Quando pensiamo alle prospettive per il 2024 e oltre, una delle domande principali riguarda le prospettive delle azioni statunitensi. Questo non solo perché le azioni statunitensi hanno un peso così elevato nei mercati globali (circa il 60% di un ETF ponderato per la capitalizzazione di mercato), ma anche per la loro performance storica. Il grafico seguente mostra i rendimenti relativi per gli ETF di Stati Uniti, Europa, Regno Unito e Mercati emergenti. La sovraperformance degli Stati Uniti è stata notevole. Per i portafogli a più alto rischio, la scelta dell’esposizione azionaria agli Stati Uniti è stata uno dei principali driver di performance.
Ci sono molte elementi da sottolineare per raccontare l’andamento dei titoli azionari. Per gli Stati Uniti, ad esempio, si può parlare molto della crescita dei grandi titoli tecnologici. Per semplicità, però, abbiamo voluto soffermarci su due aspetti: gli utili societari e le valutazioni.
Il grafico seguente mostra l’indice azionario statunitense rispetto a una misura degli utili societari. Le linee non sono esattamente allineate, ma il messaggio di base sembra chiaro: se le aziende aumentano gli utili nel tempo, il loro valore aggregato sale. Le storie devono effettivamente tradursi in qualcosa di tangibile.
Per completezza, ecco lo stesso grafico per le azioni dei mercati emergenti, dove il quadro degli utili è stato più eterogeneo. Anche in questo caso, le linee non corrispondono esattamente, ma raccontano una storia simile.
Analizziamo gli utili dei quattro mercati nel tempo. Come atteso, nell’ultimo decennio le società statunitensi hanno registrato una crescita degli utili più rapida rispetto alle altre, mentre i mercati emergenti sono stati relativamente più arretrati. Anche gli utili del Regno Unito sono piuttosto interessanti: hanno ottenuto risultati migliori di quanto ci si potesse aspettare, ma si sono anche dimostrati più volatili durante il periodo COVID.
Ma la performance dei titoli azionari statunitensi non è dovuta solo al rafforzamento degli utili. Anche la valutazione relativa ha svolto un ruolo importante. Il grafico seguente mostra l’andamento del rapporto prezzo/utili forward per Stati Uniti, Regno Unito ed Europa Ex-UK nell’ultimo decennio (prendendo come punto di partenza il febbraio 2014). Ci sono alcuni punti interessanti. In primo luogo, dopo il COVID si è verificata una divergenza significativa, con una rivalutazione delle azioni statunitensi rispetto a quelle britanniche ed europee. Riteniamo che ciò rifletta l’ottimismo nei confronti del settore tecnologico statunitense (che rappresenta un peso massimo nell’indice) e le prospettive di crescita generalmente più solide. In secondo luogo, è notevole il de-rating del Regno Unito, che appare più economico di circa il 20% rispetto al 2014.
Quindi la combinazione di una crescita degli utili più sostenuta e di valutazioni più elevate ha contribuito a proiettare i titoli azionari statunitensi davanti ai loro peer globali nell’ultimo decennio. Come dobbiamo pensare al futuro? Come sempre, si tratta di una questione complessa. Le valutazioni delle azioni statunitensi sono relativamente più alte rispetto a quelle dei mercati sviluppati. Questo è vero da molto tempo. Prima o poi ciò sarà importante, ma è sempre difficile stabilire quando effettivamente lo sarà. Allo stesso tempo, anche le prospettive degli utili sono probabilmente migliori, anche se guidate da un numero relativamente ridotto di grandi aziende tecnologiche. Lo slancio degli utili è destinato a continuare? Al momento sembra probabile. Scommettere in modo troppo aggressivo contro le azioni statunitensi è stato storicamente un gioco difficile da giocare.
Richard è il Direttore degli Investimenti di Moneyfarm. Si è unito all’azienda nel 2016. È responsabile di tutti gli aspetti della gestione del portafoglio e della sua costruzione. Prima di entrare a far parte di Moneyfarm, Richard ha lavorato a Londra come analista azionario e gestore del portafoglio presso PIMCO e Goldman Sachs Asset Management, e come analista obbligazionario presso Fleming Asset Management. Richard ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario a metà degli anni ’90 nel team di economia globale di Morgan Stanley a New York. Ha conseguito una laurea in Storia presso l’Università di Cambridge, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali ed Economia presso la Johns Hopkins University e un MBA presso la Columbia University Graduate School of Business.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.