nessun trattamento integrativo.

 

Fringe Benefit

Rientrano nella categoria dei fringe benefit tutti i compensi in natura come i buoni pasto che sono esenti sia dall’IRPEF che dai contributi INPS. Per evitare la tassazione è importante che questi compensi non superino l’importo di 4 euro al giorno per i buoni cartacei o 8 euro per i buoni pasto telematici.

Nello specifico, l’ultima Legge di Bilancio ha confermato per il 2025 alcune soglie introdotte nel 2024:

  • esenzione fiscale sui fringe benefit fino a 1.000 euro per tutti i dipendenti;
  • esenzione fiscale aumentata fino a 2.000 euro con figli a carico (per ottenere questo beneficio bisogna comunicare al datore di lavoro il codice fiscale dei figli a carico, in cui rientrano i figli fino a 24 anni d’età con un reddito annuale fino a 2.840,51 euro);
  • esenzione fino a 5.000 euro per i neoassunti (ma solo ai fini fiscali).

Tassazione stipendio in Italia: riflessioni finali

La tassazione sullo stipendio è una voce di costo inevitabile per il lavoratore, anche se abbiamo visto degli accorgimenti validi e leciti per pagare meno tasse. Tuttavia, ridurre la tassazione non è l’unico modo per dare valore allo stipendio, infatti esistono delle strategie di investimento molto apprezzate da chi vuole risparmiare e investire con gradualità ed efficienza.

Ad esempio, investire in un piano di accumulo permette al lavoratore di risparmiare poco alla volta e investire i risparmi in modo graduale e costante. In questo modo è possibile costruire un futuro finanziario più solido, sfruttando meccanismi come l’interesse composto per massimizzare i rendimenti nel tempo anche senza investire grosse somme.

Grazie ai PAC Moneyfarm, infatti, il risparmiatore può utilizzare il tempo come leva e far crescere il capitale per generare un rendimento, costruendo un capitale nel lungo termine con investimenti regolari, senza costi aggiuntivi e in totale flessibilità. D’altronde non è mai troppo tardi per dare valore al proprio stipendio, basta fare il primo passo e iniziare subito affidandosi al team di Consulenza Moneyfarm.

Domande frequenti

In cosa consiste la tassazione sullo stipendio in Italia?

Le imposte che si pagano sullo stipendio includono i contributi INPS, l’IRPEF e le eventuali addizionali comunali e regionali. Alcune imposte sono a carico del lavoratore e vengono pagate tramite trattenute in busta paga, mentre altre imposte sono a carico del datore di lavoro.

Come si calcola l’IRPEF sullo stipendio?

La tassazione IRPEF per il 2025 si paga in base a tre diversi scaglioni di reddito, che corrispondono ad un’aliquota che può essere del 23%, 35% e 43%. Chi invece percepisce un reddito inferiore a 8.500 euro annui non è tenuto a pagare l’IRPEF.

Come pagare meno tasse in modo lecito?

Per ridurre la tassazione sullo stipendio è possibile ricorrere alle detrazioni per i lavoratori dipendenti e assimilati, alle detrazioni fiscali, al bonus IRPEF (ex bonus Renzi, che oggi si chiama trattamento integrativo) e ai fringe benefit.

Quanto si paga di tasse in Italia nel 2025?

In Italia nel 2025 non si pagano tasse fino a un reddito annuo di 8.500 euro, dopodiché fino a 28.000 euro si applica un’aliquota IRPEF del 23%, per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro il 35% e per i redditi oltre 50.000 euro il 43%.

Cosa cambia in busta paga nel 2025 in Italia?

Nel 2025 in Italia sono state introdotte alcune novità e conferme sulla busta paga, ad esempio è stata resa strutturale la semplificazione del sistema IRPEF con la riduzione a 3 aliquote (23%, 35% e 43%) e c’è stata la diminuzione del cuneo fiscale tramite indennità e detrazioni aggiuntive per le fasce di reddito medie.

Quanto pago di tasse con 40.000 euro?

Con un reddito lordo annuo di 40.000 euro bisogna considerare una trattenuta per i contributi INPS pari a 3.676 euro (9,19% a carico del lavoratore) e una trattenuta per l’IRPEF di 7.706,57 euro, ottenendo quindi un netto di 28.617,43 euro annui o 2.384 euro per 12 mensilità.

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