Soluzioni (trucchi) per andare in pensione prima: ecco 10 idee

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Le riforme previdenziali di tutta Europa stanno allontanando sempre più il momento della pensione, con un progressivo innalzamento dell’età richiesta per raggiungere l’agognato obiettivo. Al requisito dell’età si aggiunge anche quello dei contributi versati, complicando ulteriormente la situazione per gli aspiranti pensionati.

Questa dinamica riguarda soprattutto paesi come l’Italia, dove a causa dell’elevato invecchiamento della popolazione, di un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo e di una forte denatalità i requisiti per il pensionamento sono sempre più penalizzanti. Esistono però dei trucchi per andare in pensione prima, grazie alle opportunità introdotte dalle ultime riforme previdenziali.

In questa guida abbiamo selezionato 10 soluzioni per andare prima in pensione, spiegando nel dettaglio come funzionano e chi vi può accedere a queste opzioni per la pensione anticipata. Ecco tutto quello che bisogna sapere a riguardo, con tutte le possibilità disponibili nel 2025 per uscire prima dal mercato del lavoro e godersi il meritato relax.

Chi può andare in pensione prima? Chi ha i requisiti previsti dalle varie formule previdenziali o ha capitali sufficienti
Si può andare in pensione 5 anni prima? Si può fare grazie ai fondi di solidarietà bilaterali, ai contratti di espansione e alla RITA
Si può andare in pensione 7 anni prima? Sì, grazie alla isopensione
Come pianificare gli anni della pensione? Gli strumenti migliori sono il PAC e i fondi pensione

1.     Pensione con Quota 103 (ex Quota 100)

Nel 2025, la situazione relativa alla Quota 100, una formula di pensionamento anticipato introdotta nel 2019, si presenta con alcuni aggiornamenti significativi. La Quota 100 permetteva ai lavoratori di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi, offrendo così una via di uscita anticipata rispetto ai requisiti previsti dalla legge Fornero. Tuttavia, questa misura non è più disponibile oggi.

Nonostante la Quota 100 non sia più attiva come misura generale nel 2025, esiste ancora la possibilità per alcuni lavoratori di accedere alla pensione anticipata secondo questa formula, grazie al principio di cristallizzazione del diritto. Ciò significa che coloro che avevano maturato i requisiti previsti da Quota 100 entro la fine del 2021 possono ancora avvalersene per andare in pensione nel 2025. Questo è particolarmente rilevante per i lavoratori che, avendo raggiunto l’età di 62 anni nel 2021, si trovano a 65 anni o più nel 2025 e non hanno potuto maturare i 41 anni di contributi necessari per le misure successive​​​​.

Dal 2024, invece, è attiva Quota 103, confermata anche per il 2025 come previsto dall’ultima Legge di Bilancio (Legge n. 207 del 30 dicembre 2024). Anche quest’anno, quindi, è possibile uscire anticipatamente dal lavoro se in possesso di due requisiti: 62 anni d’età e 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2025. In questo caso l’importo dell’assegno viene calcolato secondo il sistema contributivo, mentre l’erogazione avviene dopo 7 mesi per i dipendenti privati e i lavoratori autonomi e dopo 9 mesi per i dipendenti pubblici.

Esistono però alcune restrizioni per accedere a Quota 103:

  • la pensione anticipata tramite Quota 103 non può essere cumulata con i redditi da lavoro, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo in forma occasionale entro il limite fissato dalla legge di 5.000 euro annui;
  • l’importo dell’assegno pensionistico non può superare 4 volte il trattamento minimo INPS, pari a 603,40 euro al mese per il 2025.

2.     APE sociale

L’APE Sociale nel 2025 non ha subito modifiche rispetto a quanto previsto per il 2024, mantenendo invariati sia i requisiti di accesso che le condizioni di fruizione di questa opportunità per la pensione anticipata. Le categorie di lavoratori che possono beneficiare dell’APE Sociale restano quelle precedentemente stabilite:

  • lavoratori dipendenti che svolgono mansioni gravose (le attività gravose devono essere state svolte per almeno 6 degli ultimi 7 anni o per almeno 7 degli ultimi 10 anni al momento della richiesta);
  • invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
  • caregivers che assistono familiari in condizioni di grave disabilità da almeno 6 mesi;
  • lavoratori disoccupati che hanno esaurito l’indennità di disoccupazione (Naspi o equivalente).

Oltre a far parte di una delle categorie indicate, questa soluzione per andare in pensione prima è accessibile a chi è in possesso dei seguenti requisiti entro il 31 dicembre 2025:

  • almeno 63 anni e 5 mesi di età;
  • almeno 30 anni di contributi per gli invalidi civili, i disoccupati e i caregivers, oppure almeno 36 anni di contributi per i lavoratori che svolgono mansioni gravose (le lavoratrici madri possono ridurre il requisito contributo di 1 anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni);
  • non aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata.

Anche nel 2025 è rimasta in vigore la non cumulabilità del trattamento con i redditi da lavoro, sia dipendente sia autonomo, con l’eccezione dei redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui lordi.

3.     Opzione Donna

Nel 2025, anche la formula Opzione Donna non ha subito modifiche secondo quanto stabilito dall’ultima Legge di Bilancio. Questa misura consente alle lavoratrici di accedere alla pensione anticipata se in possesso di alcuni requisiti maturati entro il 31 dicembre 2024:

  • almeno 61 anni d’età (è prevista la riduzione di 1 anno per ogni figlio fino a un massimo di 2 anni, oppure in caso di licenziamento o dipendenti di imprese in stato di crisi);
  • almeno 35 anni di contributi.

Un altro aspetto da considerare è la finestra mobile, ossia il periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e l’effettivo inizio del pensionamento, che resta confermato a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome​​. L’importo dell’assegno pensionistico viene calcolato esclusivamente secondo il metodo contributivo, mentre la domanda va presentata online tramite il portale web dell’INPS.

Possono usufruire di questa forma di pensione anticipata solo 3 categorie di lavoratrici:

  • caregiver;
  • invalide civili per almeno il 74%;
  • dipendenti o licenziate di imprese con un tavolo di crisi aperto al 1° gennaio 2025.

Ricordiamo che chi ha maturato i requisiti con le vecchie regole, ovvero 58 anni di età e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021, può ancora andare in pensione con i criteri precedenti, in quanto il loro diritto è “cristallizzato”​​​​. Dunque, le donne che rispettavano quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2022, possono continuare ad accedere a Opzione Donna nel 2025 con i precedenti requisiti.

4.     Fondi di solidarietà bilaterali

I fondi di solidarietà bilaterali sono degli strumenti pensati appositamente per quei settori che non sono coperti dalla cassa integrazione salariale. Rappresentano una misura di sostegno al reddito, mediante assegno straordinario, rivolta ai lavoratori che maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata entro 5 anni.

Nel 2025 i fondi di solidarietà bilaterali rimangono operativi, fornendo assegni di integrazione salariale a lavoratori in sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, in linea con le disposizioni sull’integrazione salariale ordinaria o straordinaria​​.

In base a quanto indicato nella circolare 5 del 20 gennaio 2025 dell’INPS, dal 1° gennaio 2025 è in vigore la riduzione del 40% del contributo per i datori di lavoro fino a 5 dipendenti al FIS (Fondo di integrazione salariale), dunque l’aliquota è scesa dallo 0,50% allo 0,30%, ma non devono aver richiesto integrazioni salariali negli ultimi 24 mesi. Al contrario, è rimasta invariata l’aliquota dello 0,80% per i datori di lavoro con oltre 5 dipendenti.

Dal 1° gennaio 2025 è stata ridotta anche l’aliquota di contribuzione al Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali, con una diminuzione del 40% che porta dallo 0,50% allo 0,30% l’aliquota per i datori di lavoro fino a 5 dipendenti, purché non abbiano presentato domanda di integrazione salariale per almeno 24 mesi. Sono rimaste invariate le altre aliquote, ovvero quella dello 0,80% per i datori di lavoro oltre 5 e fino a 15 dipendenti e quella dell’1% per i datori di lavoro con oltre 15 dipendenti.

Sempre dal 1° gennaio 2025, il contributo addizionale per i datori di lavoro che non hanno usufruire di trattamenti salariali per almeno 24 mesi sono è pari a:

  • 6% fino a 52 settimane;
  • 9% tra 52 e 104 settimane.

5.     Pensione anticipata

Un’altra soluzione per uscire prima dal mercato del lavoro è rappresentata dalla pensione anticipata ordinaria. Nel 2025 sono rimasti invariati i requisiti per beneficiare di questa agevolazione previdenziale, infatti a prescindere dall’età anagrafica possono andare in pensione prima:

  • le donne con almeno 41 anni e 10 mesi di contributi versati;
  • gli uomini con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi

Per la pensione anticipata ordinaria l’assegno previdenziale spetta dopo 3 mesi dalla decorrenza della pensione.

6.     Lavoratori precoci

Esistono anche dei trucchi per andare in pensione prima anche per i lavoratori precoci, cioè che hanno iniziato a lavorare (e quindi a versare contributi) prima del compimento dei 19 anni d’età. In particolare, per accedere alla pensione anticipata i lavoratori precoci devono:

  • aver maturato almeno 12 mesi di contributi entro il compimento del 19° anno d’età;
  • raggiungere 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2026.

Inoltre, per accedere alla pensione i lavoratori precoci devono trovarsi in una delle seguenti condizioni:

  • essere disoccupati e aver concluso da almeno 3 mesi la fruizione dell’intera indennità di disoccupazione;
  • occuparsi dell’assistenza di persone con handicap grave o ultrasettantenni con patologie invalidanti;
  • avere una capacità lavorativa ridotta di almeno il 74%;
  • aver svolto dei lavori usuranti (ad esempio lavoratori notturni, addetti alla linea di catena e conducenti di veicoli con capienza complessiva di almeno nove posti adibiti al trasporto collettivo);
  • aver svolto dei lavori gravosi per un certo periodo di tempo, almeno 7 anni nell’ultimo decennio oppure per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni (ad esempio operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido, conduttori di mezzi pesanti e camion, operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca).

7.     Lavoratori usurati

Come fare per andare in pensione prima se si svolgono dei lavori usuranti? Chi ha svolto da lavoratore dipendente attività usuranti per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni o per almeno metà della vita lavorativa, può accedere al pensionamento anticipato, ma solo se in possesso di alcuni requisiti tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2026:

  • aver maturato almeno 35 anni di contributi;
  • avere un’età di almeno 61 anni e 7 mesi in caso di lavoratori dipendenti (bisogna comunque aver raggiunto una quota minima di 97,6 cumulando l’età anagrafica e l’anzianità contributiva), oppure un’età di almeno 62 anni e 7 mesi per i lavoratori autonomi (in questo caso la quota deve essere pari almeno a 98,6).

Ma quali sono i lavori considerati usuranti? Sono tutte le attività lavorative particolarmente faticose e pesanti, come:

  • lavoratori notturni;
  • operai di catena di montaggio;
  • conducenti del trasporto pubblico di mezzi con una capacità complessiva di almeno 9 posti;
  • lavoratori impegnati in mansioni usuranti (ad esempio lavori ad alte temperature, in galleria, nelle cave, in cassoni ad aria compressa o in spazi ristretti).

La domanda per la pensione va presentata all’INPS in modalità telematica entro il 1° maggio 2025 per le richieste inerenti il 2026, mentre quelle per la pensione nel 2025 andavano inviate entro il 1° maggio 2024. In caso di ritardo nella presentazione della domanda è previsto lo slittamento della pensione per un periodo pari a 1 mese se la richiesta è inviata entro 1 mese di ritardo, due mesi per quelle inviate con un ritardo compreso tra 1 e 3 mesi, oppure 3 mesi per le richieste presentate con un ritardo di 3 mesi o superiore.

8.    Pensione anticipata contributiva

Un altro modo per andare prima in pensione consiste nella pensione anticipata contributiva, un’agevolazione previdenziale riservata a chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996.

Per usufruire di questa opzione è necessario possedere alcuni requisiti:

  • almeno 64 anni d’età;
  • almeno 20 anni di contributi versati;
  • aver versato il primo contributo dopo il 1° gennaio 1996.

Chi beneficia della pensione anticipata contributiva può ricevere un assegno pensionistico di importo fino a 5 volte il trattamento minimo INPS (è pari a 603,40 euro per il 2025), dunque fino a un massimo di 2.993,05 euro lordi mensili.

Inoltre, l’importo della pensione deve essere pari almeno a 3 volte l’assegno sociale, quindi con un valore minimo di 1.616,04 euro lordi mensili (per le donne con 1 figlio l’importo minimo scende a 2,8 volte il trattamento minimo INPS, ossia 1.508,30 euro lordi mensili, mentre per le donne con 2 figli si riduce a 2,6 volte l’assegno sociale, ovvero 1.400,56 euro lordi mensili).

9.     Isopensione

L’isopensione è una novità introdotta dalla legge Fornero, confermata dal Decreto Milleproroghe n. 198/2022 fino al 31 dicembre 2026, quindi valida anche per il 2025, che permette di andare in pensione 7 anni prima. Anche in questo caso è necessario il raggiungimento di un accordo sindacale ad hoc, visto che si tratta di una misura pensata per agevolare le imprese che affrontano il problema degli esuberi di personale.

In particolare, con l’isopensione il lavoratore nei 7 anni che lo separano dalla pensione riceve una rendita di importo pari alla futura pensione. L’esodo volontario del dipendente è possibile solo se mancano non più di 7 anni dal raggiungimento dei requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata.

Questa misura, rivolta alle aziende con più di 15 dipendenti, non prevede una vera e propria pensione, ma una sorta di indennità che consente alle imprese in difficoltà di mandare un lavoratore in pensione prima invece di licenziarlo. La richiesta deve essere presentata da parte del datore di lavoro, previo accordo con i sindacati, erogando un assegno pari a 13 mensilità di importo leggermente inferiore rispetto a quello della pensione.

I lavoratori, invece, devono accettare l’isopensione in modo volontario. Possono rientrare in questa misura i lavoratori che nel 2025 hanno raggiunto i 60 anni e 4 mesi di età. Una volta siglato l’accordo l’azienda deve depositarlo all’INPS, inoltre deve attivare una fideiussione bancaria da presentare all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale per garantire la copertura del pagamento degli assegni ai dipendenti per i 7 anni previsti dall’isopensione.

10. Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA)

La Rendita integrativa temporanea anticipata o RITA è una soluzione offerta ai lavoratori iscritti alla previdenza integrativa, i quali possono ottenere in anticipo una rendita temporanea dal proprio fondo pensione in attesa di maturare i requisiti per la pensione obbligatoria.

Di fatto, chi accede a questa possibilità può smettere di lavorare già a 57 anni nel caso in cui abbia perso il posto di lavoro da oltre 24 mesi. Infatti, la RITA si può richiedere quando mancano non più di 5 anni dal raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia (che attualmente è di 67 anni), oppure quando mancano 10 anni dal raggiungimento dell’età pensionabile se si è disoccupati da 2 anni (in quest’ultimo caso non serve neppure il requisito dei 20 anni di contribuzione previdenziale).

Quanti soldi servono per andare in pensione prima?

Finora abbiamo esplorato tutte le possibilità per andare in pensione prima offerte da leggi e decreti, che offrono varie scappatoie ai lavoratori che vogliono anticipare il momento della pensione. Esiste però anche un’altra possibilità che permette ai lavoratori di abbandonare in anticipo il posto di lavoro.

Per smettere di lavorare prima senza attendere la pensione serve un capitale, che deve essere sufficientemente grande a garantire il tenore di vita desiderato. Per calcolare quanti soldi servono per anticipare la pensione, si deve aggiungere al proprio fabbisogno economico un 25%. Ad esempio, chi ha bisogno di 2.000 euro al mese per vivere secondo i propri standard, dovrebbe avere da parte almeno 500.000 euro, una somma che garantirebbe circa 25 anni di autonomia. Chi invece si accontenta di 1.000 euro al mese per vivere, avrebbe bisogno di un capitale di 375.000 euro.

Cosa succede se invece quando si investe il capitale? Il capitale investito cresce nel tempo, anche in modo esponenziale sfruttando il meccanismo dell’interesse composto, in questo modo permette di avere un tenore di vita più alto o di anticipare ancora il momento di dire addio al lavoro.

L’importanza della pianificazione

La regola del 25% che abbiamo visto è un mezzo rudimentale per capire il potenziale che può avere un capitale per garantire un pensionamento anticipato. Esistono però degli strumenti ad hoc per raggiungere obiettivi ambiziosi come il prepensionamento.

Uno di questi strumenti è il Piano di Accumulo di Capitale, una strategia che aiuta il lavoratore a mettere da parte il capitale che gli serve per andare in pensione prima. Grazie al PAC si costruisce una solida disciplina al risparmio e si fanno crescere i risparmi in modo graduale e senza troppa fatica.

Un’altra possibilità da esplorare è il fondo pensione, uno strumento che permette di pianificare il futuro economico negli anni della vecchiaia con una strategia flessibile, trasparente e sicura. È meglio il PAC o il fondo pensione? Non bisogna per forza scegliere, perché le due soluzioni possono anche coesistere.

Come andare in pensione prima: alcune riflessioni

Le soluzioni per andare in pensione in anticipo non mancano di certo al giorno d’oggi, quindi chi aspira a raggiungere questo traguardo deve solo capire qual è l’opzione più adatta alle proprie esigenze. Anche quando non si è ancora raggiunta l’età pensionabile o i requisiti contributivi, infatti, si possono sempre usare le scappatoie messe a disposizione dalla legge o investire per tempo i propri risparmi in vista.

D’altra parte, non è mai troppo presto per pianificare gli anni della pensione e, visto che leggi previdenziali cambiano di continuo e ci sono poche certezze sul futuro, è bene pensare al risparmio e dare la giusta priorità al piano pensione.

Domande frequenti

Come andare in pensione prima se mancano ancora l’età pensionabile?

Il requisito dell’età anagrafica per andare in pensione va sempre incrociato con gli anni di contribuzione previdenziale, ma ci sono formule legislative che permettono di anticipare il pensionamento anche senza i requisiti contributivi, come accade per i lavoratori precoci o usurati.

È possibile andare in pensione 7 anni prima?

Sì, questa possibilità è offerta dall’isopensione prevista dalle legge Fornero.

Quanti soldi servono per andare in pensione prima?

Dipende dal tenore di vita che si vuole avere: è più facile pianificare questa strategia quando si sceglie un Piano di Accumulo di Capitale o una pensione integrativa.

Come fare per andare in pensione il prima possibile?

Per andare in pensione il prima possibile è necessario investire fin da subito i propri risparmi, oppure rientrare in una delle pensioni anticipate previste dalla legge: nel 2025 alcune opzioni sono Quota 103, Opzione Donna e l’APE sociale.

Come andare in pensione anticipata nel 2025?

Per andare in pensione anticipata nel 2025 le donne devono avere un’anzianità contributiva di almeno 41 anni e 10 mesi, mentre gli uomini di 42 anni e 10 mesi.

È possibile andare in pensione subito pagando i contributi in anticipo?

Non è possibile andare in pensione subito pagando i contributi in anticipo, infatti l’INPS consente di versare i contributi mancanti in modo volontario, ma non per accedere alla pensione anticipata.

Quali sono le patologie per andare in pensione prima?

L’INPS prevede la possibilità di ridurre l’età anagrafica necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia di 6 anni per gli uomini e di 11 anni per le donne in caso di malattie croniche invalidanti, tra cui cecità completa o parziale, patologie renali, diabete mellito, sindrome di Down e alcune malattie rare come la fibrosi cistica.

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