Tassazione stipendio in Italia: come funziona? La guida completa per il 2024

Saper leggere la busta una paga è molto importante per il lavoratore, perché contribuisce ad acquisire una maggiore consapevolezza della retribuzione percepita e delle tasse legate all’attività da lavoro. La tassazione dello stipendio in Italia presenta diverse voci, che vanno dall’IRPEF ai contributi INPS, a cui si possono aggiungere anche le addizionali regionali e comunali IRPEF, che sono solo eventuali.

Alcune imposte sono a carico del lavoratore, ma vengono pagate dal datore di lavoro come sostituto d’imposta. Altre imposte restano invece a carico del datore di lavoro. È possibile pagare meno tasse sullo stipendio? Per ottenere questo risultato possiamo ricorrere a detrazioni fiscali, bonus IRPEF, buoni pasto e rimborsi forfettari. Cerchiamo prima di comprendere come si legge la busta paga e come si fa il calcolo della tassazione sullo stipendio.

Da cosa dipende la tassazione sullo stipendio? Da cosa dipende la tassazione sullo stipendio?
Si pagano sempre le addizionali IRPEF? Sono solo eventuali e cambiano da una Regione all’altra
Quali tasse paga il datore di lavoro per un dipendente? Contributi INPS e premi INAIL in caso di infortunio
Come dare valore allo stipendio? Con meno tasse o con un piano di accumulo

Quanto è tassato lo stipendio in Italia?

Per imparare a leggere la busta paga dobbiamo familiarizzare con alcune voci che fanno riferimento alle tasse sui redditi da lavoro. Mentre alcune imposte si pagano con cadenza mensile, altre vanno pagate una volta l’anno, con la compilazione della dichiarazione dei redditi.

La tassazione sullo stipendio lordo comprende i contributi INPS, l’imposta IRPEF netta e le addizionali IRPEF comunali e regionali, che sono soltanto eventuali. I contributi INPS si calcolano moltiplicando l’imponibile per 9,19%, mentre per calcolare l’imposta IRPEF bisogna conoscere l’aliquota corrispondente alla fascia di reddito.

A questi calcoli si deve aggiungere anche quello per la tassazione del TFR, che è diversa a seconda delle scelte del lavoratore. Il TFR lasciato in azienda è soggetto ad una tassazione del 17%, ma in caso di azienda con più di 50 dipendenti, la tassazione può anche superare il 23% perché è previsto il conferimento al Fondo di Tesoreria dell’INPS. Quando il TFR è conferito in un fondo pensionistico, la tassazione massima è invece del 15%.

L’applicazione dell’IRPEF

L’IRPEF rappresenta l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che si calcola in base al reddito da lavoro o da capitale. Al crescere del reddito, sale anche la tassazione applicata se il lavoratore passa da uno scaglione IRPEF al successivo. Anche per il 2023 sono stati confermati gli stessi scaglioni IRPEF dell’anno precedente, che sono in tutto quattro.

Le aliquote e gli scaglioni IRPEF

Scaglioni e aliquote IRPEF sono suddivisi in base al reddito del lavoratore e sono organizzati come segue:

  • Con un reddito imponibile di 15.000€ l’anno, l’aliquota è del 23%;
  • Se il reddito imponibile è compreso tra 15.001€ e 28.000€, si applica l’aliquota del 25%;
  • Quando il reddito è compreso tra 28.001€ e 50.000€, l’aliquota è del 35%;
  • Con un reddito imponibile che supera 50.000€, l’aliquota è pari al 43%.

Chi percepisce un reddito che non supera 8.714€ l’anno, non è tenuto a pagare l’IRPEF.

Se prendiamo in considerazione lo stipendio medio in Italia, pari a 29.500€ l’anno, ipotizzando che il reddito da lavoro sia l’unico percepito dal contribuente, l’aliquota IRPEF da applicare sarebbe del 35%, a cui deve aggiungersi l’eventuale aliquota IRPEF regionale e comunale.

Le eventuali addizionali regionali e comunali IRPEF

Le addizionali regionali e comunali IRPEF sono imposte aggiuntive calcolate sull’imponibile, applicate dai governi locali per finanziare i servizi pubblici regionali e comunali. Per comprendere meglio come queste imposte influenzano i contribuenti nel 2024, è importante analizzare sia le addizionali regionali che quelle comunali, oltre alle modalità di pagamento.

Addizionale Regionale IRPEF: le addizionali regionali variano da regione a regione, offrendo una certa flessibilità alle autorità locali nella determinazione delle aliquote. Generalmente, l’aliquota minima regionale è pari allo 0,9%, ma può essere aumentata fino a un massimo del 3,33%. Ad esempio, nel Lazio, l’aliquota massima per il 2024 è stata fissata al 3,33% per i redditi superiori a 75.000 euro, mentre in regioni come Calabria e Campania, l’aliquota rimane al 2,03% per tutti i redditi​.

Addizionale Comunale IRPEF: anche le addizionali comunali mostrano una notevole variabilità a seconda del comune di residenza. L’aliquota standard è dello 0,8%, ma alcuni comuni possono applicare aliquote più alte. Queste addizionali vengono trattenute dallo stipendio del lavoratore in rate mensili, solitamente per un massimo di 9 rate da marzo a novembre per l’acconto sull’anno in corso, e 11 rate per il saldo dell’anno precedente.

Le addizionali regionali e comunali sono solitamente trattenute direttamente dallo stipendio del lavoratore dipendente dal datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta. In caso di assenza di trattenuta diretta, i contribuenti devono calcolare e versare queste imposte tramite la dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Redditi Persone Fisiche). Il sistema assicura che le imposte vengano pagate in modo regolare e tempestivo, riducendo il rischio di sanzioni o interessi​.

Quanto paga di imposte il datore di lavoro per un dipendente?

La tassazione dello stipendio non è integralmente a carico del lavoratore, infatti alcune voci di spesa restano di competenza del datore di lavoro. Ogni mese e per ogni dipendente, il datore di lavoro deve pagare i contributi INPS pari al 33-35% dell’imponibile, oltre ai premi INAIL, previsti in caso di infortunio del lavoratore.

Il datore di lavoro opera anche come sostituto d’imposta, infatti deve anticipare mensilmente delle spese, che poi potrà recuperare in un secondo momento. Si tratta delle voci relative agli assegni familiari, malattia e maternità INPS, i rimborsi fiscali, il bonus IRPEF (ex bonus Renzi) e i contributi INPS a carico dei dipendenti.

Calcolo tassazione stipendio partendo dal lordo: come fare?

Per calcolare la tassazione a partire dallo stipendio lordo, bisogna analizzare per bene la busta paga e cercare alcune voci. Il reddito imponibile e tutte le trattenute (ad esempio gli assegni familiari, i contributi INPS a carico del lavoratore, le trattenute IRPEF, il bonus IRPEF e le detrazioni comunali e regionali) servono per calcolare lo stipendio netto, che si può ricavare anche dal numero di ore lavorate mensili e dalla tariffa oraria applicata dal CCNL di categoria.

Sottraendo lo stipendio netto dal lordo si ottiene la tassazione sullo stipendio, in cui si deve distinguere la parte di imposte a carico del datore di lavoro dalla parte che resta invece a carico del dipendente.

È possibile abbassare le tasse in busta paga? Qualche consiglio

Pagare meno tasse è il desiderio di ogni lavoratore, ma la buona notizia è che si tratta di un desiderio realizzabile e lecito attraverso alcuni semplici accorgimenti. Ecco come fare.

Detrazioni per i lavoratori dipendenti e detrazioni fiscali

Sebbene l’imponibile per il calcolo dell’IRPEF resti sempre lo stesso, il lavoratore può ricorrere alle detrazioni da lavoro dipendente e di alcuni redditi assimilati, ma anche alle detrazioni fiscali per alcune spese sostenute l’anno precedente, come le spese sanitarie, gli interessi per prestiti o mutui, le spese di istruzione ecc.

Grazie alle detrazioni, il lavoratore può accedere a diversi sconti sulle tasse e in alcuni casi ricevere un credito aggiuntivo direttamente in busta paga. È importante che le spese detraibili siano pagate con sistemi di pagamento tracciabili, così che il lavoratore possa documentare l’avvenuto pagamento.

Bonus IRPEF 2023

L’ex bonus Renzi è oggi diventato il bonus IRPEF, un contributo a sostegno dei lavoratori che pagano questa imposta. Il bonus IRPEF ammonta a 100€ al mese e spetta a chi ha un reddito complessivo fino a 15.000€. Ci ha un reddito tra 15.001€ e 28.000€ riceve il contributo solo quando l’IRPEF lorda sia inferiore alla somma delle detrazioni.

Fringe Benefit

Rientrano nella categoria dei fringe benefit tutti i compensi in natura come i buoni pasto, che sono esenti sia dall’IRPEF che dai contributi INPS. Per evitare la tassazione, è importante che questi compensi non superino l’importo di 5,29€ al giorno per i buoni cartacei o 7€ per i buoni pasto telematici.

Conclusioni

La tassazione sullo stipendio è una voce di costo inevitabile per il lavoratore, anche se abbiamo visto degli accorgimenti validi e leciti per pagare meno tasse. Ridurre la tassazione non è l’unico modo per dare valore allo stipendio, infatti esistono delle strategie di investimento molto apprezzate da chi vuole risparmiare e investire con gradualità ed efficienza.

Investire in un piano di accumulo permette al lavoratore di risparmiare poco alla volta e investire i risparmi in modo graduale e costante. Grazie ai PAC Moneyfarm, il risparmiatore può utilizzare il tempo come leva e far crescere il capitale per generare un rendimento. Non è mai troppo tardi per dare valore al tuo stipendio, inizia oggi stesso con Moneyfarm.

Domande frequenti

In cosa consiste la tassazione sullo stipendio in Italia?

Le imposte che si pagano sullo stipendio includono i contributi INPS, l’IRPEF e le eventuali addizionali comunali e regionali. Alcune imposte sono a carico del lavoratore e vengono pagate tramite trattenute in busta paga, mentre altre imposte sono a carico del datore di lavoro.

Come si calcola l’IRPEF sullo stipendio?

La tassazione IRPEF si paga in base a quattro diversi scaglioni di reddito, che corrispondono ad un’aliquota che può essere del 23%, 25%, 35% e 43%. Chi invece percepisce un reddito inferiore a 8.714€ l’anno, non è tenuto a pagare l’IRPEF.

Come pagare meno tasse in modo lecito?

Per ridurre la tassazione sullo stipendio è possibile ricorrere alle detrazioni per i lavoratori dipendenti e assimilati, alle detrazioni fiscali, al bonus IRPEF (ex bonus Renzi) e ai fringe benefit.

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