Divorzi: ogni 5 minuti una coppia decide di separarsi. Costi fino a 60.000 euro

Ogni 5 minuti in Italia, una coppia decide di separarsi. Secondo la nostra ricerca, fatta in collaborazione con smileconomy, società indipendente di consulenza in educazione finanziaria, si parla in media di 267 richieste di separazione al giorno.

Stando ai dati, le separazioni sono aumentate dell’11% tra il 2010 e il 2019 passando da 88.191 nel 2010 a 97.474 del 2019. A trainare questo trend è stato il Sud Italia, con gli aumenti maggiori in Calabria (+66%), Abruzzo (+45%) e Molise (+34%). Si è assistito a tendenze al ribasso, invece, nel Lazio (-9%), Friuli Venezia Giulia (-7%) e Liguria (-1%). Contrariamente all’opinione popolare per cui i lockdown dovuti al Covid-19 hanno innescato numerose crisi coniugali, nel 2020 le richieste di separazione sono in realtà diminuite del 18% anche a causa del blocco delle attività amministrative.

Picco di divorzi nel 2015 e 2016 dopo la riforma del 2014

Nonostante la riforma del 2014 abbia reso il processo più agevole, tra il 2014 e il 2016 le richieste di divorzio sono cresciute dell’89%, per poi registrare un calo a partire dal 2017, esauritasi la spinta propulsiva della normativa. Trend mantenuto anche nel 2019, dove i divorzi sono scesi del 14% rispetto al picco post-riforma, attestandosi a 85.549.

Un ulteriore scossone è arrivato dal 2020. La pandemia, nonostante ciò che si potrebbe pensare ha fatto diminuire il numero di crisi coniugali fotografate dalle statistiche: separazioni (-18%) e divorzi (-22%) sono diminuiti, per un totale di richieste scese a 66.662.

Divorzio quanto mi costi

La separazione

Le separazioni possono avvenire in modo consensuale o giudiziale, con notevoli differenze in termini di tempistiche e costi: nel caso giudiziale, la coppia non riesce a trovare un accordo o consenso sulla separazione, e quindi uno dei due coniugi citerà l’altro in giudizio. Gli argomenti tipici sui quali bisogna trovarsi in accordo sono l’assegno di mantenimento, l’affidamento dei figli e il loro collocamento, nonché altri aspetti patrimoniali. E occorre inoltre considerare i costi legali legati ad avvocati e spese processuali. In Italia, l’85% delle separazioni avvenute nel 2020 sono state consensuali. In questo caso, i tempi sono solitamente rapidi, con le pratiche che si risolvono nel giro di 3 mesi, e addirittura in soli 5 giorni lavorativi se ci si affida allo strumento della negoziazione assistita prevista dall’ordinamento italiano. In questo modo, i costi per separarsi tramite negoziazione assistita sono abbastanza trascurabili: si tratta di pagare oneri fissi e bolli per una cifra che si aggira attorno a qualche decina di euro. Nel caso invece sia previsto il supporto di un avvocato, le cifre possono oscillare tra i 1.000 e i 3.000 euro.

Storia diversa invece per chi non riesce a trovare un accordo consensuale: è il caso del 15% delle richieste avanzate nel 2020. Per chi fa ricorso a un giudice, i tempi si allungano vertiginosamente: ci vogliono, in media, tra i 2 e i 4 anni, ma non sono esclusi prolungamenti fino a 7-8 anni in base alla complessità del caso. Di conseguenza, anche i costi lievitano: dai 3.000 ai 10.000 euro.

Il divorzio

Per legge, il divorzio può avvenire una volta trascorsi 6 mesi da una separazione consensuale o 12 mesi da una separazione giudiziale, che decorrono dalla prima udienza di separazione in Tribunale (la cosiddetta udienza Presidenziale). In questo caso, oltre ai costi già sostenuti per la separazione (ovvero tra i 1.000 e i 10.000 euro a coniuge), se ne aggiungono altri. Nel 2020, il 72% dei divorzi è stato consensuale. Questa procedura permette – come con la separazione – di sbrigare le pratiche in 3 mesi attraverso il Tribunale o 5 giorni lavorativi con la negoziazione assistita. I costi si aggirano tra i 1.500 e i 3.000 euro per ciascun coniuge. Se si ricorre al procedimento giudiziale, i tempi si protraggono oltre i due anni in funzione della litigiosità. La complessità del caso incide anche in maniera gravosa sui costi: la spesa va dai 3.000 fino ai 20.000 per coniuge. Il prezzo più alto, però, si paga in caso di disaccordo totale: non solo la causa complessiva (separazione e divorzio) potrebbe arrivare a 10 anni, ma le spese potrebbero aumentare di ulteriori 5-7.000 euro per perizie e investigatori privati.

Considerando quindi i costi sostenuti dal singolo coniuge indicati in tabella, la separazione e successivo divorzio possono costare da 5.000 euro (il minimo se si opta per la via consensuale senza la negoziazione assistita) a un massimo di 60.000 euro a coppia. Non entrano in questa casistica, però, i divorzi dei super-ricchi e dei VIPs, dove l’iter arriva a costare anche centinaia di migliaia di euro in base al patrimonio.

I consigli degli esperti

Programmare, restare in casa, raccogliere le prove del tenore di vita, gestire il tradimento

  1. Programmare. Separazioni e divorzi vanno programmati con un po’ di anticipo, soprattutto se si tratta di un soggetto con un reddito esiguo (mentre chi è privo di reddito potrà avvalersi del beneficio del gratuito patrocinio, a spese dello Stato). La programmazione sarà utile per accumulare i risparmi che permettano un’adeguata assistenza legale e la sopravvivenza nel periodo iniziale della frattura coniugale (quello di maggior conflitto), quando di norma la parte economicamente più forte utilizza il proprio potere economico come mezzo di pressione per costringere l’altra parte a chiudere accordi meno convenienti.
  2. Restare in casa. È molto importante non lasciare la casa coniugale prima di aver consultato un legale. Infatti, spesso, il semplice allontanamento dalla casa coniugale preclude la possibilità di farvi ritorno e la perdita del diritto di continuare a viverci (in presenza di determinati presupposti).
    Raccogliere le prove del tenore di vita. Fondamentale nel procedimento di separazione giudiziale è la prova del tenore di vita goduto dalla coppia (o dalla famiglia) in costanza di matrimonio. Si consiglia la raccolta preventiva di prove relative allo stile di vita mediante la conservazione dei giustificativi di spesa, quali vacanze, cene fuori, frequentazione di sport o hobby più o meno costosi, ecc.
  3. Gestire il tradimento. Per chi è stato tradito, è fondamentale arrivare in tribunale con la prova di tale infedeltà. Nonostante la comprensibile difficoltà nel mantenersi lucidi dinanzi alla scoperta di un tradimento, è utile raccogliere e conservare le prove di tale scoperta. In tal modo si risparmierà almeno il costo dell’investigatore privato, altrimenti necessario. Per chi ha tradito, le cose cambiano se vi siano o meno evidenze del tradimento fino alla prima udienza della separazione, quando sarà il giudice ad autorizzare la parti a vivere separate e, quindi, a poter iniziare a condurre vite autonome senza l’obbligo reciproco di fedeltà. Prima di allora, essere scoperti potrebbe essere “causa di addebito” della separazione, con conseguenze sull’assetto economico della separazione stessa.

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