Per celebrare la fine di questa edizione del Tour de France, abbiamo cercato delle similitudini tra il ciclismo e il mondo degli investimenti. Entrambi richiedono pazienza, strategia, consapevolezza dei propri limiti. Entrambi, alla fine, premiano chi è stato brillante in salita e ha tenuto il punto in discesa.
Il ciclismo, più di ogni altro sport, mette in scena la tragedia dell’uomo contro se stesso. È un esercizio di pazienza e ripetizione. Una gara come il Tour de France è un poema in 21 canti, dove ogni tappa disegna una parabola. Si tratta di un monumento alla resistenza umana: l’ultimo sport epico, fatto da uomini e donne che salgono con il vento in faccia. I suoi eroi non vincono: sopravvivono, nella polvere o nella gloria.
Come il ciclismo, anche gli investimenti sono un percorso fatto di salite e discese. E come nella lunga rincorsa verso la maglia gialla, ciò che conta davvero è come si arriva, non quanto si brilla lungo la strada.
Conta essere primi al traguardo, non lungo il percorso
Nel ciclismo su strada, condurre il gruppo nella prima parte della corsa è raramente decisivo. Si può essere protagonisti per 100 chilometri ed essere riassorbiti alla prima vera salita. Quel che conta davvero è saper controllare le proprie energie per essere freschi quando serve, quando il traguardo si avvicina. Lo stesso principio vale per le grandi corse a tappe: alcuni corridori puntano alla gloria di giornata, ma per entrare nelle prime posizioni della classifica generale serve regolarità.
Anche negli investimenti vale lo stesso principio: il successo di lungo periodo si costruisce ottenendo una buona media. Una performance negativa o positiva in una singola fase può avere un’influenza limitata sul risultato finale. I rendimenti si raccolgono nel tempo, con pazienza e fatica. Ciò che conta è la regolarità. Ecco perché, per la maggior parte degli investitori con obiettivi di lungo periodo, la strategia più sensata è andare verso il traguardo con il proprio passo.
La forza invisibile di stare in gruppo: collaborazione e gioco a somma positiva
Nel cuore del gruppo si corre con meno fatica. L’effetto scia permette a chi sta in mezzo di risparmiare fino al 30% dello sforzo. A turno, alcuni si sacrificano in testa, mentre altri si coprono. Studi aerodinamici mostrano che pedalare a circa 50 km/h nel gruppo può equivalere, in termini di sforzo, ad andare da soli a 15 km/h controvento. Ciò che affascina nel ciclismo professionistico è che tutto questo avviene in modo non organizzato: ogni corridore persegue il proprio interesse, ma proprio per questo si crea un incentivo a muoversi insieme. Anche i rivali traggono beneficio l’uno dalla presenza dell’altro.
Nei mercati finanziari avviene qualcosa di simile. Anche qui si crea una forma di cooperazione involontaria: gli investitori, perseguendo il proprio interesse, generano un beneficio collettivo. A differenza di alcune operazioni speculative, dove uno guadagna e un altro perde, gli investimenti produttivi generano valore. La crescita delle imprese aumenta la ricchezza complessiva, creando ritorni potenzialmente positivi per molti. È un gioco a somma positiva. Come nel gruppo, c’è posto per molti. L’importante è restare nel flusso e non perdere la ruota: uscire dal gruppo, o dal mercato, significa rischiare di restare indietro.
Non c’è una sola strategia vincente
In un grande giro come il Tour de France, non tutti corrono per la maglia gialla. Alcuni puntano alle tappe, altri alla classifica a punti, altri ancora ai premi per il miglior giovane o il miglior scalatore. Alcune squadre cercano visibilità in fuga, consapevoli che un giorno sotto i riflettori può valere un’intera stagione.
Così anche negli investimenti: non esiste una sola via per il successo. Alcuni investitori cercano la massima crescita, altri la protezione del capitale, altri ancora la regolarità dei flussi di reddito. Ognuno ha il proprio obiettivo e il proprio orizzonte. E come nel Tour, la chiave è la coerenza tra strategia e mezzi: non si vince una tappa di montagna con uno sprinter. Ma in una corsa lunga e collettiva, tutti possono trovare un obiettivo da raggiungere.
Le fughe: tra ambizione e probabilità
Nel ciclismo, la fuga è l’incarnazione dell’azzardo. È il gesto solitario (o condiviso da pochi) di chi prova ad anticipare il gruppo, sfruttando il fatto che gli altri corridori vogliono andare a un ritmo controllato. Ma è anche un’operazione ad alto rischio: espone al vento, richiede un enorme dispendio di energie e, nella maggior parte dei casi, si conclude con il ricongiungimento del gruppo.
Nel mondo degli investimenti, è il parallelo più vicino alla gestione attiva. Il gestore attivo cerca inefficienze per provare a cogliere dei rendimenti che il resto del mercato non vede o non ha il coraggio di seguire. Qualche volta funziona, ma i numeri raccontano una storia diversa: secondo il report SPIVA Europe di S&P Dow Jones Indices, oltre l’85% dei fondi azionari attivi europei non ha battuto il benchmark negli ultimi 10 anni. E quando ci riescono, raramente la performance si ripete in modo coerente. Ma come sappiamo, le performance passate non sono indicative dei rendimenti futuri.
Come nel ciclismo, il gruppo ti lascia andare. Ma nella maggior parte dei casi è la legge dei numeri a prevalere. La probabilità che un singolo corridore vinca da una fuga è di circa il 2,5%. Detto questo, ci sarà sempre chi ci prova: finché il gruppo lascerà anche solo un piccolo margine, qualcuno prenderà il rischio. Ma la maggior parte sceglie di restare nel peloton. Conservano energie, gestiscono il rischio e aspettano con pazienza il proprio momento.
Il controllo del rischio: la forza invisibile del successo
I grandi attacchi sono i più memorabili. Le fughe solitarie, gli scatti in cima al Colle del Galibier, i colpi di reni nell’ultimo chilometro: sono i momenti che accendono l’entusiasmo. Ma ciò che occupa la maggior parte del tempo di chi vuole vincere il Tour è il lavoro invisibile del controllo.
Gli uomini di classifica e le loro squadre passano ore davanti al gruppo per evitare di essere coinvolti in cadute. Tengono il ritmo, gestiscono le energie, evitano rischi inutili. Ogni azione è valutata con attenzione. È un esercizio continuo, una forma di disciplina che non si vede ma che fa la differenza. Lo stesso vale negli investimenti: le scelte ripetute e coerenti di controllo e gestione del rischio sono fondamentali per ottenere risultati nel tempo. La capacità di gestire il rischio in modo costante è la chiave per costruire performance durature.
Conclusione
Il Tour de France non si vince in un solo giorno né con un singolo colpo di fortuna. Gli investimenti non sono diversi: ciò che premia nel lungo periodo è la continuità. Bisogna sapere quando spingere e quando coprirsi.
Nella gestione silenziosa e ripetuta del rischio si costruisce il risultato, che si tratti di una salita sui Pirenei o di un ciclo economico incerto. E come nel ciclismo, anche negli investimenti bisogna restare in sella per raggiungere il proprio obiettivo e sperare di vincere.
Come per ogni investimento, il tuo capitale è a rischio di perdita. Le performance passate e le previsioni non sono un indicatore affidabile delle performance future.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.