Proteggersi dal cambiamento climatico: una nuova prospettiva per gli investimenti ESG

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di Christopher Rudden

Questa settimana ho letto un articolo molto stimolante di Vanessa Houlder e Nathalie Thomas sul Financial Times che sosteneva che gli investitori stiano sottovalutando il rischio del cambiamento climatico, suggerendo che l’effetto che avrebbe sugli investimenti sarebbe maggiore del previsto e che potrebbe raggiungere il 40% in 40 anni. L’articolo mi ha fatto pensare alla necessità di investire di più per mitigare i risultati del cambiamento climatico.

Vorrei iniziare con il dire che la mia formazione è nella gestione degli investimenti: non cerco di predicare o educare sui cambiamenti climatici in questo articolo. Vorrei invece concentrarmi su un’area che ritengo passi sotto il radar quando si parla di investimenti ESG: l’hedging (la protezione).

Le tre tipologie di investimento ESG

Quando si tratta di considerare il cambiamento ambientale nei propri investimenti (la E in ESG), a mio avviso ci sono tre approcci principale:

Esiste il più tradizionale “screening out”, che cerca di rimuovere i contributori più inquinanti da un portafoglio di investimenti ampiamente diversificato. Questo è uno dei modi in cui strutturiamo i nostri portafogli ESG. L’obiettivo è quello di mantenere un’esposizione molto diversificata in termini di settore, geografia e classe di asset, eliminando però gli investimenti diretti nel settore dei combustibili fossili e simili, come le società che non aderiscono all’accordo di Parigi.

Questo è il modo migliore per investire con una parte significativa del patrimonio, poiché garantisce un’esposizione diversificata, tuttavia si potrebbe sostenere che questo approccio ha il minor impatto in relazione al cambiamento climatico stesso.

C’è poi l’“impact investing”. Con questo approccio si tende a concentrarsi sugli investimenti diretti nell’energia pulita, come per esempio nei parchi eolici. L’idea è quella di avere un impatto sulla riduzione del cambiamento climatico o, più precisamente, investire nelle aziende che lo stanno facendo.

Il terzo approccio è quello che forse viene un po’ trascurato, ed è quello su cui voglio concentrarmi un po’ di più: la copertura contro gli esiti del cambiamento climatico.

Copertura contro i potenziali impatti del cambiamento climatico

Gli effetti del cambiamento climatico sono già più concreti di quanto molte persone pensino. Prendiamo ad esempio il tema della siccità: si prevede che la siccità aumenterà drammaticamente se non riusciamo a mantenerci al di sotto dell’obiettivo di aumento del clima di 1,5 gradi all’anno (e forse anche se lo facciamo). Ed è qui che gli investimenti in settori come quello dell’acqua e delle risorse idriche diventano più interessanti.

Ma gli effetti di queste siccità avranno enormi ripercussioni sulle catene di approvvigionamento, sulla produzione alimentare e su molti altri settori. Ciò avrebbe effetti significativi su molte industrie, andando a compromettere la capacità degli investimenti di performare. Investendo nell’acqua, in questo esempio, è possibile compensare questa sottoperformance qualora si verificassero questi problemi.

I più scettici tra voi potrebbero obiettare che si tratta di trarre profitto da un disastro naturale. Se guardiamo solo alla meccanica dei prezzi, questa obiezione potrebbe essere corretta. Tuttavia, direi che si tratta più di una “assicurazione” o di una copertura contro un tipo di rischio che sarà sempre più rilevante. Allo stesso modo in cui un gestore di portafoglio potrebbe acquistare prodotti indicizzati all’inflazione per proteggersi dall’inflazione, o “vendere allo scoperto” per proteggersi dalle recessioni economiche. Entrambe queste evenienze hanno conseguenze negative sulla società, ma ciò non ci impedisce di proteggere i nostri investimenti da esse. Credo che dobbiamo iniziare a considerare il cambiamento climatico come un fattore di rischio per gli investimenti e proteggersi da esso. Come per tutte le protezioni, speriamo che essa non diventi necessaria.

Utilizzare la copertura e la diversificazione a proprio vantaggio

Inserire dei temi e delle industrie specifiche nel proprio portafoglio, può dunque aiutare a proteggersi dai rischi. Come nel caso dell’“impact investing”, questo deve essere fatto con attenzione visto che spesso si tratta di settori volatili. Ad esempio, il nostro ETF sull’acqua ha una volatilità di circa il 15% negli ultimi 3 anni (fonte: Morningstar).

Per questo è saggio prevedere questi investimenti come una parte satellite del proprio portafoglio: si mantiene l’80-90% del portafoglio investito in modo ampio e diversificato e poi il successivo 10-20% (a seconda della tua propensione al rischio) nel “satellite” che è il segmento per le scommesse più specifiche.

Con questo articolo non voglio consigliare a tutti di comprare investimenti idrici, ma di concentrarsi sulla copertura rispetto ai risultati. Potrebbero trattarsi, ad esempio, di investimenti in determinati tipi di agricoltura, che potrebbero essere altrettanto rilevanti. Alcuni prodotti vengono in gran parte prodotti in aree che potrebbero diventare incoltivabili tra 10-20 anni a causa del cambiamento climatico.

Il messaggio chiave è che il mondo sta cambiando e che i cambiamenti climatici avranno sicuramente un impatto. Questi fattori influenzeranno la performance delle aziende e degli investimenti e, se ci prepariamo adeguatamente, potremmo essere in grado di proteggerci da questi eventi. A volte possiamo concentrarci molto su fattori a breve termine, come l’inflazione, la crescita economica e la politica della banca centrale – che ovviamente hanno l’impatto più significativo sugli investimenti, ma vale la pena tenere d’occhio il lungo termine e altri fattori che potrebbero iniziare a entrare in gioco.

Moneyfarm offre molti modi in cui possiamo aiutarvi a rendere i vostri investimenti più rispettosi dell’ambiente, sia attraverso i nostri portafogli ESG (un investimento della prima tipologia tra quelle indicate sopra), sia attraverso la nostra offerta tematica sulla sostenibilità, che si concentra maggiormente sulle categorie 2 e 3. Se desideri discutere queste opzioni con il nostro team di consulenti per gli investimenti, non esitare a prenotare un appuntamento.

Chris Rudden, CFA, responsabile degli Investment Advisor del Regno Unito. Chris lavora in Moneyfarm da oltre 7 anni ed è un analista finanziario abilitato CFA.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.