Inflazione in aumento e crescita rivista al ribasso. La situazione in cui ci stiamo trovano non è delle più semplici e il mercato ne sta risentendo. In Italia nel mese di giugno l’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8% su base annua (da +6,8% del mese precedente), confermando la stima preliminare.
Ma cosa sta causando questo aumento dei prezzi?
In questo articolo, proviamo a esaminare le varie cause dell’aumento dei prezzi e spiegheremo le conseguenze più ampie di esso sul sistema economico.
Che cos’è l’inflazione?
L’inflazione è una crescita progressiva del livello generale dei prezzi nel tempo. L’aumento dei prezzi viene indicato con il cosiddetto tasso di inflazione: una percentuale che, per convenzione, esprime la variazione nell’arco di un anno.
L’inflazione è una componente importante dell’economia. Non deve essere né troppo alta né troppo bassa. Il compito di mantenerla al suo livello ottimale, stimato intorno al 2%, è della Banca Centrale Europea.
Perché l’inflazione aumenta?
Ci sono diverse spiegazioni, due delle più importanti sono:
- la rapida riapertura delle attività economiche,
- il rincaro dei beni energetici che sospinge l’inflazione,
Rapida riapertura delle attività economiche
L’economia ha iniziato a riprendersi dopo la pandemia. I cittadini hanno ripreso a viaggiare, ad andare al ristorante, ed a acquistare di più, usando anche parte del denaro che non avevano potuto spendere durante il lockdown.
Accanto a questa realtà si trova anche la difficoltà delle imprese: molte aziende fanno fatica a tenere il passo con il rapido aumento delle domanda, dovendo ricostruire catene di approvvigionamento fortemente colpite durante la pandemia. Problemi che si ripercuotono sul prodotto finito e dunque sul prezzo finale per i consumatori. L’aumento dei prezzi è anche dovuto alla legge domanda e offerta: c’è una richiesta sempre maggiore di beni che sono prodotti in maniera inferiore. Secondo la Bce ci vorrà del tempo, ma lo squilibrio tra domanda e offerta sarà gradualmente riassorbito, dato che le imprese riusciranno a produrre a regime le quantità di beni desiderate dai consumatori.
Il rincaro dei beni energetici spinge l’inflazione
Petrolio, gas ed elettricità sono diventati molto più costosi rispetto al passato. L’incremento, come ha spiegato più volta la Banca Centrale, è legato a diversi fattori: nel Regno Unito, per esempio, le pale eoliche non hanno potuto funzionare a pieno regime a causa della minore forza dei venti, in Brasile le centrali idroelettriche hanno risentito della siccità, mentre l’inverno dello scorso anno, particolarmente rigido, ha depauperato le nostre riserve di gas e petrolio. Queste componenti insieme all’aumento di domanda ha portato all’aumento dei prezzi. Se poi a questa situazione si aggiunge anche le tensioni della guerra e la forte dipendenza dalla Russia, si ha il quadro completo. Da sottolineare come sul fronte costi, per le imprese e le famiglie, la componente dei beni energetici ha una forte correlazione con i prezzi; ed è per questo che il prezzo del petrolio, gas ed elettricità ha un forte peso sull’inflazione.
Aspettative di inflazione
Questo fattore può manifestarsi a seguito di altre forme di inflazione o come risultato di speculazioni. Quando i consumatori si aspettano un aumento dei prezzi (dopo aver visto le notizie nei notiziari, ad esempio) è probabile che richiedano aumenti salariali, il che porta a un’ulteriore inflazione poiché le aziende aumentano i prezzi per contrastare le spese operative aggiuntive.
Inflazione e politica monetaria: una relazione complessa
Quando l’inflazione inizia a salire o minaccia di andare fuori controllo, è generalmente compito delle Banche centrali mettere in atto misure per contrastarla. L’attuazione di queste misure è nota come “irrigidimento della politica monetaria”, che nella forma più classica si ottiene attraverso tassi di interesse più elevati. Di solito le banche centrali reagiscono, ad un’inflazione troppo alta, alzando i tassi. Questo ha però delle conseguenze: da una parte limita il potere d’acquisto dei consumatori e rallenta o blocca la crescita delle aziende e dall’altra rende più costoso il denaro preso in prestito dalle banche commerciali, dato che quest’ultime a loro volta spostano i costi extra sui consumatori finali e le aziende.
Siamo dunque di fronte ad una situazione difficile che sta mettendo in seria difficoltà la crescita nazionale dei singoli paesi. Secondo la Bce l’inflazione continuerà ad essere alta ancora per qualche mese nel 2023 per poi rallentare al 3,5% nel 2023 e arrivare al 2,1% nel 2024, sempre più vicino al suo obiettivo del 2%.
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