La pensione di reversibilità è una misura posta a tutela degli eredi del pensionato defunto e ha lo scopo di valorizzare il legame che univa il de cuius con i suoi parenti più prossimi. Si tratta di un tema disciplinato da una normativa ad hoc, che prevede anche la possibilità di cumulo con altri redditi.
Quando la pensione di reversibilità fa cumulo con altri redditi? Il legislatore ha previsto in quali casi i redditi sono cumulabili e a quali limiti sono soggetti. Al crescere del reddito percepito, in caso di cumulo è prevista una decurtazione progressiva della pensione di reversibilità.
La normativa presenta di certo delle lacune, perché in alcuni casi porta a delle situazioni inique che più volte le associazioni dei consumatori hanno segnalato. A riprova delle criticità della disciplina sul cumulo tra pensione di reversibilità e altri redditi, dobbiamo segnalare una sentenza della Corte Costituzionale che ha posto dei limiti precisi alla decurtazione della pensione di reversibilità in presenza di altri redditi personali.
Quali sono i redditi che fanno cumulo? | Quelli assoggettabili ad Irpef, quelli da lavoro dipendente, i redditi prodotti all’estero e le pensioni estere |
Quali redditi non sono cumulabili? | Abitazione, TFR, arretrati, altra pensione di reversibilità, assegni di invalidità, assegni sociali e rendite vitalizie INAIL |
Cos’ha stabilito la Corte Costituzionale sul cumulo? | Che non è possibile decurtare la pensione di reversibilità di un’ammontare che superi gli altri redditi |
Di quanto viene decurtata la pensione in caso di cumulo con altri redditi? | Dipende dall’ammontare dei redditi |
A chi spetta la pensione di reversibilità
La pensione di reversibilità è un assegno mensile che viene erogato dall’INPS agli eredi del pensionato defunto o del lavoratore assicurato che è venuto a mancare. Nel primo caso si parla propriamente di pensione di reversibilità (ossia una pensione ai superstiti), mentre nel secondo caso è preferibile parlare di pensione indiretta.
Questo assegno viene erogato nella misura del 60% rispetto alla pensione del defunto e gli aventi diritto sono:
- Il coniuge superstite, che può essere anche divorziato se è titolare di un assegno divorzile e non si è risposato, ma solo se l’iscrizione all’INPS è precedente rispetto alla sentenza di divorzio;
- In presenza di un coniuge divorziato (anche di coniuge separato con addebito), quest’ultimo ha diritto alla pensione di reversibilità, ma dovrà dividere l’ammontare della stessa con l’attuale coniuge superstite. Riceverà dunque una quota percentuale della pensione;
- In assenza di coniuge e figli, sono beneficiari i genitori, i fratelli celibi e le sorelle nubili;
- I figli minorenni e anche quelli maggiorenni se inabili o se studenti, ma solo fino al termine degli studi.
Per ottenere la pensione di reversibilità gli eredi devono presentare apposita richiesta presso il portale dell’INPS oppure contattando il numero 803.164 da rete fissa o il numero 06.164.164 da dispositivi mobili oppure presso un Patronato.
Speciali disposizioni sono previste per la reversibilità della pensione a favore di fratelli e sorelle superstiti. Anche questa tipologia di familiari può accedere al beneficio pensionistico, ma è indispensabile soddisfare alcuni requisiti imposti dalla legge, ossia:
- essere cittadini italiani o di un Paese dell’Unione Europea;
- avere meno di 65 anni;
- non essere titolare di una pensione diretta o indiretta, salvo eccezioni previste dalla legge;
- avere convissuto con il fratello o la sorella deceduta per almeno 5 anni negli ultimi 10 anni precedenti la morte del lavoratore o del pensionato, oppure essere stato a carico economicamente del fratello o della sorella defunta.
La pensione di reversibilità per fratelli e sorelle superstiti corrisponde al 20% dell’importo della pensione che il lavoratore o il pensionato avrebbe percepito alla data del decesso. Se più fratelli o sorelle ne hanno diritto, l’importo della pensione viene diviso equamente.
Quando si inizia a percepire la pensione di reversibilità?
Per poter beneficiare della pensione di reversibilità, come anticipato, è necessario presentare domanda all’INPS, che valuterà il diritto alla pensione e determinerà l’importo da erogare. La data di inizio della percezione della pensione di reversibilità dipende dalla data di presentazione della domanda e dalla data del decesso del pensionato originario.
In genere, l’INPS provvede a erogare la pensione di reversibilità a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui viene presentata la domanda, sempre che sussistano i requisiti previsti dalla legge. Tuttavia, se la domanda viene presentata in ritardo rispetto alla data di decesso del pensionato originario, la pensione di reversibilità potrebbe essere corrisposta a partire dalla data di presentazione della domanda, ma non retroattivamente alla data di decesso del pensionato originario.
Come si calcola la pensione di reversibilità?
In generale, la pensione di reversibilità corrisponde al 60% della pensione che il defunto lavoratore avrebbe percepito al momento della sua morte. Tuttavia, il calcolo preciso dell’importo dipende dalla situazione specifica di ogni caso.
Ad esempio, se il defunto lavoratore aveva già raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia, la pensione di reversibilità corrisponde al 60% dell’importo che il lavoratore stesso avrebbe percepito. Se invece il defunto lavoratore era in attesa di raggiungere i requisiti per la pensione di vecchiaia, la pensione di reversibilità corrisponde al 60% dell’importo che il lavoratore avrebbe percepito una volta raggiunti i requisiti.
L’importo della pensione di reversibilità può essere ridotto o aumentato in base al grado di parentela con il beneficiario. Se il beneficiario è il coniuge del defunto lavoratore, l’importo della pensione di reversibilità è generalmente più elevato rispetto ai casi in cui il beneficiario è un figlio o un genitore.
Per conoscere l’importo preciso della pensione di reversibilità, è sempre necessario rivolgersi all’ente previdenziale di competenza e fornire le informazioni necessarie ad eseguire un calcolo corretto.
Quali sono gli altri redditi cumulabili
I redditi cumulabili con la pensione di reversibilità sono indicati in modo preciso dal legislatore. Ecco in dettaglio di cosa si tratta:
- La maggior parte dei redditi assoggettabili ad Irpef;
- I redditi prodotti dai lavoratori autonomi, a cui vengono sottratti i contributi previdenziali obbligatori;
- I redditi finanziari;
- Le pensioni estere;
- I redditi che sono prodotti all’estero.
È bene precisare che non tutti i redditi fanno cumulo con la pensione di reversibilità, infatti alcuni sono esclusi dal cumulo. Si tratta in particolare di:
- Casa di abitazione e pertinenze;
- TFR e i suoi anticipi;
- Gli arretrati;
- Altra pensione di reversibilità percepita dal beneficiario;
- Assegni di invalidità, pensioni sociali e rendite vitalizie INAIL.
Adesso che abbiamo chiaro a chi spetta la pensione di reversibilità e quali sono i redditi cumulabili, possiamo finalmente vedere cosa prevede la normativa e quali eccezioni si applicano.
Pensione di reversibilità e altri redditi: cosa dice la normativa
La legge n. 335 del 1995, conosciuta anche come Riforma Dini, prevede una decurtazione della pensione di reversibilità tutte le volte in cui si superano determinate soglie che riguardano gli altri redditi prodotti. Il valore usato come riferimento è il trattamento minimo annuo del fondo pensione, che attualmente è pari a 523,83€.
Se il reddito prodotto supera di 3 volte il trattamento pensionistico minimo, la pensione di reversibilità è decurtata del 25%. Se il reddito supera il trattamento minimo annuo di 4 volte, la pensione è decurtata del 40%. Infine se il reddito supera 5 volte il trattamento minimo, la pensione di reversibilità viene decurtata del 50%.
L’applicazione di questa normativa comporta una serie di situazioni inique che hanno destato non poche perplessità, perché danneggiano il familiare superstite piuttosto che aiutarlo. Per capire bene di cosa stiamo parlando, possiamo fare alcuni esempi.
Se ad esempio la pensione di reversibilità è pari a 35.000€ e gli altri redditi ammontano a 18.000€, non si verifica alcuna decurtazione, perché non vengono superati i limiti previsti dalla normativa. Se invece la pensione di reversibilità ammonta a 18.000€ e gli altri redditi prodotti raggiungono invece la cifra di 35.000€, si applica invece la decurtazione del 50% della pensione di reversibilità.
Sebbene in entrambi casi il cumulo tra pensione e altri redditi dà una somma di 53.000€, nel primo caso il familiare superstite non subirà alcuna decurtazione, mentre nel secondo caso percepirà soltanto 44.000€. Questa disparità di trattamento non è stata ancora superata da un intervento del legislatore, ma la Corte Costituzionale è intervenuta di recente per apportare alcune importanti correzioni alla normativa.
Aggiornamenti Normativi Post-Circolare n. 108/2023
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2022, l’INPS ha adottato dei cambiamenti significativi nella gestione delle pensioni di reversibilità, come riportato nella circolare n. 108/2023. Questa sentenza ha dichiarato parzialmente incostituzionale l’articolo 1, comma 41 della legge n. 335/1995, stabilendo che le decurtazioni applicate sulle pensioni di reversibilità in presenza di altri redditi non possano eccedere l’ammontare complessivo di questi ultimi.
In risposta, l’INPS ha annunciato che procederà automaticamente alla riliquidazione delle pensioni di reversibilità interessate, correggendo eventuali decurtazioni non conformi e riconoscendo gli arretrati nei limiti della prescrizione quinquennale. Questo significa che i beneficiari di pensione di reversibilità che hanno subito riduzioni superiori ai loro redditi aggiuntivi potranno ricevere un rimborso per le somme indebitamente decurtate.
I limiti di reddito, oltre i quali si applicano i tagli alla pensione di reversibilità, sono stati aggiornati in base all’inflazione media registrata e alle direttive dell’INPS. Con l’aumento del trattamento minimo dovuto all’inflazione del 7,3%, si alzano di conseguenza le soglie reddituali entro cui si può godere della pensione di reversibilità senza subire decurtazioni. Ciò comporta che un maggior numero di persone avrà diritto alla pensione di reversibilità senza tagli, migliorando così il supporto finanziario per i beneficiari e il loro nucleo familiare.
Per quanto riguarda le soglie per il 2023, non si procede a riduzioni se nel nucleo familiare ci sono figli minori, studenti o inabili. In caso contrario, la pensione di reversibilità viene erogata per intero fino a un reddito pari a tre volte il trattamento minimo annuo, al 75% per redditi tra tre e quattro volte tale importo, al 60% per redditi tra quattro e cinque volte, e al 50% per redditi superiori a cinque volte il minimo annuo.
Le nuove disposizioni e gli aggiornamenti normativi richiedono un’attenta pianificazione finanziaria da parte dei beneficiari e possono rappresentare un cambiamento significativo per molti di essi. È importante che tutti i beneficiari si informino adeguatamente sulle nuove regole e, se necessario, si rivolgano a consulenti specializzati o all’INPS per una guida specifica sulla propria situazione.
Ultimi aggiornamenti
Dopo la Circolare n. 108/2023, l’INPS ha apportato ulteriori dettagli e aggiornamenti per adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2022, confermando il ricalcolo d’ufficio delle pensioni di reversibilità in cui le riduzioni superino i redditi aggiuntivi del beneficiario. Tale ricalcolo riconosce arretrati e interessi legali entro i limiti di prescrizione quinquennale, con rivalutazioni che tengono conto degli effetti inflazionistici per il 2024.
Le recenti precisazioni includono specifiche soglie reddituali, che prevedono esenzioni da riduzioni per redditi annui sotto i 23.345,79 euro, con decurtazioni del 25% e 40% per fasce di reddito superiori. Il ricalcolo mira a garantire che l’importo ridotto della pensione di reversibilità non superi i redditi aggiuntivi percepiti, tutelando così il diritto dei superstiti a un trattamento pensionistico equo e bilanciato rispetto alla propria situazione economica. Le nuove disposizioni sono particolarmente rilevanti per i nuclei con minori, studenti, o inabili, che non subiranno alcuna decurtazione.
I limiti alla decurtazione della pensione di reversibilità previsti dalla Corte Costituzionale
Con la sentenza n. 162 del 30 giugno 2022, la Corte Costituzionale ha stabilito che la decurtazione della pensione di reversibilità in caso di cumulo con altri redditi, non può superare l’ammontare complessivo dei redditi prodotti
Le motivazioni della Corte si sono focalizzate sulla ragion d’essere della pensione di reversibilità, che di fatto rappresenta una misura assistenziale a beneficio del familiare superstite. Una decurtazione della pensione che eccedesse il limite dei redditi prodotti, invece che aiutare l’erede del defunto, finirebbe per nuocergli, contraddicendo la volontà dello stesso legislatore.
La pronuncia della Corte Costituzionale è un primo passo per realizzare quella giustizia sociale che in alcuni casi viene a mancare per effetto dell’applicazione della normativa sul cumulo tra pensione di reversibilità e altri redditi. Si tratta anche di un segnale importante che mette sotto i riflettori la questione degli effetti distorti che possono derivare dall’applicazione della legge.
Fondo pensione Moneyfarm
Dall’ammontare della pensione percepita può dipendere il tenore di vita del beneficiario, che in mancanza di altri redditi può trovarsi in una situazione di difficoltà economica. Si tratta di problematiche che si possono evitare se si pianificano con lungimiranza gli anni della pensione e si sceglie di aderire ad un Fondo Pensione
Come funziona il Piano Pensione Moneyfarm? Nel momento in cui si stipula un Piano individuale pensionistico, il risparmiatore accantona delle somme di denaro, che vengono investire in modo efficiente in appositi fondi, che in base all’orientamento del sottoscrittore possono includere ETF, essere orientati alla sostenibilità e raggiungere determinati obiettivi in linea con il profilo di rischio dell’investitore.
Nel tempo l’investimento darà i suoi frutti, che si potranno raccogliere durante gli anni del pensionamento, attraverso un assegno pensionistico che può anche sommarsi con un’altra tipologia di pensione. Il primo passo è quello di scegliere la migliore pensione integrativa in base alle proprie esigenze e iniziare senza indugio a versare dei contributi periodici che diventeranno una vera e propria assicurazione per un futuro economico più sereno.
Per i versamenti è prevista la deducibilità fino a 5.164,57€ e un regime fiscale pari al 20% per la tassazione sui rendimenti, invece dell’abituale 26% che di solito si applica agli altri investimenti. Il risparmiatore può tenere sotto controllo il suo investimento, che è gestito in sicurezza e con la massima trasparenza.
La normativa sul cumulo tra pensione di reversibilità e altri redditi non è di certo perfetta, ma grazie all’intervento della Corte Costituzionale sono stati mossi i primi passi per rendere la legge più equa. Questa tipologia di pensione è una misura assistenziale che va al di là del valore monetario, perché dà valore al legame tra il defunto e i suoi parenti più prossimi.
In alcuni casi la pensione di reversibilità rappresenta un valido aiuto per i beneficiari che non hanno altri redditi e possono trovarsi in difficoltà economiche. Oggi è possibile agire per tempo per costruire una pensione integrativa e raggiungere il sogno di un futuro più sereno durante gli anni del pensionamento. Esistono diversi tipi di Fondo Pensione, quindi non sarà difficile trovare quello più adatto alla propria situazione.
Domande frequenti
La pensione di reversibilità fa cumulo con altri redditi?
I redditi cumulabili sono quelli assoggettabili ad Irpef, quelli prodotti all’estero, quelli che derivano da lavoro autonomo e le pensioni estere dirette.
C’è cumulo tra pensione di reversibilità e pensione di invalidità?
No, la pensione di invalidità non fa cumulo con la pensione di reversibilità.
C’è cumulo tra pensione di reversibilità e assegno sociale?
Anche l’assegno sociale rappresenta una delle eccezioni previste dalla normativa, infatti si tratta di redditi non cumulabili con la pensione di reversibilità.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.