TFR e previdenza complementare

Cos’è il TFR e come funziona?

L’acronimo TFR sta per Trattamento di Fine Rapporto ed è, in altre parole, la liquidazione.

Si tratta di una componente dello stipendio che viene accantonata ogni mese e corrisposta in modo differito, vale a dire quando il rapporto di lavoro giunge al termine. Hanno diritto alla liquidazione tutti i lavoratori dipendenti, al di là del motivo per il quale il rapporto viene interrotto (dimissioni, licenziamento, pensionamento…), e nella maggior parte dei casi – salvo eventuali accordi diversi previsti dal contratto nazionale di riferimento – viene versata entro 30\45 giorni dall’ultima busta paga.

Il TFR ammonta al 6,91% della retribuzione annua, sommato per il numero di anni di lavoro, e al momento dell’assunzione il dipendente può scegliere se lasciarlo in azienda oppure destinarlo ad una forma di previdenza complementare, di categoria o privata. Vediamo quindi quali sono le differenze e come scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze.

TFR e previdenza complementare: perché conviene un fondo pensione?

In Moneyfarm siamo fervidi sostenitori non solo della previdenza complementare, ma anche del fatto che destinarvi il proprio TFR sia la scelta più saggia per tutti i lavoratori. Le ragioni sono molte, ma le possiamo riassumere così:

  • La rivalutazione può essere più alta: il TFR lasciato in azienda viene rivalutato ogni anno con un tasso fisso dell’1,5%, al quale si aggiunge il 75% dell’indice Istat dei prezzi al consumo. La rivalutazione del TFR versato in un fondo pensione, invece, dipende dalla strategia e dalla linea di investimento scelta, che in molti casi risulta essere più vantaggiosa.
  • L’investimento continua a generare rendimento: quando il rapporto di lavoro si interrompe, il TFR lasciato in azienda viene corrisposto al dipendente che, a volte, lo considera un’entrata “extra” e decide di spenderlo. Quando il TFR viene destinato alla previdenza complementare, invece, continua a generare rendimento fino al raggiungimento della pensione.
  • Offre più controllo e vigilanza, e i fondi sono separati: lasciare il TFR in azienda significa non solo esporsi al rischio del fallimento del datore di lavoro, cosa che renderebbe il recupero dei propri soldi lungo e complesso, ma anche avere poche certezze sul modo in cui i fondi vengono accantonati. La previdenza complementare, invece, è sottoposta alla vigilanza della COVIP, e i versamenti costituiscono un patrimonio separato da quello dell’impresa che istituisce il fondo.
  • Permette di ottenere un bonus fiscale: il TFR lasciato in azienda viene tassato al momento della liquidazione, con un’aliquota del 23%. Se viene destinato ad un fondo pensione, invece, la tassazione avviene solo al momento dell’erogazione, e a seconda dei casi si può ricevere un bonus fiscale fino al 34%.

Come scegliere il fondo pensione in cui versare il TFR

Ora che abbiamo visto alcuni dei motivi per i quali conviene destinare il TFR alla previdenza complementare, cerchiamo di capire quali sono i criteri sulla base dei quali è bene scegliere. Il primo aspetto da prendere in considerazione sono, naturalmente, i vincoli imposti dal fondo: ad esempio, alcune soluzioni sono riservate a specifiche categorie, e spesso prevedono che il datore di lavoro versi un contributo aggiuntivo; altre, invece – come il PIP Moneyfarm, che vedremo nel dettaglio nel prossimo paragrafo – si caratterizzano per la flessibilità, e non prevedono un contributo minimo né un investimento iniziale. Un secondo aspetto, altrettanto importante, sono i costi: tra le righe dei fogli informativi a volte si celano spese aggiuntive per l’esercizio delle prerogative individuali (trasferimento, anticipazione…) o per il semplice versamento della propria quota. Prima di sottoscrivere un piano, dunque, è importante prendere in considerazione tutte le voci di spesa. Infine, anche il numero e la tipologia di linee di investimento tra cui scegliere fa la differenza, perché ogni lavoratore ha necessità diverse. Chi è prossimo alla pensione, ad esempio, potrebbe preferire un comparto meno ambizioso, mentre chi si trova all’inizio della propria carriera potrebbe valutare una soluzione con una componente azionaria più alta.

TFR e previdenza: il PIP Moneyfarm

Alla luce di queste considerazioni, proviamo a capire in dettaglio come funziona il PIP (Piano Individuale Pensionistico) Moneyfarm. Si tratta di un fondo istituito da Allianz Global Life ma gestito e distribuito da Moneyfarm, e che opera in regime di contribuzione definita: significa che, al momento del pensionamento, la rendita dipenderà dai contributi versati e dal rendimento che hanno generato nel corso degli anni. Nel PIP Moneyfarm è possibile far confluire non solo i contributi volontari – senza vincoli sulla frequenza o l’entità del versamento – ma anche il TFR e, ove previsto, il contributo aggiuntivo del datore di lavoro. Inoltre, i versamenti (escluso il TFR) sono deducibili dall’imponibile IRPEF fino ad un massimo di 5.164,57 euro all’anno. Il piano pensione Moneyfarm propone 6 linee di investimento studiate su misura dal team di Asset Allocation: si differenziano per i parametri di rischio\rendimento, ma tutte prevedono una classificazione ESG, vale a dire che promuovono caratteristiche ambientali, sociali o di governance. I costi sono sempre chiari e trasparenti: non sono previste spese di apertura né di caricamento, ma solo un costo amministrativo di 10 euro all’anno e una commissione di gestione dell’1.25% (calcolata sul controvalore dell’investimento), indipendentemente dal comparto scelto. Inoltre, con il PIP Moneyfarm è possibile esercitare tutte le prerogative individuali previste per legge, come l’anticipazione fino al 75% di quanto maturato per affrontare spese sanitarie, a costo zero.

Le soluzioni Moneyfarm per i risparmiatori

Purtroppo, molti lavoratori sottovalutano l’importanza di scegliere con attenzione dove destinare il proprio TFR, ma si tratta di una decisione che può fare la differenza al momento della pensione. È ormai risaputo che il valore dell’assegno pensionistico pubblico sarà nettamente inferiore all’ultimo stipendio percepito, e dunque è fondamentale muoversi per tempo per colmare il più possibile questo scarto, vale a dire il gap previdenziale.
Se l’obiettivo è garantirsi lo stesso tenore di vita anche alla fine del percorso lavorativo, l’adesione ad un PIP è senza dubbio la soluzione più adeguata, ma non è l’unica. Ad esempio, per chi vuole investire per il futuro a intervalli regolari Moneyfarmmette a disposizione ilPAC (Piano di Accumulo Capitale), uno strumento che permette di investire in portafogli gestiti e monitorati direttamente da un team di consulenti esperti, mentre per chi vuole tutelare il proprio patrimonio c’è Moneyfarm Sicura, che unisce i vantaggi di un investimento a quelli di una polizza assicurativa. Scopri quali sono le soluzioni che possono aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi: compila senza impegno il form online.

Domande Frequenti

È obbligatorio destinare il TFR alla previdenza complementare?

No, ma è altamente consigliato perché porta diversi vantaggi.

Cosa succede al mio TFR quando viene destinato al fondo pensione?

Viene sommato agli altri contributi, diventando parte della posizione individuale che viene investita nel comparto scelto.

Cosa c’entra il TFR con il gap previdenziale?

C’entra tantissimo! Destinandolo ad un fondo pensione insieme ai contributi individuali contribuisce a generare una rendita integrativa, che si aggiungerà alla pensione pubblica.

Hai trovato questo contenuto interessante?

Hai già votato, grazie!

*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.