Il versamento di contributi previdenziali è una prassi obbligatoria, che assicura il lavoratore contro tutti quegli eventi che non gli permettono di svolgere la sua attività lavorativa. La motivazione può essere legata all’anzianità, all’inabilità, all’invalidità o alla morte del lavoratore.
La contribuzione previdenziale costituisce un obbligo, che viene assolto mediante versamenti periodici da parte del lavoratore o da parte del datore di lavoro, che in quest’ultimo caso opera come sostituto d’imposta. L’ammontare dei versamenti dipende da diversi fattori, come ad esempio il periodo lavorato (come nel caso dei lavoratori dipendenti) o il reddito generato (come avviene nel caso dei lavoratori autonomi).
Il mancato rispetto degli obblighi contributivi comporta l’applicazione di sanzioni, che possono colpire sia il lavoratore sia il datore di lavoro.
Chi paga i contributi previdenziali nel lavoro dipendente? | Paga il datore di lavoro, ma per i due terzi è a carico del lavoratore |
Chi paga i contributi previdenziali nel lavoro autonomo? | Paga il lavoratore in autonomia |
Come si calcolano nel lavoro dipendente? | Sulla base del periodo lavorato |
Come si calcolano nel lavoro autonomo? | In base al reddito generato |
Contribuzione previdenziale: cosa significa?
Prima di spiegare cosa sono i contributi previdenziali, dobbiamo sottolineare che senza la contribuzione previdenziale non sarebbe possibile il pagamento delle pensioni e di tutti quegli strumenti di previdenza indispensabili per il lavoratore.
I contributi previdenziali sono dei versamenti periodici a cui è obbligato il lavoratore per assicurarsi una pensione, ma anche il pagamento dei giorni di malattia o di maternità oppure l’indennità di disoccupazione e la cassa integrazione. La fetta più grande di questi contributi va a confluire nella pensione che il lavoratore percepirà al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento.
In base al sistema pensionistico contributivo, l’ammontare dell’assegno previdenziale è determinato soprattutto sulla base dei contributi versati nel tempo, che vengono accantonati nel suo cassetto previdenziale da parte dell’INPS o della cassa a cui il lavoratore aderisce.
Come funzionano i contributi previdenziali?
Versare i contributi previdenziali e assistenziali è un obbligo previsto dalla legge. Nel momento in cui si inizia un’attività lavorativa, dipendente o autonoma, scatta l’obbligo di versare questi contributi, come se si trattasse di un premio assicurativo indispensabile per ottenere l’erogazione delle prestazioni previdenziali.
In genere il lavoratore dipendente non si accorge di questi versamenti, perché vengono decurtati dalla busta paga e versati dal datore di lavoro. Due terzi dei contributi previdenziali sono a carico del lavoratore, mentre un terzo è a carico del datore di lavoro, che deve provvedere al versamento entro il 16 del mese successivo rispetto al periodo di paga.
Nel caso di lavoro autonomo, invece, non è previsto alcun sostituto d’imposta. Infatti dev’essere lo stesso lavoratore a provvedere ai pagamenti secondo delle scadenze prefissate.
Come si calcolano?
Ogni contributo previdenziale viene calcolato sulla base di alcuni parametri, come il tipo di lavoro (dipendente o autonomo), il minimale della retribuzione, la cassa previdenziale di appartenenza e il tipo di attività svolta dai possessori di partita iva.
Per fare un calcolo approssimativo, possiamo dire che un lavoratore dipendente pagherà il 33% di contributi, ma si tratta di una percentuale che può variare in base ai contributi versati per un’eventuale disoccupazione, per la malattia, la maternità, il TFR, per l’assegno per il nucleo familiare o per la cassa integrazione.
I contributi previdenziali del lavoratore autonomo si calcolano invece sulla base del reddito generato nel periodo di riferimento, anche se per alcune categorie ed entro determinate soglie, si pagano i contributi in misura fissa e non percentuale. Ogni situazione va quindi valutata in modo specifico, perché le variabili in gioco sono moltissime.
Pagamento dei contributi
Nel caso dei lavoratori dipendenti, sarà il datore di lavoro a provvedere al pagamento, versando i contributi il giorno 16 del mese successivo rispetto al periodo di paga. I lavoratori autonomi devono invece provvedere da sé al pagamento, rispettando le scadenze previste dalla legge per i contributi fissi:
- 16 maggio;
- 20 agosto;
- 16 novembre;
- 16 febbraio dell’anno successivo.
I contributi da pagare in percentuale sulla base del reddito generato si andranno a pagare invece il 30 giugno e il 30 novembre. Il mancato rispetto delle scadenze comporta sanzioni e l’applicazione di interessi di mora, quindi è bene tenere a mente le date e rispettarle.
Tipologie di contributi previdenziali
Sebbene i contributi previdenziali abbiano la stessa finalità e siano la base per il calcolo dell’assegno pensionistico, sono previste regole diverse a seconda se facciano capo al lavoratore dipendente oppure al lavoratore autonomo.
Lavoratori dipendenti
I contributi previdenziali sono a carico del lavoratore per i due terzi, mentre un terzo resta a carico del datore di lavoro. Tali contributi non possono essere inferiori a quelli calcolati sul salario minimo previsto per legge. Con buona approssimazione, possiamo dire che corrispondono al 33% rispetto al salario lordo, ma questa percentuale può variare in base a diversi fattori.
Lavoratori autonomi
Esistono numerose casse professionali di previdenza, in cui vanno a confluire i contributi previdenziali delle varie categorie di liberi professionisti. I lavoratori autonomi che non sono iscritti ad una cassa previdenziale di categoria, versano i contributi alla Gestione Separata INPS e pagheranno come contributi il 25,72% rispetto al fatturato.
Artigiani e commercianti pagano i contributi previdenziali secondo le stesse scadenze, e hanno la possibilità di scegliere tra i contributi fissi di 3.600 euro sul reddito minimo di 15.548 l’anno, oppure i contributi percentuali, che variano in base alle diverse fasce di reddito.
Come prepararsi alla pensione sin da subito? Scegli la pensione integrativa migliore
Pianificare la pensione con largo anticipo è un atto di responsabilità e protegge dal rischio di dover abbassare in modo drastico il tenore di vita nel momento del pensionamento. In genere l’assegno pensionistico non riesce ad eguagliare le entrate lavorative e il suo valore di assottiglia sempre più con l’aggiornamento della legislazione in materia previdenziale.
È per questa ragione che è consigliabile affidarsi alla previdenza complementare e scegliere la migliore pensione integrativa tra quelle disponibili sul mercato. Esistono diversi tipi di fondi pensione, infatti è possibile selezionare quello più adatto alle proprie esigenze.
Il Piano Pensione Moneyfarm è apprezzato per la sua flessibilità e trasparenza e in più offre ai futuri pensionati anche la certezza di essere affiancati da consulenti esperti, che si occuperanno di investire il capitale accumulato per farlo crescere in modo graduale e costante. I lavoratori dipendenti che scelgono di versare anche il TFR, accedono anche ad una tassazione agevolata che rende ancora più conveniente l’investimento.
L’importanza della previdenza complementare
Nel contesto attuale, caratterizzato da una crescente incertezza sul futuro delle pensioni pubbliche, il video presentato nell’evento organizzato da Moneyfarm con la partecipazione di esperti del settore previdenziale, mette in evidenza l’importanza cruciale di integrare il piano pensionistico classico con soluzioni di previdenza complementare. Durante l’evento, Davide Cominardi, manager del team di consulenza di Moneyfarm, ha sottolineato come la società, pioniera nella gestione del risparmio digitale in Italia, miri a sensibilizzare il pubblico sull’educazione finanziaria, con particolare attenzione alla pianificazione pensionistica.
Il dibattito ha approfondito i requisiti attuali per l’accesso alla pensione, evidenziando la distinzione tra pensione per età e per anzianità contributiva, e ha messo in luce il cosiddetto GAP previdenziale, ovvero la differenza tra l’ultimo reddito percepito durante l’attività lavorativa e l’importo della pensione. In questo scenario, Gino Fassina di Alliance Global Life ha illustrato come la previdenza complementare possa rappresentare una soluzione efficace per colmare tale gap, offrendo flessibilità e vantaggi fiscali non trascurabili.
Conclusioni
I contributi previdenziali vengono versati nel momento in cui si inizia un’attività lavorativa, quindi anche i lavoratori più giovani costruiscono pian piano il proprio cassetto previdenziale, ma in modo differenziato a seconda della tipologia di lavoro, della cassa previdenziale e del regime fiscale.
Le legislazione previdenziale si aggiorna di continuo e quindi nel tempo cambiano le regole che disciplinano l’assegno pensionistico e i requisiti per il pensionamento. Questa incertezza rende necessario pianificare il momento della pensione con oculatezza e valutare le varie forme di previdenza complementare.
Qualunque sia l’ammontare dei contributi previdenziali obbligatori versati, con una pensione integrativa il contribuente si assicura un futuro più roseo e privo di incertezze economiche. I giovani lavoratori possono sfruttare il vantaggio del tempo, mentre i lavoratori che sono più vicini al pensionamento possono esplorare una strategia previdenziale diversa e in linea con la loro situazione e i loro obiettivi.
Domande frequenti
Cosa sono i contributi previdenziali?
Si tratta di versamenti periodici obbligatori che assicurano al lavoratore una prestazione previdenziale, non appena raggiungerà i requisiti per la pensione. Tali contributi servono anche a pagare l’indennità di disoccupazione, di maternità, di malattia o di morte.
Chi deve versare i contributi previdenziali?
Tutti i lavoratori sono chiamati a versare i contributi previdenziali e assistenziali, ma nel caso dei lavoratori dipendenti, sarà il datore di lavoro a provvedere al pagamento, che in parte è a carico del lavoratore e in parte a suo carico. I lavoratori autonomi provvedono invece in autonomia a pagare i contributi, secondo le scadenze fissate dalla legge.
La contribuzione previdenziale si può affiancare alla previdenza complementare?
La risposta è sì, infatti questa scelta permette di percepire oltre all’assegno pensionistico obbligatorio, anche una pensione integrativa, così da assicurare al pensionato un migliore tenore di vita.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.