L’inflazione è buona o cattiva?

Continua a salire l’inflazione. Secondo le stime preliminari fatte dall’Istat a marzo l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annuale. L’Italia non registrava un livello di inflazione così alto dal luglio 1991.

Secondo l’Istat nel mese di marzo l’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei beni alimentari e ai beni durevoli (da +1,2% a +1,9%).

Ma l’inflazione è buona o cattiva?

Non è facile rispondere a questa domanda, sopratutto in questo preciso momento storico. Partiamo però dal fatto che l’inflazione è una componente importante dell’economia. Il livello dei prezzi rappresenta infatti un indicatore economico fondamentale, dato che condiziona non solo il potere di acquisto delle famiglie ma anche l’andamento dell’intera economia e l’orientamento delle politiche monetarie delle banche centrali. L’obiettivo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere il tasso d’inflazione attorno al 2%, perché la stabilità dei prezzi è una delle condizioni basilari per la crescita occupazionale ed economica di una nazione. Questo livello dei prezzi è ritenuto dalla maggior parte delle banche centrali del mondo ottimale per garantire un’adeguata crescita economica.

Un livello troppo alto dei prezzi impoverisce le famiglie, fa diminuire i consumi e di conseguenza porta a un rallentamento della crescita economica. Un livello troppo basso dei prezzi, invece, manda in crisi le aziende che non riescono più a coprire i costi di produzione. 

Attualmente siamo attraverso un momento di forte inflazione. Il trend è iniziato nel 2021 e sta continuando anche per quest’anno. Secondo le ultime stime fatte dall’Ocse i prezzi sono cresciuti del 5,8%. Livelli così alti non si vedevano da 25 anni. Nel campo dell’energia l’inflazione ha fatto crescere i prezzi del 27,7% fino a novembre 2021, e sul cibo l’aumento è stato del 5,5%.

E dunque quali sono gli strumenti che dovete avere nel vostro portafoglio per difendersi dall’inflazione?

  1. Investire nelle materie prime
  2. Investire nei beni rifugio, come l’oro, il platino o l’argento
  3. Obbligazioni indicizzate all’inflazione

E ovviamente, restare investiti e non mantenere troppo il capitale in liquidità resta sempre la strada maestra. Se le attuali proiezioni di inflazione dovessero essere confermate, tra 10 anni 20.000€ tenuti in liquidità avranno un valore equivalente a soli 15.784€ attuali.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.