Nei mesi scorsi si è parlato molto dell’intenzione del governo di fare una revisione importante del sistema fiscale italiano nel suo complesso, revisione il cui obiettivo di lungo termine è l’attuazione della tanto chiacchierata flat tax. Con la recente approvazione del DEF (Documento di Economia e Finanza) da parte del Consiglio dei ministri, tra le tante novità ci sono anche le nuove aliquote IRPEF che potrebbero entrare in vigore nei prossimi mesi. In questo approfondimento cerchiamo di entrare nel merito del calcolo degli scaglioni IRPEF attualmente in vigore e di ipotizzarne anche i possibili sviluppi futuri: si tratta infatti di una riforma ancora “in divenire” e i cui effetti impatteranno in modo diretto sugli stipendi e sulla capacità di spesa dei cittadini. Anche per questo motivo molti risparmiatori sono alla ricerca di soluzioni lungimiranti come, ad esempio, la sottoscrizione di un fondo pensione complementare per abbattere l’IRPEF e tutelare il proprio tenore di vita sul lungo termine (a livello puramente esemplificativo, puoi leggere la nostra analisi del fondo pensione offerto dal Fondo Pensione di FON.TE e le sue performance paragonate all’offerta di Moneyfarm).
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🤔 Quanti sono gli scaglioni IRPEF nel 2023?
Ad oggi sono quattro scaglioni, ciascuno con la propria aliquota.
🧑💻 Dove può vedere le detrazioni un lavoratore dipendente?
Direttamente in busta paga.
💰 Sul fondo pensione pago l’IRPEF?
No, anzi, il fondo pensione gode di una tassazione agevolata ed è anche deducibile.
Che cos’è l’IRPEF?
Con il termine IRPEF si definisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche: si tratta quindi di una tassa che le persone devono corrispondere allo Stato nel caso in cui percepiscano dei redditi, che possono derivare ad esempio, da lavoro (dipendente o autonomo) o da capitale. Ad oggi questa imposta non si applica in misura fissa sui redditi posseduti, bensì in maniera progressiva e proporzionale al reddito attraverso i cosiddetti scaglioni IRPEF, che sono delle vere e proprie fasce con le quali viene classificato il reddito del singolo. Ad ogni fascia viene applicata un’aliquota di imposta differente, che aumenta all’aumentare del reddito: dunque, chi presenta un reddito più alto dovrà corrispondere una percentuale di IRPEF più alta.
IRPEF 2023: i quattro scaglioni di reddito e le relative aliquote
Come abbiamo anticipato in apertura di questo approfondimento, il tema dell’IRPEF e dei suoi scaglioni è spesso al centro del dibattito sul più ampio tema della riforma fiscale ma, nonostante i vari progetti di riforma, ad oggi gli scaglioni IRPEF per il 2023 rimangono gli stessi introdotti con la legge di Bilancio del 2022, che già li aveva ridotti a quattro. Dunque, lo schema al quale fare riferimento per capire la propria aliquota IRPEF di appartenenza è il seguente:
REDDITO IMPONIBILE \ ALIQUOTA IRPEF
Fino a 15.000 euro | 23% |
Da 15.001 a 28.000 euro | 25% |
Da 28.001 a 50.000 | 35% |
oltre 50.001 euro | 43% |
Per avere un’idea più chiara ed esaustiva, ecco anche lo schema degli scaglioni per calcolare l’imponibile IRPEF su base mensile:
REDDITO MENSILE \ ALIQUOTA IRPEF
Fino a 1.250 euro | 23% |
Da 1.250 a 2.333,33 euro | 25% |
Da 2.333,34 a 4.166,67 | 35% |
oltre 4.166,67 | 43% |
Nulla, invece, è dovuto da parte di chi percepisce redditi fino a 8.714 euro.
Quali sono le detrazioni previste?
Oltre a ridurre il numero di scaglioni IRPEF, la legge di Bilancio 2022 ha introdotto alcuni cambiamenti sulle detrazioni che vengono riconosciute al contribuente che sostenga un certo tipo di oneri o spese: conoscere le detrazioni alle quali si ha diritto è molto importante perché permettono di ridurre la base imponibile, vale a dire l’importo sul quale viene calcolata l’IRPEF lorda. Come noto, le detrazioni da lavoro dipendente vengono riconosciute dal datore di lavoro direttamente nel cedolino, e a queste detrazioni si possono sommare – a patto, naturalmente, di farne richiesta e di averne tutti i requisiti – anche quelle per coniugi, figli o familiari a carico (è sempre bene leggere la busta paga con attenzione per verificare l’effettiva corrispondenza degli importi). Ecco un dettaglio delle detrazioni:
- Detrazione di 880 euro per chi percepisce un reddito complessivo inferiore a 15.000 euro
- Detrazione di 910 euro – che può variare in base ad una serie di condizioni particolari – per chi percepisce un reddito complessivo tra i 15.000 e i 50.000 euro
- Detrazione aggiuntiva di 65 euro per chi percepisce un reddito compreso tra i 25.000 e i 35.000 euro.
Altre novità riguardano poi i pensionati che, a seconda delle nuove aliquote IRPEF di appartenenza, potranno accedere a detrazioni più sostanziose:
- Detrazione di 955 euro per chi percepisce redditi fino a 8.500 euro all’anno (nel 2021 la detrazione era di 1.800 euro).
- Detrazione di 700 euro se il reddito complessivo è tra 8.500 euro e 50.000 euro all’anno, detrazione che può aumentare a seconda del reddito effettivo.
- Detrazione aggiuntiva di 50 euro per i rediti da pensione compresi tra 25.000 e 29.000 euro.
IRPEF 2023: Come cambia il trattamento integrativo (ex Bonus Renzi)?
Un discorso a parte va fatto, invece, per il trattamento integrativo, il cosiddetto (ex) Bonus Renzi che, in origine, consisteva in un credito di imposta di 80 euro mensili, ma che successivamente è stato sostituito con un trattamento integrativo di 100 euro erogato in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28.000 euro. A partire dal 2022 sono state apportate delle modifiche ai requisiti per beneficiare di questa agevolazione, prevedendo una detrazione fino a 1.200 euro all’anno per:
- Chi percepisce un reddito inferiore a 15.000 euro.
- Chi percepisce un reddito tra i 15.000 e i 28.000 euro, ma solo se la somma delle detrazioni spettanti supera l’IRPEF dovuta.
La legge di Bilancio 2022 ha, inoltre, modificato – e per certi versi ampliato – la platea di beneficiari del trattamento integrativo: oggi ne ha diritto chi percepisce redditi da lavoro dipendente o assimilati, i soci lavoratori delle cooperative, i disoccupati che percepiscono l’indennità e i lavoratori in cassa integrazione.
Come calcolare aliquote e scaglioni IRPEF 2023
Anche se può sembrare complesso, il calcolo degli scaglioni IRPEF è un procedimento relativamente semplice ed intuitivo, perché basta seguire tre passaggi:
- Individuare il proprio reddito complessivo lordo, che è la somma di tutti i redditi percepiti (lavoro dipendente, reddito d’impresa, redditi diversi etc)
- Sottrarre gli oneri deducibili, vale a dire le casistiche di cui abbiamo parlato nei paragrafi precedenti ma anche le spese mediche, i contributi INPS o alle previdenze complementari: il risultato sarà il reddito imponibile ai fini IRPEF.
- Individuare gli scaglioni di riferimento e procedere al calcolo dell’aliquota per ogni fascia.
Facciamo un esempio pratico: un lavoratore dipendente percepisce una RAL di 35.000 euro all’anno, la sua azienda ogni mese versa all’INPS 3.500 euro di contributi previdenziali per suo conto e il lavoratore ha anche versato assegni di mantenimento al coniuge per 2.000 euro: in questo caso, il reddito imponibile ai fini IRPEF sarà di 29.500 euro (35.000 – 3.500 – 2.000).
Per conoscere l’IRPEF lorda sarà, infine, necessario applicare le aliquote corrispondenti ad ogni scaglione e sommarle, quindi:
- 23% per la parte di reddito fino a 15.000 euro (3.450 euro)
- 25% per la parte di reddito da 15.000 a 28.000 euro (3.250 euro)
- 35% per la parte di reddito da 28.000 a 29.500 euro (525 euro)
L’IRPEF lorda per questo lavoratore ammonta a 7.225 euro, cifra che sarebbe stata inferiore a 5.800 euro se avesse approfittato anche della deducibilità del fondo pensione: chi sottoscrive un PIP infatti può ridurre ulteriormente il proprio reddito imponibile deducendo i contributi versati – per sé o per un familiare a carico – fino ad un massimo di 5.164,27 euro. Un risparmio considerevole, al quale si sarebbero aggiunti anche i vantaggi offerti dalla tassazione del fondo pensione che, come pochi sanno, sono soggetti ad un’aliquota agevolata al 12,5% per chi investe in titoli di Stato e al 20% per chi investe in altri strumenti finanziari.
Pensare al futuro può portarti un risparmio considerevole già oggi: se vuoi scoprire quali sono le soluzioni di investimento più adatte alle tue necessità compila senza impegno il form online ed entra in contatto con uno dei consulenti indipendenti di Moneyfarm.
Quali sono le novità in arrivo?
Come abbiamo anticipato in apertura, la riforma fiscale è un tema che torna ciclicamente alla ribalta e che spesso coincide con l’elezione di un nuovo governo. Ciò che al momento sappiamo è che è allo studio una revisione del sistema tributario nel suo complesso, il cui obiettivo è quello di ridurre il carico fiscale e migliorare il rapporto tra fisco e cittadini. Si è anche parlato di alcune possibili novità sugli scaglioni IRPEF: se l’obiettivo di fondo rimane il raggiungimento della flat tax per tutti, il passaggio intermedio potrebbe prevedere una riduzione del numero delle aliquote, che passerebbero da quattro a tre. In particolare, una delle ipotesi più accreditate vede l’accorpamento dei primi due scaglioni, comportando un’aliquota del 23% per i redditi fino a 28.000 euro: in questo caso ne beneficerebbero non solo i redditi che oggi occupano il secondo scaglione – e che quindi vedrebbero l’aliquota scendere di due punti percentuali – ma anche i redditi più alti che godrebbero di uno “sconto” sulla fascia di reddito interessata. Un’altra novità potrebbe riguardare l’allineamento della no tax area di dipendenti e pensionati a 8.500 euro, ma anche in questo caso si tratta di un’ipotesi tutta da discutere.
Domande frequenti
Esiste ancora il Bonus Renzi?
No, ma è stato sostituito da un trattamento integrativo fino a 1.200 euro annuali per alcune categorie di lavoratori.
Il fondo pensione si può dedurre dall’IRPEF?
Assolutamente sì, fino ad un massimo di 5.164,27 euro all’anno.
Se sono un libero professionista quanto pagherò di IRPEF l’anno prossimo?
Difficile fare previsioni sul lungo termine, perché dipende non solo dal reddito percepito nell’anno precedente ma anche dalle riforme che si stanno studiando in questi mesi: al momento l’ipotesi più accreditata vede la riduzione degli scaglioni da quattro a tre, con aliquote che oscillano dal 23% al 43%.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.