Sappiamo bene che il nostro Paese registra un livello di alfabetizzazione finanziaria più basso rispetto ad altri, e anche se i dati stanno lentamente migliorando c’è ancora molta strada da fare. Capita molto spesso infatti che i lavoratori – soprattutto chi ha appena iniziato – non sappiano leggere la propria busta paga e, di conseguenza, non comprendano il funzionamento delle tasse, dei contributi e di tutte le altre voci contenute.
In questo approfondimento ci concentriamo in particolare sull’imponibile previdenziale, un dato importantissimo ai fini pensionistici.
Come funzionano i contributi?
Per semplificare, possiamo definire i contributi come le quote dello stipendio che vengono destinate al finanziamento delle prestazioni pensionistiche e assistenziali. Si tratta di versamenti obbligatori che vengono fatti all’INPS (o ad altri enti previdenziali) e all’INAIL, e che nel caso di un contratto di lavoro subordinato sono a carico sia dell’azienda sia del lavoratore.
L’importo di questi versamenti viene calcolato in percentuale sulla retribuzione secondo un conteggio che può variare a seconda della tipologia del rapporto di lavoro, del contratto collettivo di riferimento o della mansione che si svolge.
Come si calcola l’imponibile previdenziale?
L’imponibile previdenziale è l’importo di partenza per calcolare i contributi previdenziali. Non corrisponde allo stipendio lordo, bensì alla somma di tutti i compensi percepiti dal lavoratore: non solo la paga base o gli scatti di anzianità, ma anche le eventuali provvigioni, mentre sono escluse voci come il TFR o l’indennità di trasferta.
Per individuare l’imponibile previdenziale è sufficiente cercare questa voce direttamente nel proprio cedolino, mentre i lavoratori autonomi potranno ricavarlo sottraendo le spese che hanno sostenuto agli incassi ottenuti nel corso dell’anno.
Per calcolare i contributi previdenziali – vale a dire l’importo da versare all’INPS o all’ente di appartenenza – è necessario applicare l’aliquota di riferimento, che in linea di massima si aggira attorno al 33%. Nel caso di contratti subordinati, il pagamento è per 1\3 a carico del lavoratore (che se li vedrà addebitare direttamente in busta paga) e per 2\3 a carico dell’azienda, mentre gli autonomi dovranno provvedere da sé.
Imponibile previdenziale: perché è importante ai fini pensionistici?
Come abbiamo visto, l’imponibile previdenziale è il punto di partenza per il calcolo dei contributi, che saranno un dato fondamentale per determinare l’importo della nostra pensione. L’ammontare dell’assegno pensionistico, infatti, dipende proprio dai contributi versati per ogni anno di lavoro, rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione e moltiplicati per un coefficiente di trasformazione che varia a seconda dell’età del lavoratore al momento della pensione.
Se volete farvi un’idea di quanto sarà la vostra pensione, il sito INPS offre la possibilità – solo per chi ha un contratto subordinato – di fare una simulazione, ma vi possiamo già dire che molto probabilmente avrà un valore inferiore rispetto al vostro stipendio. Si tratta del gap previdenziale, vale a dire lo scarto tra l’ultimo stipendio e il primo assegno pensionistico: un fenomeno che purtroppo molti lavoratori sottovalutano, ma che può influire in maniera negativa sul proprio stile di vita una volta raggiunta la tanto attesa pensione. La buona notizia, però, è che il gap previdenziale si può colmare, iscrivendosi ad un piano pensionistico integrativo fin dai primi anni di lavoro.
PIP Moneyfarm: la pensione integrativa semplice e trasparente
In un mondo ideale ogni persona sottoscriverebbe un piano di pensione integrativa già al suo primo giorno di lavoro, ma nel mondo reale questo non avviene con abbastanza frequenza. Il motivo è legato da una parte alle scarse conoscenze che le persone hanno su questi argomenti, e dall’altra alle difficoltà che molti incontrano nel mettere da parte qualcosa ogni mese.
Il PIP Moneyfarm nasce per rendere la pensione integrativa il più semplice possibile: si tratta di uno strumento di accumulo aperto a tutti i lavoratori, dipendenti e non, e che permette di ottenere una rendita vitalizia al raggiungimento della pensione pubblica. Chi sottoscrive il PIP Moneyfarm non ha nessun vincolo sulla frequenza o sull’importo dei versamenti, ma può scegliere liberamente quando e quanto contribuire alla propria posizione. Il tutto, con una spesa trasparente e contenuta: il PIP Moneyfarm infatti prevede solamente un contributo amministrativo di 10 euro l’anno e un costo di gestione dell’1,25% all’anno, calcolato sul controvalore dell’investimento indipendentemente dalla linea scelta.
Inoltre il PIP Moneyfarm dà diritto a tutte le agevolazioni fiscali previste dalla normativa, come la possibilità di dedurre i contributi versati dall’imponibile IRPEF fino ad un massimo di 5.164,57 euro all’anno, l’esenzione dall’imposta di bollo e la tassazione agevolata sui rendimenti.
Le soluzioni Moneyfarm per tutelare il futuro
La pensione è traguardo importante della vita, ma non è l’unico: ecco perché è importante conoscere gli strumenti finanziari che possono aiutarci a pianificare il nostro futuro con serenità.
Se il PIP Moneyfarm è pensato per colmare il gap previdenziale, il PAC (Piano di Accumulo Capitale) è la soluzione ideale per chi vuole costruire un capitale nel tempo con investimenti regolari, mentre Liquidità+è il portafoglio dedicato a chi è alla ricerca di rendimenti nel breve termine, magari per affrontare spese importanti.
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Domande Frequenti
A cosa serve l’imponibile previdenziale?
L’imponibile previdenziale è la base di partenza per il calcolo dei contributi previdenziali: è l’importo al quale vengono applicate le aliquote di riferimento.
L’imponibile previdenziale corrisponde alla mia pensione?
No, l’assegno pensionistico dipende dai contributi versati durante il percorso lavorativo, rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione e moltiplicati per un coefficiente variabile.
Come posso avere un assegno pensionistico più alto?
Complice il gap previdenziale, difficilmente la pensione pubblica sarà sufficiente per mantenere il proprio tenore di vita sul lungo termine. La soluzione è investire fin dai primi anni di lavoro in un piano individuale pensionistico come il PIP Moneyfarm, per integrare l’assegno pubblico con una rendita vitalizia.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.