Taglio Fed in vista a meno di 8 settimane dalle elezioni Usa

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Cosa aspettarsi dalla Federal Reserve (Fed) questa settimana? Una scelta di politica monetaria in questo clima elettorale esprime anche un voto politico? Stamattina il nostro Quantitative Analyst, Giorgio Broggi, è intervenuto a Due di Denari su Radio24 per commentare la politica monetaria della Fed e altre decisioni in arrivo questa settimana dalle banche centrali nel mondo. Puoi ascoltare l’intervento qui dal minuto 07:00.

Tutti gli occhi sono puntati sulla Fed: cosa aspettarsi?

Se guardiamo ai futures sui tassi di interesse, i mercati si aspettano addirittura due tagli questo mercoledì, con un 60% di probabilità (implicita). Noi siamo più propensi a stimare un taglio di 25 punti base, ma più che fare previsioni ci interessa ricordare il contesto macro. Da fine luglio, a causa del dato molto negativo sull’occupazione negli Stati Uniti, i mercati avevano iniziato a prezzare un rischio recessione elevato e di conseguenza più tagli ai tassi da parte della Fed. Dati man mano più positivi hanno cambiato un po’ le cose: i mercati continuano ad aspettarsi un rallentamento ma, come confermato anche dall’ottima performance dell’S&P della scorsa settimana, oggi siamo tutti d’accordo sul fatto che l’economia non sarà in recessione, una notizia decisamente positiva.

A maggior ragione dopo le tensioni di ieri, qualcuno diceva che la Fed aspetti il risultato elettorale per tagliare perché potrebbe “votare” col suo taglio. Esiste davvero questo legame?

Trump ha già detto più volte che vorrebbe togliere un po’ di potere alla banca centrale americana, che fortunatamente oggi rimane un organismo indipendente. Inoltre Jerome Powell, il presidente della Fed, aveva anticipato che avrebbe tagliato quando sarebbe stato necessario. Noi crediamo, con i mercati, che l’indipendenza della Fed non sia in discussione, altrimenti vedremmo i tassi andare alle stelle e delle crisi di liquidità importanti.

Questa settimana, oltre alla Fed, si riuniscono anche la Bank of England, la banca centrale turca (da cui si attendono tassi invariati), quella sudafricana (che invece taglierà) e quella del Giappone, che invece va in direzione nettamente contraria a tutte le altre. Come convivono gli operatori finanziari con questi comportamenti opposti?

Abbiamo visto a fine luglio una piccola crisi scatenata dall’aumento dei tassi della banca centrale giapponese, che ha messo in difficoltà quegli investitori che stavano prendendo in prestito in yen e comprando, per esempio, in dollari, sfruttando sostanzialmente la differenza sui tassi, che sono molto alti in Usa e molto bassi in Giappone. Da quel momento la BoJ ha comunicato che sarebbe stata più cauta: non ci aspettiamo un taglio per questa settimana e crediamo che si stia realmente focalizzando sulla stabilità finanziaria come preannunciato.

Stiamo entrando nel vivo delle elezioni americane, mancano ormai meno di 8 settimane. Noi crediamo che nessun candidato potrà adottare politiche estreme perché molto probabilmente non avrà la maggioranza per farlo. Ne ha parlato qui più estensivamente il nostro Chief Investment Officer, Richard Flax.

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*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito.

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