Tabella della pensione di vecchiaia fino al 2050: a che età si può andare in pensione?

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Gli anni in cui si andava in pensione presto sembrano ormai un lontano ricordo: se già la riforma Fornero aveva ridefinito al rialzo i requisiti anagrafici per il pensionamento di vecchiaia, le ultime Leggi di Bilancio hanno portato ulteriori modifiche al sistema previdenziale.

In particolare ha fatto notizia la stima secondo cui le giovani generazioni, ovvero chi entra ad oggi nel mondo del lavoro, vedranno la pensione non prima dei 70 anni di età. Un problema sociale da non sottovalutare, a cui molti corrono ai ripari tramite soluzioni alternative alla pensione pubblica. In questo approfondimento facciamo una panoramica per capire quando si può andare in pensione e quali sono le soluzioni più efficaci per tutelare il proprio tenore di vita sul lungo termine.

A che età si va in pensione oggi?

La risposta più corretta a questa domanda è: dipende. I fattori che entrano in gioco sono molti, dal genere del lavoratore alla natura del contratto (autonomo, dipendente, pubblico…) passando per il tipo di attività più o meno usurante. 

In linea generale, però, possiamo dire che ad oggi la maggior parte dei lavoratori può andare in pensione solo a 67 anni, e a patto di aver accumulato almeno 20 anni di contributi. Chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1 Gennaio 1996 dovrà, inoltre, aver maturato una pensione almeno pari all’assegno sociale, che per il 2025 è di 538,69 euro per 13 mensilità. In caso contrario dovrà attendere fino al raggiungimento dei 71 anni di età.

Come evidenzia l’Istat in uno dei suoi recenti report, esiste un divario tra l’età pensionabile e quella di effettivo pensionamento, nonostante la Legge Fornero. Questo perché ci sono strumenti alternativi per uscire dal lavoro prima di aver compiuto 67 anni, come le pensioni anticipate. Ad esempio con la pensione anticipata flessibile secondo la Legge di Bilancio 2025, si può accedere alla pensione già a 62 anni di età, a patto di rispettare alcuni requisiti.

Tabella della pensione di vecchiaia: come cambierà nei prossimi anni?

I requisiti anagrafici per andare in pensione sono sottoposti a modifiche periodiche sulla base dell’incremento della speranza di vita, un dato elaborato dall’Istat su base biennale. È proprio a partire da questo dato che l’età pensionabile ha visto negli ultimi decenni un innalzamento progressivo che, secondo le proiezioni, raggiungerà quota 68 anni e 11 mesi nel 2050. 

Si tratta di un’età piuttosto alta, una conseguenza del miglioramento dell’aspettativa di vita. Ecco gli adeguamenti in programma per i prossimi anni, riassunti in una tabella di facile consultazione, in base agli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze

Naturalmente, i dati successivi al 2026 sono frutto di stime che andranno verificate di volta in volta con quelle ufficiali, pubblicate dall’Istat. Va ricordato che queste stime rappresentano un andamento secondo le regole attuali del sistema pensionistico pubblico, coinvolgendo lavoratori dipendenti del settore privato e autonomi, ma potrebbero cambiare in base alle scelte politiche del prossimo periodo.

2025-2026

67 anni 

2027-2028

67 anni e 3 mesi 

2029-2030

67 anni e 5 mesi 

2031-2032

67 anni e 7 mesi 

2033-2034

67 anni e 8 mesi 

2035-2036

67 anni e 10 mesi

2037-2038

67 anni e 11 mesi

2039-2040

68 anni e 1 mese

2041-2042

68 anni e 3 mesi

2043-2044

68 anni e 5 mesi

2045-2046

68 anni e 7 mesi

2047-2048

68 anni e 9 mesi

2049-2050

 68 anni e 11 mesi

Le cose cambiano per chi svolge attività rientranti nelle categorie dei lavori usuranti. In questi casi si può accedere alla pensione nel 2025 a 61 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti e a 62 anni e 7 mesi per gli autonomi. Chi invece svolge una mansione che rientra nella categoria dei lavori gravosi, accede nel 2025 alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 7 mesi.

Le ultime leggi approvate in termini di pensioni hanno previsto un leggero aumento delle pensioni minime (che si stima anche per il 2026 di circa 20 euro), e alcune opzioni alternative come Quota 103 e Opzione Donna, che permettono di accedere prima alla pensione rispettando determinate condizioni. Misure che devono ancora essere confermate per il prossimo anno. La Legge di Bilancio 2026 ancora da approvare vede anche la possibilità di un aumento dell’età pensionabile dal 2027 contenuto a 67 anni e un mese.

I requisiti per la pensione anticipata

Se fino ad ora abbiamo considerato quasi esclusivamente l’età pensionabile, in realtà esistono altre formule che permettono di richiedere la pensione prima del raggiungimento dell’età anagrafica prevista per legge.

Dall’Ape Sociale a Opzione Donna, diverse categorie specifiche di lavoratori possono accedere ad agevolazioni particolari per l’accesso alla pensione. Quando si parla di pensione anticipata invece si fa riferimento a chi è iscritto alla Gestione Separata INPS o ad altre gestioni speciali, come l’AGO. 

In questo caso è necessario prendere in considerazione la somma dei contributi previdenziali versati, che deve essere almeno di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Un requisito che rimarrà in vigore fino a fine 2026, ma che verrà presumibilmente modificato al rialzo nei prossimi anni.

Vado in pensione, ma con quanto?

I più ottimisti potrebbero pensare che al significativo e progressivo aumento dell’età pensionabile corrisponda un altrettanto significativo aumento dell’assegno pensionistico. La realtà, purtroppo, è che nella maggior parte dei casi il gap previdenziale – vale a dire la differenza tra l’ultimo stipendio e il primo assegno pensionistico – sarà molto alto. Vediamo alcuni dati ufficiali aggiornati al 2025:

  • la pensione sociale, ovvero l’importo minimo mensile, nel 2025 è di 538,69 euro;
  • la pensione di inabilità agli invalidi civili nel 2025 è di 336 euro mensili per 13 mensilità;
  • la pensione media in Italia nel 2025 è di 1.250 euro lordi (da cui bisogna ancora togliere le tasse), una cifra molto bassa rispetto ad altri paesi europei;
  • esiste un forte divario di genere: l’INPS ha individuato che nel 2025 per ogni 100 euro di reddito

lordo, gli uomini percepiscono 68 euro di pensione, mentre le donne solo 54.

Una pensione sempre più bassa e con accesso sempre più avanzato nel tempo. Per questi motivi sempre più lavoratori stanno cercando soluzioni alternative per tutelare il proprio tenore di vita alla fine della carriera professionale, come l’adesione a piano di risparmio e a fondi pensione privati.

Il PIP Moneyfarm è uno strumento di pensione complementare di tipo integrativo che, dopo una fase di accumulo capitale, permette di ottenere una rendita vitalizia che andrà ad aggiungersi alla pensione pubblica. Il PIP Moneyfarm può essere sottoscritto da tutti i lavoratori – ma anche chi è inoccupato e i pensionati che abbiano davanti a sé almeno un anno prima del raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia – ed è una soluzione flessibile e fiscalmente vantaggiosa, che consente anche di dedurre dall’IRPEF i contributi versati fino ad un massimo di 5.164,57 euro all’anno.

Su queste pagine abbiamo più volte affrontato il tema del sistema previdenziale italiano, evidenziandone le complessità normative ma anche i limiti per chi si trova ancora all’inizio della propria carriera professionale e non può guardare al domani con grandi certezze. In Moneyfarm siamo convinti che ognuno di noi, indipendentemente dal capitale a disposizione, debba prendersi cura del proprio futuro adottando strategie per raggiungere i propri obiettivi finanziari e di vita.

È per questo che dal 2011 offriamo un servizio di consulenza finanziaria indipendente basato su semplicità e trasparenza: tutti gli strumenti Moneyfarm, da quelli dedicati alla protezione del capitale a quelli pensati per chi ha obiettivi di breve termine, si distinguono per i costi di gestione contenuti e la possibilità di avere accanto un team di consulenza. Non è mai troppo tardi per iniziare a pianificare il futuro: scopri le soluzioni Moneyfarm più adatte alle tue necessità compilando senza impegno il form online.

Domande Frequenti

Come faccio a sapere a che età andrò in pensione?

Se sei un lavoratore dipendente puoi collegarti al sito INPS e accedere al tuo cassetto fiscale per fare una simulazione.

La mia pensione sarà uguale all’ultimo stipendio?

Purtroppo no: specialmente se hai iniziato a lavorare dopo il 1996 la tua pensione sarà calcolata esclusivamente con il sistema contributivo, che non tiene conto delle ultime retribuzioni percepite.

Come faccio ad avere un assegno pensionistico più alto?

La soluzione migliore è aderire ad un piano pensionistico integrativo come il PIP Moneyfarm: in questo modo potrai cercare di colmare il gap previdenziale, affiancando una rendita vitalizia alla tua pensione pubblica.

A quanto ammonta la pensione di vecchiaia a 67 anni di età?

L’importo della pensione è variabile in base ai contributi accantonati durante gli anni di lavoro, e dal metodo di calcolo applicato (misto, retributivo o contributivo). La pensione minima nel 2025 è di 603,40 euro (da distinguere comunque dalla pensione sociale), mentre mediamente una normale pensione si aggira intorno ai mille euro netti, avendo tolto le tasse.

Quanti anni di contributi sono necessari per la pensione di vecchiaia?

Per la pensione di vecchiaia bisogna aver versato contributi per almeno 20 anni, secondo le regole attuali della pensione pubblica INPS. Le diverse manovre finanziarie possono variare questi aspetti di anno in anno.

Cosa cambierà nel 2026 per le pensioni?

Secondo le previsioni della Legge di Bilancio 2026, le pensioni verranno rivalutate in base all’inflazione, ovvero adeguate all’aumento dei prezzi dei beni di consumo, con un lieve incremento della pensione minima. L’aumento dell’età pensionabile si prevede per il 2027, mentre per il 2026 la soglia di 67 anni dovrebbe rimanere invariata. Si confermerà la pensione anticipata con 42 anni e 11 mesi di contributi, con probabile proroga dell’Ape Sociale. Rimane l’incognita per Opzione Donna e Quota 103.

Quali sono le alternative all’uscita dal lavoro a 67 anni?

Per uscire dal lavoro prima dei 67 anni stabiliti dalla Legge Fornero è possibile accedere a pensioni anticipate specifiche, come Quota 103, oppure aderire all’Ape Sociale o Opzione Donna. Chi svolge lavori usuranti o gravosi può uscire con anni in anticipo dal lavoro, rispettando alcuni requisiti. Molti oggi scelgono di procedere con una pensione complementare, ovvero accantonare privatamente una somma per poter disporre di maggiore denaro al termine del lavoro.

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