In base agli ultimi dati Istat, tra il 2022 e il 2023 le “persone sole” sono passate da 8.364.000 a 8.846.000, mettendo a segno una crescita di oltre un punto percentuale in un solo anno. A oggi, single, separati e vedovi che non si sono mai risposati rappresentano il 15% della popolazione italiana, portando con sé una serie di sfide anche sul piano economico.
Secondo la nostra ricerca, apparsa questa settimana in esclusiva su Il Corriere della Sera, chi vive da solo spende ogni mese 564 euro in più rispetto a una coppia che divide a metà le spese. L’indipendenza costa cara e il divario economico pesa soprattutto su alcune categorie di spese come abitazione, utenze domestiche e generi alimentari.
“Uomini soli”: tra gli under 45 gli uomini single sono il doppio rispetto alle donne
In un solo anno la percentuale di famiglie con un unico componente è passata dal 33,1% al 34,4% del totale, con punte del 36% circa nel nord-ovest e nell’Italia centrale, mentre al sud si scende al 30,5%. A livello anagrafico, quasi una persona sola su due (47%) ha più di 65 anni: ben 4,1 milioni di anziani soli, di cui oltre la metà (54%) sono vedove. Una persona sola su tre (32%) ha tra i 45 e i 64 anni, mentre solo una su cinque (21%) ha meno di 45 anni.
Se si guarda allo stato civile, la maggioranza delle persone sole (41%) è “single da sempre”, cioè non si è mai sposata: si tratta di oltre 3,6 milioni di persone, in aumento rispetto ai 3,3 milioni censiti nel 2022. Sotto i 45 anni gli uomini single da sempre (12%) sono il doppio rispetto alle coetanee donne (6%), ma questo rapporto si riequilibra con il passare degli anni fino a invertirsi leggermente sopra i 65 anni, con le nubili al 4% e i celibi al 3%. Naturalmente questa è la fotografia attuale e, considerando l’aumento dei matrimoni celebrati oltre i 40 e i 50 anni, alcuni dei single più giovani potranno in futuro sposarsi.
I vedovi rappresentano il 35% delle “persone sole” (in calo rispetto al 37% del 2022), per un totale di 3.079.000 di italiani, in netta prevalenza donne over 65 per via della maggior longevità femminile, unita all’età media più bassa delle spose.
Il restante 24% degli italiani soli, infine, è rappresentato dai separati che non si sono più risposati: questa categoria comprende 2.126.000 persone, in aumento rispetto alle 1.945.000 del 2022, per lo più uomini tra i 45 e i 64 anni, che rappresentano l’8% del totale delle persone sole, contro il 6% delle coetanee.
Il costo di essere single
La scelta di non sposarsi o convivere spesso riflette un desiderio di libertà e autodeterminazione, ma può avere anche conseguenze non trascurabili dal punto di vista finanziario: diverse spese fisse, infatti, se divise a metà in una coppia, pesano molto meno sul reddito disponibile dei singoli partner. Per calcolare quanto pesi essere single sul bilancio a fine mese, abbiamo stimato prima l’ammontare delle spese sostenute da chi vive da solo, per poi confrontarlo con quello di una famiglia composta da due persone.
Complici i livelli elevati di inflazione registrati negli ultimi anni, la spesa media mensile per chi vive da solo è passata dai 1.796 euro del 2021 ai 1.972 euro del 2023, con un minimo di 1.825 euro per gli over 65 e un massimo di 2.156 euro per chi è in età da lavoro, tra i 35 e i 64 anni. Cifre decisamente superiori rispetto a quelle stimate per una coppia, che affronta costi mensili pari a 2.816 euro, quindi, nell’ipotesi di suddivisione equa delle spese tra i due partner, 1.408 euro a testa. Mantenere la propria autonomia, vivendo da soli, può essere considerato quasi un lusso: secondo i nostri calcoli, i single spendono circa 564 euro al mese in più rispetto a chi convive.
Analizzando i dati Istat, si notano alcune voci di spesa per cui la differenza tra single e coppie è più marcata. Anzitutto per vivere in due non serve un appartamento grande il doppio, per cui è inevitabile che la spesa per abitazione e utenze pesi molto di più sul bilancio dei single, con una differenza di ben 345 euro in più al mese (+65%). Se si sommano anche le spese destinate a mobili ed altri servizi per la casa, chi vive in due spende mediamente 587 euro a testa al mese, contro i 949 euro di chi vive da solo.
Avere un partner, però, conviene anche quando si va in vacanza o a cena fuori. È l’effetto “dessert con due cucchiaini” che permette a una coppia di spendere “solo” 71 euro al mese per alberghi e ristoranti. Al contrario, per la pizza con gli amici o una camera in hotel, i single devono mettere in conto 100 euro al mese, e cioè 29 euro in più (+41%).
Per quanto riguarda i generi alimentari, bisogna tenere presente che il costo al chilo aumenta al diminuire della quantità acquistata, penalizzando i single: per cibo e bevande, chi vive solo spende in media ben 337 euro al mese, contro i 266 euro a testa di chi convive, con un maggior costo di 71 euro (+27%). Per le spese “indivisibili”, cioè legate alla persona, invece, il costo mensile non varia sensibilmente: ad esempio i single devono sostenere spese per trasporti e servizi sanitari superiori di appena, rispettivamente, il 6% e il 15% rispetto a chi è in coppia.
Quanto si risparmia se si sceglie di convivere
In base ai calcoli di cui sopra, per chi convive la quota di reddito risparmiato è ovviamente più sostanziosa e il risparmio aumenta al crescere del periodo di convivenza. Così, prima si va a convivere, maggiori sono i “consumi da single” che vengono evitati e più aumentano, di conseguenza, i risparmi. Abbiamo calcolato quanto avrebbero messo da parte, al compimento dei 50 anni, tre persone che avessero deciso di andare a convivere in età diverse e di dividere a metà le spese con il proprio partner.
- Chi va a convivere a 45 anni, a 50 anni avrà risparmiato 33.839 euro.
- Chi va a convivere a 35 anni, a 50 anni avrà risparmiato 101.516 euro.
- Chi va a convivere a 25 anni, a 50 anni avrà risparmiato ben 169.194 euro.
Se poi i 564 euro risparmiati ogni mese venissero investiti, ecco quanto si potrebbe ottenere secondo le nostre stime.
- Chi va a convivere a 45 anni, a 50 anni avrà un capitale disponibile di 34.889 euro, se ha optato per un investimento a basso rischio (obbligazionario governativo europeo, FTSE EMU Government Bond Index), oppure di 36.850 euro se ha scelto un investimento ad alto rischio (azionario mondiale, MSCI World).
- Chi va a convivere a 35 anni, a 50 anni potrà disporre di un capitale di 105.533 euro (basso rischio) o di 122.679 euro (alto rischio).
- Chi va a convivere a 25 anni si ritroverà a 50 anni con un capitale compreso, a seconda della scelta di investimento effettuata, tra i 182.227 e i 240.268 euro.
Il nostro Investment Consultant Manager Davide Cominardi ha commentato: “Aumentano gli italiani che vivono da soli, una scelta che può avere conseguenze importanti anche dal punto di vista economico. La vita di coppia, che si sia sposati o si conviva, consente di ammortizzare diverse voci di spesa, con un risparmio che aumenta al crescere del periodo di vita insieme. In un periodo segnato da incertezze globali come quelle degli ultimi anni, riuscire a mettere da parte dei risparmi è diventato un passo fondamentale per garantirsi una certa tranquillità personale di fronte agli imprevisti della vita. Tuttavia, è ancora più importante non lasciare questi risparmi fermi su un conto corrente, esposti al rischio di erosione dovuto all’inflazione: per ottimizzarne la gestione e massimizzare i benefici economici della vita di coppia è necessario impiegarli in modo strategico, attraverso una pianificazione finanziaria adeguata e tempestiva, meglio se supportata dall’esperienza di un consulente professionista che aiuti a elaborare una strategia di investimento coerente con l’età, gli obiettivi e il profilo di rischio del risparmiatore”.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.