Quanto si prende di pensione con 20 anni di contributi? Tutto quello che c’è da sapere

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Molti contribuenti si chiedono se 20 anni di contributi siano sufficienti per ottenere la pensione. La risposta è: non sempre.

La normativa previdenziale è in continua evoluzione e cambia in base al periodo in cui sono stati versati i contributi. Nel 2025 restano centrali alcuni punti chiave:

  • La soglia minima dell’assegno pari a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 808 € lordi mensili).
  • La possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni con almeno 5 anni effettivi di contributi.
  • La conferma della misura Quota 103 (62 anni + 41 anni di contributi).

Come sottolineano esperti Moneyfarm come Andrea Rocchetti e Andrea Carbone, l’importo finale della pensione dipende non solo dal numero di anni lavorati, ma anche dal sistema di calcolo (retributivo, contributivo o misto), dalla continuità della carriera e dalle scelte di investimento fatte in anticipo. Pianificare per tempo significa quindi proteggere il proprio futuro finanziario.

Ma a quanto ammonta la pensione con 20 anni di contributi? Questo dipende da tanti fattori, come ad esempio l’applicazione del sistema pensionistico retributivo, contributivo o misto, la retribuzione percepita durante gli ultimi anni di lavoro e l’ammontare della contribuzione. Attraverso degli esempi pratici, cercheremo comunque di fare chiarezza e capire l’importo dell’assegno pensionistico che si andrà a percepire.

Requisiti per la pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi 67 anni di età, almeno 20 anni di contributi, sistema retributivo o misto
È possibile la pensione anticipata con 20 anni di contributi? Sì: in caso di invalidità ≥ 80% oppure con la pensione anticipata contributiva a 64 anni
Come costruirsi una pensione integrativa? Con un fondo pensione o un Piano di Accumulo (PAC)
Alternative per andare in pensione in anticipo Quota 103, APE Sociale, Opzione Donna, strumenti aziendali come Isopensione e Contratto di espansione

Pensione di vecchiaia: quando è possibile presentare la richiesta all’INPS?

La legislazione in materia previdenziale viene aggiornata in modo costante e si adegua con alcuni automatismi rispetto all’aspettativa di vita, che fortunatamente tende a crescere nel tempo. Quali requisiti minimi bisogna avere per ottenere la pensione di vecchiaia? Vediamoli tutti in dettaglio:

  • Avere almeno 67 anni di età (requisito confermato fino al 2026, salvo nuovi adeguamenti).
  • Aver maturato almeno 20 anni di contributi: requisito valido per chi ha iniziato a versare prima del 1° gennaio 1996, oppure entro il 1° gennaio 2011 se al 31 dicembre 1995 aveva già 18 anni di contributi.
  • Il sistema pensionistico applicato deve essere retributivo o misto.
  • L’importo dell’assegno pensionistico deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale, che nel 2025 è pari a 538,69 € al mese. Questo significa che la pensione deve raggiungere almeno 808 € lordi mensili (valore aggiornato annualmente in base all’inflazione).

Quando il contribuente non raggiunge questa soglia minima, 67 anni non sono più sufficienti per il diritto alla pensione. In questo caso occorre attendere i 71 anni di età, ma con un’importante precisazione: la pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni è accessibile con almeno 5 anni di contributi effettivi (non figurativi).

Aliquota con 20 anni di contributi

Per calcolare l’ammontare della pensione dopo 20 anni di contributi, bisogna conoscere l’aliquota applicata, che nel caso del sistema retributivo è pari al 2%. Questo significa che la pensione riconosciuta sarà pari al 40% della retribuzione media degli ultimi anni. Con una media retributiva di 40.000 euro l’anno, la pensione lorda sarà pari a circa 16.000 euro l’anno.

La situazione cambia se il sistema pensionistico è contributivo, perché non si parla di aliquota, ma di un coefficiente di trasformazione che è pari al 5,575% per chi ha versato 20 anni di contributi. Questo coefficiente si applica al montante contributivo, ossia alla totalità dei contributi versati. Con una retribuzione media annua di 40.000 euro, il totale dei contributi versati sarà di 264.000 euro e la pensione lorda sarà quindi di 14.718 euro (cioè il 5,575% di 264.000 euro).

In caso di sistema contributivo misto, il calcolo della pensione è più complesso perché si devono conteggiare gli anni di maturati nei due sistemi previdenziali, retributivo e contributivo. Ipotizzando che si tratti di 10 anni nel sistema retributivo e 10 nel sistema contributivo, la quota del sistema retributivo sarà pari al 20% della retribuzione media annua, mentre per il sistema contributivo si dovrà calcolare il montante contributivo e applicare il coefficiente di trasformazione.

Sistema

Chi riguarda

Periodo di riferimento

Metodo di calcolo

Retributivo

Chi ha maturato anzianità fino al 31/12/1995

Retribuzione media ultimi anni di carriera

2% della retribuzione media per ogni anno di contributi

Contributivo

Chi ha iniziato a contribuire dal 1/1/1996

Tutta la vita lavorativa

Montante contributivo × coefficiente di trasformazione (in base all’età)

Misto

Chi ha contributi sia pre che post 1996

Due quote (retributiva + contributiva)

Somma delle due: quota retributiva + quota contributiva


Esempio pratico con 20 anni di contributi:

  • Retributivo: con una retribuzione media di 40.000 € lordi annui, la pensione corrisponde al 40%, quindi circa 16.000 € lordi annui.
  • Contributivo: con una retribuzione media di 30.000 € lordi annui (contributi annui 9.900 €, montante totale ~198.000 € in 20 anni), se ci si pensiona a 67 anni con coefficiente 6,084%, l’assegno annuo è di circa 12.050 € lordi (circa 925 € al mese).
  • Misto: ipotizzando 10 anni retributivi e 10 contributivi, la pensione annua risulterebbe intermedia, ad esempio circa 14.000 € lordi.

Coefficienti di trasformazione 2025–2026

Età di pensionamento

Coefficiente 2025–2026*

64 anni

4,882%

65 anni

5,044%

66 anni

5,163%

67 anni

5,163%

68 anni

5,385%

69 anni

5,567%

70 anni

6,012%

71 anni

6,826%

*I coefficienti vengono aggiornati ogni due anni in base alle aspettative di vita. Per il biennio 2025–2026 risultano leggermente inferiori rispetto al biennio precedente, riflettendo l’aumento della longevità.

Pensione anticipata con 20 anni di contributi

Nonostante l’età pensionabile tenda progressivamente ad aumentare, esistono ancora alcune possibilità di uscita anticipata per chi ha almeno 20 anni di contributi.

  • Invalidità pari ad almeno l’80%: i lavoratori dipendenti del settore privato possono accedere alla pensione anticipata con 61 anni di età (uomini) e 56 anni di età (donne), a condizione di avere 20 anni di contribuzione. È prevista una finestra di attesa di 12 mesi dalla maturazione dei requisiti.
  • Anticipata contributiva a 64 anni: riguarda i cosiddetti “contributivi puri”, cioè chi ha iniziato a versare dopo il 1° gennaio 1996. Oltre ai 20 anni minimi di contributi, è necessario che l’assegno maturato sia almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale, che nel 2025 corrisponde a circa 1.508 € lordi al mese (contro i 1.344 € richiesti nel 2022).
  • Quota 103: consente l’uscita anticipata con 62 anni di età e 41 anni di contributi.
  • APE Sociale: prorogata al 31 dicembre 2025, permette l’uscita dai 63 anni e 5 mesi per categorie specifiche (disoccupati, caregiver, invalidi civili almeno al 74%, addetti a lavori gravosi), con requisiti contributivi che variano dai 30 ai 36 anni.
  • Opzione Donna: confermata in versione ridotta, accessibile solo alle lavoratrici con 35 anni di contributi e requisiti anagrafici stringenti (59 anni al 31/12/2024, con ulteriori condizioni familiari o lavorative).

Quota 103

Le precedenti formule Quota 100 (62 anni + 38 anni di contributi, attiva fino al 2021) e Quota 102 (64 anni + 38 anni di contributi, attiva nel 2022) non sono più in vigore.

Dal 2023 è stata introdotta la Quota 103, che è stata prorogata anche per tutto il 2025.

Questa misura consente di accedere alla pensione anticipata con i seguenti requisiti:

62 anni di età minima e 41 anni di contributi effettivi.

Alcuni aspetti importanti da considerare:

  • La pensione erogata fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni) è soggetta a un tetto massimo pari a 4 volte il trattamento minimo INPS, ossia circa 450 € lordi al mese nel 2025.
  • È prevista una finestra mobile: 3 mesi per i lavoratori privati e 6 mesi per i dipendenti pubblici, dalla maturazione dei requisiti all’erogazione dell’assegno.
  • Non è compatibile con soli 20 anni di contributi, ma rappresenta comunque la principale alternativa di anticipo per chi ha carriere contributive lunghe.

Isopensione e Contratto di espansione

Tra gli strumenti aziendali che consentono andare in pensione prima, ci sono soluzioni particolari, applicabili solo in presenza di accordi collettivi con le imprese.

Caratteristica

Isopensione

Contratto di espansione

Finalità

Anticipare la pensione ordinaria di chi è molto vicino all’uscita

Favorire il ricambio generazionale e la ristrutturazione aziendale

Anticipo possibile

Fino a 7 anni rispetto alla pensione di vecchiaia/anticipata

Fino a 5 anni rispetto ai requisiti ordinari

Destinatari

Lavoratori con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini) o 41 anni e 10 mesi (donne)

Lavoratori vicini alla pensione ordinaria con almeno 20 anni di contributi, ma solo all’interno di accordi aziendali

Chi può attivarlo

Aziende con più di 15 dipendenti

Aziende di medie e grandi dimensioni, generalmente sopra i 50 dipendenti

Assegno erogato

L’azienda corrisponde un importo pari alla pensione maturata e versa contributi figurativi fino al raggiungimento dei requisiti

L’azienda eroga un assegno mensile e copre la contribuzione figurativa fino al pensionamento

Accordi richiesti

Accordo sindacale con autorizzazione INPS

Accordo sindacale e piano di riorganizzazione aziendale validato dal Ministero del Lavoro

Durata

Attivo finché il lavoratore non raggiunge i requisiti di pensione

Sperimentale, prorogato negli ultimi anni nelle leggi di bilancio


Queste misure non sono accessibili a chi ha soltanto 20 anni di contributi, ma restano importanti strumenti di politica attiva del lavoro per le imprese e di uscita anticipata per i lavoratori con carriere contributive lunghe.

Digitalizzazione dei servizi INPS

Negli ultimi anni l’INPS ha accelerato il processo di digitalizzazione, con l’obiettivo di rendere più semplici e accessibili i servizi per cittadini e imprese. Il percorso, avviato anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha portato a una serie di innovazioni concrete, oggi pienamente operative nel 2025:

  • Canale WhatsApp “INPS per tutti”: attivo dal 2024, permette di ricevere aggiornamenti e comunicazioni personalizzate su scadenze, prestazioni e novità normative, direttamente sullo smartphone.
  • Hub delle prestazioni non pensionistiche: una piattaforma che centralizza le richieste online per bonus, indennità e altre misure di welfare, riducendo i passaggi burocratici.
  • Delega digitale: consente a familiari o professionisti autorizzati di operare sui servizi online di un’altra persona utilizzando la propria identità digitale (SPID, CIE o CNS). Una soluzione particolarmente utile per chi ha difficoltà con le procedure telematiche.
  • Moduli precompilati e integrazione dati: sempre più domande sono automatizzate e compilate con informazioni già note all’INPS, evitando agli utenti di dover reinserire ogni volta gli stessi dati.

Come costruirsi una pensione integrativa?

L’età del pensionamento viene progressivamente spostata in avanti e, allo stesso tempo, l’assegno pensionistico medio tende a essere più basso rispetto agli standard passati. In questo scenario, i futuri pensionati rischiano di dover ridurre in maniera significativa il proprio tenore di vita, con tutte le difficoltà economiche che questo comporta.

Integrare la pensione pubblica con la previdenza complementare rappresenta quindi un modo intelligente per costruire un futuro più stabile e sereno. Non è mai troppo presto per iniziare: chi avvia un percorso di risparmio previdenziale in anticipo ha infatti più margine di manovra e benefici fiscali maggiori.

Piano Pensione Moneyfarm

Con il Piano Pensione Moneyfarm è possibile alimentare gradualmente un fondo pensione, investito in maniera personalizzata in base alle esigenze del futuro pensionato. Questo strumento consente non solo di tutelare il tenore di vita durante la pensione, ma anche di usufruire dei vantaggi fiscali legati alla deducibilità dei versamenti.

Il piano è gestito dagli esperti Moneyfarm con flessibilità e trasparenza. Inoltre, chi sceglie di conferire anche il TFR beneficia di un bonus fiscale fino al 34%, rendendo l’accumulo ancora più efficiente.

Piano di Accumulo (PAC)

Un’altra modalità di costruzione del capitale per la pensione è il Piano di Accumulo di Capitale (PAC). Questo strumento consente di investire somme periodiche anche ridotte, creando una disciplina di risparmio costante e sostenibile.

Grazie alla gestione professionale, il capitale cresce nel tempo in funzione degli obiettivi scelti dall’investitore. Il PAC diventa così un compagno di lungo periodo, utile non solo per integrare la pensione, ma anche per realizzare progetti personali legati al futuro.

R.I.T.A. come ponte verso la pensione

La Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) consente di utilizzare in anticipo il capitale accumulato in un fondo pensione:

  • Chi può richiederla: chi ha un fondo pensione attivo e almeno 20 anni di contributi.
  • Età di accesso: dai 62 anni per chi lascia il lavoro, oppure dai 57 anni in caso di disoccupazione prolungata (almeno 24 mesi).
  • Come funziona: eroga una rendita mensile temporanea fino al raggiungimento della pensione pubblica.
  • Vantaggi: flessibilità, possibilità di mantenere un tenore di vita stabile e di anticipare l’uscita fino a 10 anni rispetto alla pensione di vecchiaia.

La parola agli esperti

 

Sebbene 20 anni di contributi non siano sempre sufficienti per andare in pensione, la normativa offre varie possibilità per riuscirci, magari anticipando il momento del pensionamento. Per calcolare l’ammontare dell’assegno pensionistico bisogna conoscere il tipo di sistema pensionistico applicato, l’età anagrafica e il momento in cui è iniziata la contribuzione previdenziale.

In ogni caso è sempre una buona idea pianificare il pensionamento con largo anticipo e affiancare una pensione integrativa a quella obbligatoria, così da assicurarsi un buon tenore di vita anche dopo il periodo lavorativo.

Domande frequenti

Quanto si prende di pensione con 20 anni di contributi?

Dipende dal sistema di calcolo (retributivo, contributivo o misto), dall’età di uscita e dall’importo dei contributi versati. Con il sistema contributivo puro e una retribuzione media di 30.000 €, a 67 anni l’assegno può essere intorno a 925 € lordi al mese.

Quali sono i requisiti per andare in pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi?

Servono 67 anni di età, almeno 20 anni di contributi e un assegno pari a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 808 € lordi mensili nel 2025).

Si può andare in pensione a 71 anni con meno di 20 anni di contributi?

Sì, ma solo con la pensione di vecchiaia contributiva, che richiede almeno 5 anni effettivi di versamenti e 71 anni di età.

È possibile la pensione anticipata con soli 20 anni di contributi?

Sì, in due casi:
Invalidità pari almeno all’80%: 61 anni (uomini), 56 anni (donne).
Anticipata contributiva a 64 anni, se l’assegno è almeno 2,8 volte l’assegno sociale (circa 1.508 € lordi mensili nel 2025).

Che cos’è Quota 103 e chi può accedervi?

Quota 103, prorogata per il 2025, consente l’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi. Non è compatibile con soli 20 anni di versamenti.

Quali strumenti aziendali permettono di uscire prima dal lavoro?

Le due principali misure sono Isopensione (fino a 7 anni di anticipo) e Contratto di espansione (fino a 5 anni). Si attivano solo con accordi aziendali e riguardano chi ha carriere contributive lunghe.

Come si può integrare la pensione obbligatoria?

Attraverso la previdenza complementare, ad esempio con un fondo pensione o un Piano di Accumulo (PAC). I contributi sono deducibili fino a 5.164,57 € l’anno e, in caso di bisogno, è possibile utilizzare anche la R.I.T.A. (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) per anticipare l’uscita fino a 10 anni.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.

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