La nostra partnership con Poste Italiane

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La risonanza che ha avuto la notizia della nostra partnership con Poste Italiane ha avuto il merito, anche per un solo giorno, di portare l’attenzione sul tema dell’innovazione in Italia, nel sistema finanziario e anche oltre. Abbiamo ricevuto moltissime mail e tutti i principali giornali italiani, oltre che molti giornali internazionali, hanno parlato della vicenda. Sui social media centinaia di persone hanno commentato la notizia.

La notizia è stata recepita in modo positivo. Il fatto che un perno del sistema economico e finanziario italiano come Poste Italiane abbia scelto, per ampliare la propria offerta, la tecnologia di un’azienda italiana che solo dieci anni fa non esisteva, ha destato un interesse notevole, anche oltre quello che ci aspettavamo. Personalmente credo si sia trattato di un segnale importante per l’industria finanziaria e per l’economia digitale italiana.

Proverò a spiegare brevemente perché.

L’accordo si basa sull’utilizzo della nostra tecnologia mediante API, Application Programming Interface. Senza entrare troppo nei dettagli e semplificando al massimo, questa interfaccia permette a due applicazioni di scambiarsi informazioni. In questo modo i servizi digitali possono integrarsi. Attraverso l’interfaccia di un’applicazione posso usufruire del prodotto offerto da un’altra azienda: il cliente di Poste avrà accesso alla Gestione Patrimoniale di Moneyfarm direttamente dalla propria area dedicata. Questo tipo di collaborazione apre le porte a numerose opportunità commerciali che possono migliorare l’esperienza delle persone che usufruiscono di servizi finanziari.

L’utilizzo delle API non è certamente una novità ma la sua applicazione nel settore degli investimenti, in particolare nell’ambito di un accordo commerciale di ampio respiro, resta tuttora molto limitata, soprattutto in Italia.

Ritengo che l’utilizzo delle API possa diventare la principale innovazione nel panorama dell’industria finanziaria degli ultimi vent’anni. Non parlo solamente del (pur rilevante) aspetto commerciale. La possibilità di integrare diversi servizi tra loro ovviamente apre nuove opportunità di fruizione e di condivisione dati, andando a rivoluzionare il modo in cui i servizi vengono strutturati e forniti. Integrando diverse banche dati e diversi ecosistemi sarà possibile andare incontro alle necessità del cliente in modo sempre più preciso e personalizzato.

La nuova strada dell’innovazione

L’utilizzo di questa tecnologia è importante perché apre una nuova strada alle strategie di innovazione. Le aziende più lungimiranti hanno ora la possibilità di rivolgersi a start-up o ad aziende fondate su modelli innovativi per sviluppare determinati aspetti del loro servizio, senza dover necessariamente investire per sviluppare tecnologie in proprio. Questa dinamica permette da una parte alle aziende più grandi di ottimizzare i propri sforzi in ricerca e sviluppo, dall’altra crea un incentivo per tutti coloro che volessero creare impresa in modo innovativo. Un circolo virtuoso che non può che generare nuove possibilità di sviluppo e crescita.

Non credo che si possano definire velleitarie queste aspirazioni. Secondo le Nazioni Unite l’economia digitale rappresenta il 15% del Pil globale. A dominare sono la Cina (30%) e gli Stati Uniti mentre l’Europa resta lontana dai leader dell’innovazione globale. Anche per quanto riguarda gli investimenti in ricerca, l’Europa è ormai indietro rispetto a Usa e Cina. Esiste un rischio che riguarda la capacità dell’economia europea di continuare a crescere.

Per questo motivo è importante la cultura dell’innovazione aperta (open innovation), attraverso sinergie tra realtà tradizionali e aziende native digitali, e noi ci auguriamo, nel nostro piccolo, di aver costituito un precedente almeno per quanto riguarda il settore in cui operiamo e per l’ecosistema finanziario italiano. Secondo Mind The Bridge nell’ultimo anno l’interesse per questo tipo di collaborazioni è decollato anche nel vecchio continente ma, dalla mia esperienza, posso dire siamo ancora lontani dalle economie dei servizi più avanzate.

Sono stato recentemente in Cina e sono rimasto stupito dal livello di integrazione che esiste tra aziende innovative e grandi player digitali. Quello che ho potuto constatare è che se le persone sono abituate a utilizzare il proprio telefono per i pagamenti, sono anche più disposte, di conseguenza, ad adottare soluzioni innovative per tutto quello che riguarda la gestione dei propri servizi finanziari. In Italia discutiamo ancora sull’opportunità di utilizzare il bancomat o meno. Ovviamente non bisogna correre il rischio di fare paragoni impropri: l’Italia non è la Cina. Tuttavia oggi mi sento di vedere la situazione con ottimismo. L’ecosistema digitale italiano sta facendo passi da gigante e alcune importanti novità normative (come MiFID II) sono dalla nostra parte: sono convinto che sapremo dire la nostra nella sfida dell’innovazione.

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