Tra inflazione e tensioni geopolitiche, la settimana dei mercati

Questa settimana, i mercati sono stati completamente concentrati sui dati macroeconomici. Prima di tutto, l’inflazione negli Stati Uniti è risultata leggermente superiore alle aspettative (inflazione generale su base annua al 3,1% contro il 2,9% atteso e core al 3,9% contro il 3,7% atteso), con molte sottocomponenti che mostrano una forte persistenza e che hanno innescato un mini sell-off. L’S&P ha in parte recuperato, ma i mercati sembrano più cauti riguardo al numero di tagli dei tassi attesi per il 2024, prezzando ora tra 3 e 4 tagli contro i 6-7 prezzati all’inizio dell’anno. Pensiamo che l’inflazione negli Stati Uniti continuerà a normalizzarsi, ma il percorso verso l’obiettivo del 2% sarà un po’ più accidentato di quanto i mercati si aspettano. D’altra parte, segnali più positivi provengono da altre aree, con l’inflazione nel Regno Unito inferiore al consenso (inflazione generale su base annua al 4% contro il 4,2% atteso e core al 5,1% contro il 5,2% atteso), anticipando potenzialmente un rallentamento più forte del previsto anche nell’Area Euro. I dati sull’Inflazione Flash dell’Eurozona di venerdì prossimo forniranno ulteriori risposte. Infine, sul fronte crescita, i mercati sembrano aver riscontrato qualche difficoltà giovedì a causa di dati economici deboli provenienti dagli Stati Uniti, con una crescita delle vendite al dettaglio su base mensile inferiore alle attese (-0,8% contro -0,1%).

Nel complesso, restiamo in un buon ambiente di crescita/inflazione (grazie soprattutto agli Stati Uniti), e non ci sono abbastanza dati che puntano verso una recessione, anche se continuiamo ad aspettarci un rallentamento dell’economia e una battaglia relativamente dura verso l’obiettivo di inflazione del 2%.

Trump contro tutti

Dopo un 2023 ricco di eventi, il rischio geopolitico non è certamente diminuito nel 2024. La continuazione della guerra in Ucraina e in Israele e le più ampie tensioni in Medio Oriente e nel Mar Rosso si accompagnano ora alla saga elettorale statunitense, in vista delle presidenziali di questo autunno. Donald Trump è tornato a fare dichiarazioni molto dure, con gli investitori che si domandano come si configurerebbe il mondo in caso di una sua vittoria. In particolare, l’ex presidente degli Stati Uniti ha affermato che sarebbe felice se Putin invadesse i paesi della NATO che non stanno rispettando i target di contribuzione al bilancio dell’organizzazione. Nonostante la forte reazione del Segretario della NATO e del presidente americano Joe Biden, che hanno sottolineato l’importanza della NATO, e nonostante quest’anno l’istituzione abbia speso più che mai, le dichiarazioni di Trump fanno comunque paura. Quanto dovrebbero preoccuparsi gli investitori? Secondo l’Indice di Rischio Geopolitico di Blackrock, il livello globale di rischio rimane per ora inferiore rispetto al periodo del Covid e dell’invasione dell’Ucraina, durante il quale, tra l’altro, i mercati hanno registrato un rally.

Conclusioni

Gli ultimi mesi e anni ci hanno insegnato che non si può investire in base agli sviluppi geopolitici, e che è molto difficile frenare l’inevitabile progresso dell’umanità. Anche se vincesse, crediamo che nemmeno Trump riuscirebbe a farlo. A livello tattico,  se la probabilità di una sconfitta di Biden dovesse aumentare, considereremo scommesse specifiche per proteggere i portafogli contro un rischio geopolitico aumentato e un isolazionismo economico maggiore da parte degli Stati Uniti, ma il fulcro del nostro posizionamento di portafoglio resterà una esposizione ben diversificata ai mercati globali nel loro complesso.

 

 

Giorgio Broggi è entrato a far parte di Moneyfarm come analista quantitativo nel dicembre 2021 ed è membro del Comitato Investimenti. Prima di entrare a far parte della società, ha lavorato presso Barclays Wealth Management e S&P Market Intelligence, acquisendo esperienza nella ricerca di fondi e negli investimenti ESG. Prima di iniziare la sua vita professionale, ha completato con successo una doppia laurea presso Eada e EDHEC Business School, ottenendo due Master in Finanza e specializzandosi in factor investing e costruzione di portafogli. È un charterholder CFA.

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*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito.

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