Massimizzare il rendimento significa esporsi a un rischio di mercato più o meno elevato: ma fino a che punto conviene assumersi questo rischio e in quali casi, invece, è preferibile scegliere la prudenza? Un suggerimento utile, in questo senso, viene dall’indice di sharpe, indicatore RAP (Risk Adjusted Performance) molto popolare fra gli investitori. Vediamo cos’è, come si calcola e come usarlo per analizzare i risultati delle gestioni.
📈 Sharpe ratio: cos’è? | Una misura del rendimento corretto per il rischio |
💡 Come si calcola? | Confrontando il rendimento medio di un portafoglio con un’attività risk free |
📝 É un indicatore infallibile? | No, va usato con altri indici come quello di Sortino |
📌 Quali sono i limiti? | La volatilità non basta per calcolare il rischio |
Sharpe ratio: cos’è?
Per definizione l’indice di Sharpe, o Sharpe ratio, misura il rapporto tra il rischio e il rendimento (ovvero il rendimento extra) di un fondo o di un portafoglio, rispetto a un’attività priva di rischio (come un BOT a 6 mesi). É stato elaborato da William Sharpe, fra gli ideatori del Capital Asset Pricing Model.
La formula dello Sharpe ratio
Il calcolo dell’indice di Sharpe si basa su una formula piuttosto semplice:
S = Rp – Rf
_________
σp
dove = Rp rendimento medio del portafoglio
Rf = rendimento medio dell’attività risk free
σp = deviazione standard del portafoglio (volatilità)
Come interpretare i valori dello Sharpe ratio
A livello pratico, qual è il significato dell’indice per un investitore? Considerando una sharpe ratio uguale a 1, è possibile ipotizzare un equilibrio tra livello di rischio e di rendimento. Uno sharpe ratio negativo, invece, indica che il rendimento del portafoglio non risulta competitivo rispetto all’attività risk free. Un indice superiore a 2, al contrario, è considerato molto buono.
Sharpe ratio: alcuni esempi
L’indice di Sharpe può risultare utile per confrontare diverse attività e investimenti ad alto rendimento. Se analizziamo due fondi con rendimento annuo atteso dell’8% e 10%, ad esempio, non è detto che il secondo risulti più redditizio. Considerando una deviazione standard del 3% e 6%, nell’uno e nell’altro caso, vedremo infatti come la sharpe ratio risulti inferiore per il secondo tipo di attività.
Limiti dell’indice di Sharpe
Come le altre metriche, l’indice di Sharpe presenta alcuni limiti. Basandosi sulla deviazione standard, infatti, non distingue tra volatilità al rialzo e al ribasso e inoltre non distingue tra perdite consecutive e intermittenti. É necessario, dunque, affiancarlo ad altri indicatore come l’indice di Sortino.
Conclusioni
Come insegna l’indice di Sharpe, non basta considerare il rendimento dei portafogli d’investimento o dei fondi per valutare la redditività. Affidarsi a una consulenza finanziaria personalizzata è fondamentale per bilanciare il rischio e le aspettative di ritorno di ETF, fondi comuni,e altre opzioni di investimento.
Domande frequenti
Cos’è l’indice di Sharpe?
La misura del rendimento di un portafoglio o fondo di investimento per unità di rischio complessivo.
Come si calcola?
La formula dell’indice di Sharpe si basa sul confronto con un’attività risk free come i titoli di Stato con rating AAA e sulla misura della volatilità del portafoglio.
Quali sono i limiti di questo indicatore?
Il calcolo dell’indice di Sharpe tiene conto della volatilità (deviazione standard) senza distinguere tra volatilità al rialzo e al ribasso. Deve essere utilizzato, quindi, in combinazione con altre metriche come l’indice di Sortino.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.