Qual è lo stipendio medio in Italia nel 2025?

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Che lo stipendio medio in Italia sia più basso rispetto a quello di molti altri Paesi europei è cosa nota, ma proviamo a superare il confronto con i vicini di casa e a fare un focus sulle differenze e le peculiarità che si riscontrano lungo lo stivale. Infatti, non è necessario uscire dai confini per trovare regioni, gruppi sociali e categorie professionali caratterizzati da un evidente divario salariale: in questo approfondimento cercheremo di fare un quadro esaustivo sullo stipendio medio mensile in Italia nel 2025, rivolgendo una particolare attenzione agli under 30 e alle differenze tra Nord e Sud che sono ancora molto marcate.

Lo stipendio medio in Italia è aumentato?  No, è rimasto invariato e in alcuni casi si è ridotto.
Quant’è lo stipendio medio in Germania? Ammonta a circa 45.800 euro lordi all’anno.
Qual è la categoria con lo stipendio più basso in Italia? Il settore agricolo risulta il meno redditizio, con un lordo annuale di poco superiore a 25.000 euro.

Lo stipendio medio in Italia nel 2025: come è variato rispetto agli anni precedenti?

È innegabile che la pandemia da Covid-19 e la guerra tra Russia e Ucraina abbiano inciso sulle economie di tutto il mondo, Italia compresa. A questi eventi, oggi si aggiungono anche i dazi applicati dall’amministrazione americana guidata da Donald Trump, imposte che stanno colpendo tutti i paesi del mondo e potrebbero avere gravi ripercussioni sulle economie nazionali e la crescita globale. Oltre ad avere conseguenze sociali molto gravi, infatti, tali eventi hanno anche rallentato la crescita e introducono un nuovo livello di complessità per paesi come il nostro che, già negli anni precedenti, facevano fatica a stare al passo con le retribuzioni. 

Per fare un quadro esaustivo di come è cambiato lo stipendio medio in Italia e provare ad ipotizzare degli scenari futuri, dobbiamo necessariamente guardare a cosa è successo negli ultimi anni: dai dati OCSE più recenti, emerge chiaramente che dal 2022 gli stipendi reali hanno ricominciato a crescere, e nel terzo trimestre del 2024 si registrava una crescita positiva in 31 paesi su 35, con una media del 3,4%. Tuttavia, i salari reali sono rimasti al di sotto del livello del primo trimestre 2021 in 21 paesi su 35.

In Italia, nonostante una importante riduzione del tasso di disoccupazione rispetto agli anni precedenti (5,9% a  febbraio 2025 secondo i dati Istat, il livello più basso da aprile 2007, ma comunque più alto della media OCSE del 4,9%), gli stipendi reali rimangono più bassi del 6,9% rispetto al periodo pre-pandemico. Ampliando il confronto il dato italiano è ancora più negativo. Secondo i dati OCSE, infatti, l’Italia è il secondo paese peggiore al mondo in termini di crescita dei salari reali dal 1995, con un aumento di appena il 2%, meglio soltanto del Giappone dove gli stipendi reali sono scesi del 3% nello stesso periodo. Al contrario, in Lituania sono aumentati del 270% tra il 1995 e il 2023. 

Dal canto suo l’UE aveva dato il via libera definitivo alla direttiva che prevede un minimo salariale adeguato nei paesi dell’Unione Europea, con i paesi membri che avrebbero avuto la libertà di scegliere autonomamente gli importi minimi a patto di tenere conto dei recenti aumenti del costo della vita. Tuttavia l’avvocatura UE ha recentemente dato ragione a quei paesi, come la Danimarca, che consideravano il testo come un’ingerenza nelle politiche nazionali, gettando ancora più ombre su una normativa già molto discussa. Ad ogni modo, la novità non avrebbe riguardato il nostro Paese, perché da noi la contrattazione collettiva coinvolge già più del’80% dei lavoratori.

Il salario minimo in Italia non esiste: ma come funziona negli altri paesi europei?

Come abbiamo detto in Italia non esiste un salario minimo fissato a livello nazionale, ma la maggior parte dei lavoratori hanno una retribuzione minima definita dai rispettivi contratti nazionali di riferimento. Ovviamente l’Italia non è l’unico paese europeo senza un salario minimo, infatti non hanno una legge specifica in materia anche altri stati come Danimarca, Austria, Svezia e Finlandia

Nel resto d’Europa, invece, esiste una fascia salariale minima stabilita per legge a livello nazionale. In base ai dati Eurostat relativi a gennaio 2025, ben 10 paesi hanno un salario minimo lordo sotto i 1.000 euro, tra cui Grecia (968 euro), Romania (814 euro) e Bulgaria (551 euro). Molte nazioni si trovano invece nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro, tra cui Portogallo (1.015 euro), Polonia (1.091 euro) e Spagna (1.323 euro). Le altre offrono un salario minimo lordo superiore a 1.500 euro, come Francia (1.802 euro), Germania (2.161 euro) e Lussemburgo (2.638 euro). 

Stipendio medio in Italia: netto e lordo, mensile e annuale

Prima di entrare nel merito delle cifre e calcolare la media di uno stipendio italiano è opportuno fare una breve premessa sulle terminologie che utilizzeremo. Ad alcuni potranno risultare ovvie, ma è importante ribadire e fare chiarezza:

  • RGA (retribuzione globale annua): corrisponde al totale dei compensi e include anche eventuali bonus di produttività, buoni pasto e incentivi di vario genere.
  • RAL (retribuzione annuale lorda): è il valore complessivo della retribuzione che il lavoratore percepirà nell’arco di un anno, e sul quale verranno calcolate le imposte
  • Stipendio netto: corrisponde allo stipendio effettivamente percepito dal dipendente e si calcola dividendo il totale dei compensi per il numero di mensilità previste dal contratto (in genere tra le 12 e le 14).

Secondo i dati più recenti pubblicati da INPS e riferiti al 2023, la retribuzione media in Italia per i lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi gli operai agricoli e i lavoratori domestici) ammonta a 23.662 euro all’anno. Basta entrare nel dettaglio della distribuzione del reddito per rendersi conto che c’è un enorme divario tra chi guadagna cifre come queste o superiori (pochi), e chi invece percepisce cifre di gran lunga inferiori (molti): passiamo da una retribuzione media annua di 159.921 euro per i dirigenti fino ai 14.092 euro per gli apprendisti, mentre gli impiegati portano a casa una retribuzione media di 26.897 euro.

Stipendi medi a confronto: Italia vs altri Paesi

Se il dato italiano è già di per sé molto esplicativo, il confronto con gli stipendi medi registrati negli altri Paesi europei ci aiuta a contestualizzare meglio la situazione. Con una media di circa 44.893 dollari a parità di potere d’acquisto (PPA), l’Italia si colloca al 21° posto tra i 34 Paesi dell’OCSE. Non solo: la differenza rispetto alla retribuzione media annua dell’OCSE è di 8.523 dollari, mentre rispetto all’Islanda (prima in classifica), il guadagno medio in Italia è inferiore di 34.580 dollari.

Se il confronto con i Paesi OCSE non ci dà molte soddisfazioni, neanche quello con gli altri Paesi europei lascia grande margine all’entusiasmo: come riportato da diverse testate, una recente survey condotta da Mercer e che prende in esame gli stipendi dei neolaureati ha rilevato l’Italia si trova nella parte bassa della classifica, sopra solo ai colleghi spagnoli e polacchi.

Stipendi medi neolaureati in Europa (2024)

Austria 51.100 euro
Germania 53.300 euro
Italia 30.500 euro
Spagna 28.500 euro
Polonia 16.675 euro

Sono molti i ragionamenti che si possono fare partendo da queste cifre, a cominciare dal costo medio della vita – evidentemente più alto in certi Paesi – fino ad arrivare alla questione relativa al livello di istruzione, che vede l’Italia come fanalino di coda per la percentuale di giovani laureati. Ciò che invece si tende a dimenticare è che, anche a parità di lordo, lo stipendio netto mensile in Italia risulta più basso rispetto ad altri Paesi: in particolare, ciò che contribuisce ad assottigliare le buste paga nel nostro paese rispetto agli altri stati è il cuneo fiscale elevato, che di fatto è la differenza tra ciò che viene pagato da noi e dal nostro datore di lavoro e ciò che ci rimane in tasca. Secondo gli ultimi dati dell’OCSE riferiti al 2023, l’Italia si conferma ancora al quinto posto nella graduatoria dei Paesi con un cuneo fiscale più alto (calcolato in percentuale sul costo del lavoro), nonostante gli aumenti registrati nella maggior parte dei Paesi. 

Ecco alcuni dati sulla pressione fiscale di uno stipendio di un lavoratore single e senza familiari a carico:

PAESE CUNEO FISCALE SUL COSTO DEL LAVORO
Belgio 52,7%
Germania 47,9%
Austria 47,2%
Francia 46,8%
Italia 45,1%
Media OCSE 34,8%

Stipendio medio in Italia per categoria professionale

Se fino ad ora abbiamo parlato dello stipendio medio nel nostro paese in senso ampio, è il momento di entrare nel merito delle singole categorie professionali per scoprire quali sono i lavori più pagati in Italia e quali, invece, offrono stipendi molto bassi. Ecco una tabella che riassume lo stipendio netto mensile medio italiano, redatta rielaborando i dati riportati sui principali portali dedicati alla selezione del personale e alla formazione professionale:

STIPENDIO NETTO MENSILE MEDIO IN ITALIA

Stipendio medio hotel manager 4.400 euro
Stipendio medio architetto 1.700 euro
Stipendio medio specializzando di medicina 1.700 euro
Stipendio medio primario ospedaliero 5.000 euro
Stipendio medio infermiere 1.700 euro
Stipendio medio professore universitario ordinario 2.600 euro
Stipendio medio insegnante scuola primaria 1.400 euro
Stipendio medio insegnante scuola secondaria 1.600 euro
Stipendio medio operaio generico 1.400 euro

Naturalmente si tratta di cifre medie ma, anche considerate le dovute eccezioni, è evidente che non si tratta di stipendi da capogiro. Inoltre, scorrendo rapidamente questa tabella non si può non notare come alcune delle figure più centrali in una società moderna (infermieri e insegnanti in primis) percepiscano redditi piuttosto bassi, nonostante la loro attività richieda una formazione significativa e una buona dose di responsabilità.

Stipendio medio nelle varie regioni d’Italia

Al di là della specificità di ogni professione, la retribuzione può variare anche a seconda di dove si sceglie di svolgere il proprio lavoro: se per decenni si è parlato della cosiddetta “fuga dei cervelli” che vedeva i giovani laureati italiani fare la valigia e andare all’estero in cerca di fortuna, negli ultimi anni si è accentuato anche quello che potremmo definire un movimento migratorio interno, con i lavoratori del Sud che si spostano al Nord per cogliere nuove opportunità professionali e percepire stipendi più adeguati. 

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio Job Pricing, la differenza tra le retribuzioni medie annue del Nord e quelle di Sud e isole è di circa 3.700 euro: in particolare, lo stipendio medio nel Sud Italia è di 28.254 euro lordi annuali, una cifra considerevolmente più bassa rispetto alla RAL media del Nord che ammonta a 31.921 euro. 

Si tratta, naturalmente, di cifre che vanno interpretate con le dovute precauzioni: se, da una parte, il costo della vita nelle regioni del Nord è certamente più alto – e dunque uno stipendio più alto non significa per forza un guadagno reale più alto – dall’altra non si può dimenticare che in queste zone si concentrano le sedi centrali di molte grandi aziende che spaziano dal settore della finanza a quello dell’automotive, passando per le case farmaceutiche. 

Ecco una tabella riassuntiva che prende in considerazione le retribuzioni globali annue (RGA) relative al 2023 di alcune regioni:

RETRIBUZIONI GLOBALI ANNUE (RGA)

Trentino Alto Adige 32.560 euro
Lombardia 34.033 euro
Lazio 32.720 euro
Molise 27.865 euro
Sardegna 28.022 euro
Calabria 27.297 euro
Basilicata 26.664 euro

Stipendio medio nelle varie province italiane

E a livello locale? Secondo i dati relativi 2023 raccolti dalla Cgia di Mestre, tra le province Milano spicca con 2.642 euro di retribuzione media mensile, in aumento del 3,3% rispetto al 2022, seguita dai lavoratori di Monza-Brianza con 2.218 euro e da quelli di Parma con 2.144 euro. Tra le ultime province invece ci sono Cosenza (1.140 euro), Nuoro (1.129 euro) e Vibo Valencia (1.030 euro). 

Stipendio medio per genere

Il divario retributivo si accentua ulteriormente se si guardano i dati relativi al cosiddetto gender pay gap, vale a dire la differenza di stipendio medio percepito da donne e uomini a parità di mansione svolta. Secondo i dati di ODM Consulting, il divario a fine 2024 è stato del 10,4%, in leggero miglioramento in confronto al 10,7% rilevato l’anno precedente. In particolare, il gender pay gap risulta essere più marcato tra gli impiegati, con le donne che percepiscono in media il 12,1% dei colleghi uomini (34.153 euro rispetto a 38.877 euro), e i dirigenti con una differenza media dell’11,5% (110.843 euro rispetto a 125.289 euro).

A questo bisogna aggiungere anche un tasso di occupazione femminile del 56,5% rispetto al 76% degli uomini, secondo i dati Eurostat del 2023 che tengono conto delle persone in età da lavoro con un’età compresa tra i 20 e i 64 anni. Un recente report dell’Inail, inoltre, segnala come ben il 64% degli inattivi sono donne, spesso costrette a farsi carico degli impegni familiari rinunciando di fatto alla propria carriera lavorativa. 

Stipendio medio per fasce d’età in Italia

Anche i giovani sembrano trovarsi in una situazione più difficile rispetto ai propri genitori, e guardare ai dati nazionali dell’Osservatorio Job Pricing permette di osservare la situazione da una prospettiva molto chiara: la RAL media per coloro che sono entrati nel mercato del lavoro nel 2023 è di 25.595 euro, mentre quella relativa a chi si sta per uscirne (fascia di età 55-64 anni) è di 4.071 euro. Migliore invece la situazione dei quarantenni, che ora in Italia percepiscono uno stipendio medio tra i 30.000 e i 32.000 euro l’anno.

Stipendio medio per livello d’istruzione

Nonostante si senta ripetere spesso (troppo) che studiare non serva a nulla, soprattutto per quanto riguarda le materie umanistiche. Secondo i dati di Job Pricing, un laureato guadagna in media il 23% in più rispetto a un non laureato nella fascia d’età 25-34 anni, tuttavia questo scarto tende ad aumentare nel tempo e a crescere in modo significativo. Ad esempio, il divario arriva al 55% tra i lavoratori over 45. In base all’ultimo report di Almalaurea, tra i laureati che guadagnano meglio ci sono gli informatici (2.146 euro al mese in media), mentre tra quelli con gli stipendi più bassi ci sono gli insegnanti (1.412 euro).

Stipendio medio lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati

Secondo un’analisi pubblicata dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) ed effettuata sulle dichiarazioni dei redditi relative al 2022, la media dei redditi dichiarati dai contribuenti italiani è di circa 23.650 euro lordi, con i lavoratori dipendenti che si attestano poco supera ai 23.000 euro – al netto dei contributi previdenziali. I lavoratori autonomi, invece, raggiungono in media 64.600 euro (al lordo dei contributi), ma il 30% dichiara compensi inferiori a 25.800 euro. I pensionati, invece, superano di poco i 19.700 euro e rappresentano circa il 32% dei contribuenti, in crescita rispetto agli anni scorsi.

Stipendio medio nel settore privato e pubblico

Storicamente il settore pubblico è sempre stato considerato quello del “lavoro sicuro” non solo per la solidità dei contratti proposti ma anche per le retribuzioni, i dati oggi raccontano una storia un po’ diversa. Se la retribuzione media di un dipendente pubblico, secondo i dati INPS riferiti al 2023, è di circa 35.141 euro lordi all’anno, non bisogna dimenticare che chi lavora nell’ambito scolastico fatica a superare i 25.000 euro. Per quanto riguarda il settore privato la forbice è molto ampia e dipende dal settore del quale si fa parte: le retribuzioni globali annue (RGA) per il 2023 rilevate dall’Osservatorio Job Pricing oscillavano dai 48.414 euro all’anno del settore bancario e finanziario ai 25.375 euro del settore agricolo, passando per i 32.169 euro dell’industria manifatturiera.

Come e dove investire parte del proprio stipendio?

Indipendentemente dalle differenze di stipendio medio, in Italia molti lavoratori condividono la stessa (brutta) abitudine: tenere i soldi sul conto corrente, una scelta che non solo contribuisce ad erodere il valore dei nostri risparmi ma ci impedisce di pianificare il futuro con serenità. Se investire in ETF rimane, dal nostro punto di vista, una soluzione alla portata di tutti che può offrire vantaggi interessanti (non ultima la possibilità ottenere un portafoglio diversificato senza dover investire somme astronomiche), esistono altre modalità per investire una parte del proprio stipendio e metterlo a frutto. Vediamo quali sono le principali.

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ETF (Exchange-Traded Funds)

Gli ETF (Exchange-Traded Funds) sono strumenti di investimento che replicano la performance di un indice di mercato, quali il S&P 500 o il FTSE MIB. Questi fondi si distinguono per la loro quotazione in borsa, consentendo acquisto e vendita in tempo reale a prezzi correnti di mercato. La struttura degli ETF combina le caratteristiche dei fondi comuni di investimento, come la diversificazione, con la liquidità e la flessibilità tipiche delle azioni. Un vantaggio significativo degli ETF è rappresentato dai bassi costi di gestione, rendendoli opzioni economicamente vantaggiose per gli investitori.  È importante, tuttavia, riconoscere che gli ETF, analogamente ad altri strumenti di investimento, sono soggetti a rischi di mercato, inclusa la potenziale variazione del valore dell’investimento in risposta alle dinamiche di mercato.

Domande frequenti (FAQ)

 
Qual è lo stipendio medio lordo in Italia?

Secondo i dati INPS, la retribuzione media in Italia per i lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi gli operai agricoli e i lavoratori domestici) ammonta a 23.662 euro all’anno.

Qual è la differenza tra RAL e RGA?

Con RAL (Retribuzione Annuale Lorda) si intende il valore comprensivo della retribuzione, sulla quale si calcolano le imposte. Con RGA (Retribuzione Globale Annuale) si intende invece il totale dei compensi, compresi anche eventuali bonus una tantum o incentivi che il lavoratore potrebbe percepire.

Qual è lo stipendio medio di un insegnante in Italia?

In Italia in media un insegnante percepisce uno stipendio di poco superiore ai 25.000 euro all’anno.

Quanto si guadagna in media al mese in Italia?

Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia si guadagna in media al mese 2.200 euro netti, ma molto dipende dall’attività svolta e dalle addizionali Irpef locali.

Qual lo stipendio medio di un impiegato in Italia?

In base ai dati di ODM Consulting, lo stipendio medio di un impiegato in Italia è di 36.515 euro, con un forte divario tra le donne (34.153 euro) e gli uomini (38.877 euro).

Qual è un buono stipendio in Italia?

La definizione di buono stipendio in Italia dipende dalle esigenze personali, ad ogni modo per un singole può essere un reddito netto mensile di almeno 1.600 euro, mentre per una famiglia di 4 persone servirebbe un reddito complessivo di almeno 4.000 euro al mese.

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