L’Italia invecchia e il tema della pensione resta uno dei più sentiti tra i lavoratori. In un Paese dove la popolazione attiva diminuisce e l’età media cresce, capire quando e come si potrà smettere di lavorare è diventato un interrogativo quotidiano.
Non è un caso, infatti, che la domanda “come e quando andare in pensione” sia tra le più ricorrenti, soprattutto per chi si avvicina alla maturazione dei requisiti anagrafici o contributivi.
In un contesto di regole complesse e di frequenti riforme, pianificare per tempo è la chiave per costruire un futuro più sereno e, in alcuni casi, per uscire dal mondo del lavoro prima del previsto.
Un ponte verso la pensione anticipata
Ed è proprio in questa direzione che si muovono le ultime novità legislative. Negli ultimi mesi, in Italia, il tema della pensione anticipata è tornato al centro del dibattito pubblico con la proposta di riforma pensionistica del governo nell’ambito della Manovra per il 2026. Quest’ultima prevede, tra le altre cose, l’utilizzo del Trattamento di fine rapporto (TFR) per ottenere l’uscita a 64 anni, quindi tre anni prima del requisito di vecchiaia che è di 67 anni.
In attesa di capire cosa cambierà davvero nello specifico, una novità importante è già arrivata con la Legge di Bilancio 2025: finalmente si costruisce un ponte concreto tra la previdenza pubblica e quella complementare (il sistema di risparmio volontario e privato che integra la pensione pubblica). Infatti, ora anche i contributi versati nei fondi pensione potranno essere conteggiati per andare in pensione prima, grazie al meccanismo della pensione anticipata contributiva.
Una svolta significativa, perché in passato la previdenza integrativa era pensata soprattutto per integrare economicamente la pensione pubblica. Oggi, invece, può diventare anche uno strumento per anticipare l’uscita dal lavoro.
Come funziona la pensione anticipata contributiva
Introdotta nel 2012, questa opzione è riservata ai lavoratori con carriera interamente contributiva, quindi chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. In sostanza, se si hanno almeno 20 anni di contributi e si riesce a raggiungere una pensione pari a tre volte l’assegno sociale, si può andare in pensione già a 64 anni, invece dei 67 previsti dal requisito di vecchiaia.
La novità della Legge di Bilancio è che ora, per raggiungere quella soglia, si possono considerare anche i risparmi accumulati nel fondo pensione. È un incentivo chiaro a costruirsi una previdenza complementare, ma soprattutto un’opportunità per chi teme di non arrivare alla soglia necessaria solo con i contributi Inps.
A partire dal 2030, però, la soglia salirà a 3,2 volte l’assegno sociale. Questo significa che sarà ancora più importante sia muoversi per tempo, sia quanto si riesce ad accumulare. In questo contesto, anche piccole differenze di reddito possono avere un impatto significativo sull’età pensionabile.
Dipendenti: il TFR può fare la differenza
Per i lavoratori dipendenti, c’è inoltre una leva potente a disposizione: il TFR. Se destinato a un fondo pensione, questo strumento può diventare un ulteriore acceleratore verso la pensione anticipata.
Chi ha 30 o 35 anni, per esempio, potrebbe raggiungere le soglie richieste investendo il proprio TFR maturando in una linea azionaria. E se si aggiunge anche il TFR già maturato? Il beneficio si estende fino ai 45enni (sempre a patto di investire in una linea azionaria).
Naturalmente, quanto prima si inizia, tanto meglio: più tempo significa infatti maggiore rendimento potenziale.
E se il TFR non basta? Entrano in gioco i contributi volontari
Per chi ha carriere discontinue o salari più bassi (secondo recenti ricerche sotto i 1.900 euro netti), il TFR da solo potrebbe non bastare. In questo caso, servono contributi volontari. Tutto dipende dall’età e dal profilo di rischio. Ecco un esempio da una nostra simulazione:
- Un 40enne con profilo più aggressivo potrebbe cavarsela con 58 euro al mese
- Un 50enne con una linea più prudente ne dovrebbe versare anche 568 al mese
Chi lavora in proprio, non avendo TFR, dovrà fare tutto da sé:
- Un 30enne autonomo potrebbe iniziare con 69 euro al mese in una linea azionaria
- Un 50enne, invece, dovrebbe versare circa 480 euro mensili
Requisiti diversi per le madri lavoratrici
Per le madri lavoratrici, che spesso finiscono con l’essere penalizzate economicamente a causa delle interruzioni di carriera legate alla maternità e alla cura dei figli e del divario salariale, cambiano i requisiti. Alle lavoratrici con un figlio e a quelle con due o più figli è richiesto un importo minimo di pensione inferiore rispetto alle 3,2 volte l’assegno sociale previste per gli altri beneficiari. Dal 2030, per le madri con uno o più figli, la soglia di pensione anticipata sarà più bassa:
- 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha un figlio
- 2,6 volte per chi ne ha due o più
In questo modo, molte lavoratrici potrebbero andare in pensione prima, conferendo il TFR, soprattutto se investito in una linea dinamica. Anche le lavoratrici autonome, che solitamente sono più penalizzate, beneficerebbero di versamenti volontari più sostenibili: da 22 a 219 euro al mese, a seconda dell’età e del profilo di rischio.
Previdenza integrativa: ancora poco diffusa, ma sempre più importante
Oggi solo il 38,8% dei lavoratori dipendenti e il 23,7% degli autonomi risulta iscritto a un fondo pensione. Anche l’impiego del TFR come strumento di investimento previdenziale è limitato: tra il 2007 e il 2024 soltanto il 23,8% del TFR generato dalle imprese italiane è stato destinato a forme di previdenza integrativa.
Come sottolineato dal nostro Investment Consultant Manager Davide Cominardi, “la nuova normativa può cambiare il futuro di milioni di italiani, ma serve consapevolezza. Conoscere le diverse opzioni disponibili è quindi essenziale per orientarsi e individuare la scelta più coerente con il proprio percorso professionale e personale. Le regole sono complesse e spesso difficili da interpretare, per questo è importante avere un consulente di fiducia che possa aiutare a pianificare con serenità il proprio futuro”.
In sintesi: il momento di agire è adesso
“Come e quando andare in pensione” resta una domanda centrale per i lavoratori di oggi e di domani. Ma ce n’è un’altra, altrettanto cruciale, che spesso passa in secondo piano: “Con quanto andrò in pensione?”.
Capire a quanto ammonterà il proprio assegno pensionistico, sia in valore assoluto sia in rapporto all’ultimo stipendio (il cosiddetto tasso di sostituzione), è fondamentale per poter pianificare con serenità il proprio futuro.
Garantirsi un domani sereno significa costruire oggi una strategia previdenziale consapevole, che affianchi alla pensione pubblica quella complementare, capace di offrire un’integrazione vitalizia e personalizzata.
In conclusione, oggi la previdenza integrativa non è più solo una scelta di prudenza, ma uno strumento concreto per fare la differenza tra andare in pensione a 64 o a 70 anni. Con gli strumenti giusti – come un fondo pensione ben strutturato e il conferimento del TFR – questa possibilità diventa reale anche per chi ha un reddito medio o basso.
Se vuoi capire meglio qual è la tua situazione e come potresti anticipare il tuo pensionamento, i nostri consulenti possono aiutarti a costruire una simulazione personalizzata. Perché pianificare oggi significa regalarsi qualche anno in più di libertà domani.
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Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.
Il Piano Pensione Moneyfarm è distribuito da MFM Future S.r.l., broker assicurativo del Gruppo Moneyfarm, iscritto alla Sezione B del Registro Unico degli Intermediari Assicurativi tenuto dall’IVASS al n. B000637784.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.





