Investitori italiani: la pensione è la prima preoccupazione

In momenti di grande incertezza come quello che stiamo vivendo, gli investitori italiani si confermano preoccupati soprattutto per la pensione che li aspetta. Questo emerge da un sondaggio* che abbiamo effettuato sulla nostra base clienti, un campione rappresentativo del panorama degli investitori italiani (qui trovi l’infografica riassuntiva della ricerca).

Il segmento rappresenta una porzione della popolazione italiana che gode di una discreta solidità lavorativa e patrimoniale, e che dimostra una buona propensione agli investimenti. Esistono tuttavia dei nodi critici, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto previdenziale. Se anche tu sei tra coloro che ancora non hanno individuato una strategia previdenziale soddisfacente, scopri il nostro Piano Pensione, costruito dai nostri esperti intorno alle tue esigenze.

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Il 46% degli intervistati si definisce molto preoccupato per il proprio futuro previdenziale. Solo il 21% si definisce molto preoccupato della propria capacità di spesa, il 29% del lavoro (percentuale, però, che aumenta in modo significativo tra le donne, arrivando al 34%). Oltre alla pensione, il 55% è preoccupato di sistemare i figli (tra chi ce li ha) e il 45% per l’acquisto della prima casa. Andando a escludere gli over 55, addirittura più di un rispondente su due (53%) si dice molto preoccupato per la pensione.

Anche quando guardiamo all’impatto negativo dell’epidemia Covid sulle prospettive degli investitori, la previdenza resta in testa (38%), superando il lavoro (34%) e gli investimenti (33% – anche qui si nota una chiara tendenza per le donne a percepire meno sicurezza in ambito lavorativo, con un 40%). L’incertezza della pensione deriva soprattutto da una sfiducia generalizzata nel sistema previdenziale pubblico: il 69% dichiara poca o nessuna fiducia.

Il nodo previdenza: è la poca informazione a generare paura?

Nonostante la previdenza sia la principale fonte di preoccupazione per questo campione di investitori, questa paura non si traduce in un atteggiamento proattivo, con il 38% degli intervistati che dichiara di non essersi mai documentato su quando andrà in pensione. Se non stupisce il dato degli under 45, con circa il 60% che dichiara di non essersi ancora informato, colpisce il 30% dei 45-55enni e addirittura il 20% degli over 55.

Coerentemente, anche le ipotesi degli intervistati sull’età pensionabile e quelle sul proprio assegno pensionistico sono in certi casi errate o sovrastimate: il 18% degli under 35, se interpellato, non sa fare una stima precisa di quando andrà in pensione e il 32% sovrastima l’importo del proprio assegno; tra coloro con età compresa tra i 35 e i 45 sono rispettivamente il 12% e il 33%.

Il dato colpisce perché riguarda un segmento della popolazione particolarmente avvezzo agli investimenti.

L’ardua scelta della pensione integrativa

Per quanto riguarda la scelta di una soluzione di previdenza integrativa, il 42% ne è ancora sprovvisto, con punte del 60% tra i giovani.

Tra chi non ha alcun piano attivo, il 58% dichiara di optare per altre soluzioni, il 26% non ha avuto tempo per informarsi, il 9% non ha risparmi a sufficienza per farlo e il 7% ritiene l’orizzonte temporale troppo lontano. Poco meno di uno su due (45%) ritiene necessario aderire a un piano nei prossimi 5 anni.

Tra chi ha sottoscritto un piano di previdenza integrativa, la stragrande maggioranza (48%) dichiara di avere accesso a un fondo negoziale mentre solo il 17% ha un fondo aperto, il 12% ha scelto un Pip, mentre il 14% ha più di uno strumento.

Il luogo di lavoro si conferma il canale privilegiato di accesso alla previdenza per il 48% degli intervistati, contro il 40% che si è documentato in modo autonomo e il 12% che si è rivolto a un professionista. Interessante notare che, escludendo dal campione chi ha optato per un fondo negoziale o chi ha usufruito del benefit aziendale, ben il 67% degli intervistati dice di essere sprovvisto di uno strumento di previdenza integrativa.

Per quanto riguarda la consapevolezza dello strumento previdenziale sottoscritto, nonostante oltre il 71% sappia indicare con esattezza la linea d’investimento del proprio fondo (azionaria, bilanciata, obbligazionaria), ben il 60% non ne conosce i costi.

L’importanza di pianificare la previdenza

Emerge, ancora una volta, come quella previdenziale sia ancora una scelta ardua da compiere, specialmente al di fuori del posto di lavoro e nonostante i numerosi incentivi fiscali, che permettono oggi di accedere a un piano pensionistico detraendo la maggior parte dell’investimento dalle tasse.

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Anche tra gli investitori digitali – che, da quanto emerge dalla nostra indagine, sono tra i più attrezzati nel panorama degli investitori affluent – abbiamo riscontrato delle difficoltà nella pianificazione previdenziale. Spesso si dice che in Italia manchino educazione finanziaria e propensione a investire. Non è del tutto vero. A volte c’è una difficoltà nel far convergere servizi e domanda. È quindi compito dell’industria del risparmio venire incontro a queste esigenze offrendo soluzioni adeguate. Crediamo che una consulenza digitale, efficiente e trasparente possa essere la soluzione. – Giovanni Daprà, Co-fondatore e Ceo Moneyfarm

*Sondaggio condotto su un campione di 1.380 individui maggiorenni e residenti in Italia. Il sondaggio è stato somministrato online a una porzione del database di clienti e utenti Moneyfarm (circa 200mila individui) tra le persone con almeno un piano di investimento attivo. Il campione è stato aggiustato per rappresentare la clientela affluent del risparmio gestito da un punto di vista di genere, età, asset mobiliari e residenza.

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*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito.

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