Crisi energetica, mercato e consumi. Come sarà il “new normal”?

La crisi energetica continua a stringere la sua morsa sulle economie europee. Nell’ultimo trimestre del 2023 e nel primo trimestre del 2023, l’impatto economico della guerra energetica colpirà il cuore dell’Europa. Le economie più a rischio questo inverno saranno quelle dei paesi dell’Europa centrale, stando a un report dell’Economist intelligence unit, come l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, anche a causa del loro coinvolgimento nella supply chain tedesca. La scarsità del gas metterà a dura prova il settore industriale soprattutto in Germania, ma anche in Austria e in Italia.

Il nostro Paese però ha il vantaggio di una posizione geografica strategica: può contare infatti sull’accesso ad altri gasdotti e infrastrutture di Gnl. L’Italia ha già ridotto notevolmente la nota dipendenza dal gas russo: dal 40% si è passato al 25% in seguito alle maggiori importazioni dall’Algeria, dall’Azerbaigian e da altri paesi. È quindi probabile che il razionamento per gli italiani sia limitato, secondo l’Economist, che però sottolinea l’alta esposizione al rischio di alcuni settori industriali come quello meccanico e metallurgico. Inoltre, il gas ha occupato, nell’ultimo decennio, un posto sempre più importante nel mix energetico italiano e il 50% dell’energia è prodotta da centrali a gas (nel 2000 era solo il 37%), ricorda l’Istituto affari internazionali. Non solo il caro bollette, ma una strategia energetica complessiva sarà quindi la sfida principale sul tavolo del nuovo governo.

Prezzi dell’energia alle stelle. Come siamo arrivati a questo punto?

Il calo della produzione interna di gas dell’UE ha favorito la dipendenza dal gas russo. L’impatto dell’invasione Russia dell’Ucraina sui prezzi dell’energia è stato immediato. I prezzi di petrolio, carbone e gas sono aumentati rispettivamente del 40%, 130% e 180% dopo due settimane dall’inizio del conflitto. E i prezzi del gas hanno anche fatto aumentare i prezzi all’ingrosso dell’elettricità nell’area euro.

La volatilità dei prezzi, sottolinea il bollettino economico della Bce, è già iniziata a dicembre 2021, quando si è cominciato a parlare di una potenziale invasione dell’Ucraina. Ma i problemi alla base della crisi energetica sono più strutturali, secondo un’analisi dell’Ocse. E le ragioni dell’aumento del prezzo del gas nel post pandemia sono da ricercarsi altrove: oltre alla forte ripresa dell’economia e dei consumi, a pesare è stata la mancanza di investimenti nel settore energetico e la scarsa regolamentazione del mercato.

Sicurezza, accessibilità, sostenibilità. Il trilemma energetico è la vera sfida
Gli alti prezzi dell’energia potrebbero diventare la “nuova normalità” avverte l’Istituto dell’Unione europea per gli studi sulla sicurezza. E l’attuale instabilità del trilemma energetico – sicurezza, accessibilità e sostenibilità – se non gestita potrebbe sabotare la transizione energetica e minare la leadership globale dell’Ue in materia di clima. Per mitigare gli effetti della volatilità dei mercati del gas, l’Istituto europeo suggerisce innanzitutto di adottare le strategie tradizionalmente utilizzate per il petrolio, come la predisposizione di riserve e la distribuzione di sussidi per le famiglie a basso reddito. La legge italiana prevedeva già lo stoccaggio obbligatorio, e dallo scorso giugno anche l’Ue ha adottato nuove norme in materia di stoccaggio del gas che impongono agli Stati membri di riempire gli impianti di stoccaggio all’80% della capacità entro novembre quest’anno, e al 90% negli anni successivi. L’Italia su questo fronte è avanti: ha raggiunto a fine settembre l’obiettivo del 90% degli stoccaggi di gas e punta a superare questa soglia in vista dei picchi di consumi invernali.

Risparmio energetico e incentivi. Un difficile equilibrio

La crisi energetica potrebbe produrre un cambiamento irreversibile nelle abitudini di consumo. I prezzi alti dell’energia hanno infatti l’effetto di abbassare la domanda e quindi di indurre un cambiamento dei comportamenti in una direzione che potrebbe agevolare la transizione energetica. Anche per queste ragioni, secondo l’Oxford institute for energy studies, “i governi dovrebbero evitare interventi a breve termine che indeboliscano l’incentivo dei consumatori a ridurre la domanda di energia e che aumentino la percezione del rischio politico da parte degli investitori”. Mentre mette in guardia da una protezione generalizzata dei consumatori dall’aumento dei prezzi, lo studio supporta la validità delle politiche basate su aiuti mirati ad esempio a supporto delle persone più vulnerabili. Alleggerire le bollette delle famiglie in difficoltà in definitiva resta una priorità, ed è parte della strategia in 10 punti dell’International energy agency  per ridurre la dipendenza dell’Europa dall’importazione di gas naturale russo.

Il futuro del mercato energetico

Negli ultimi 30 anni, la direzione presa dai governi europei è stata quella di privatizzare, liberalizzare e in teoria rendere competitivo il mercato dell’energia. La guerra in Ucraina, però, ha forzato i governi europei ad agire in una direzione diametralmente opposta: la battaglia contro il caro bollette di Gran Bretagna e la Germania è già iniziata e la Francia punta al controllo dei prezzi dell’elettricità. E sono almeno 15 i Paesi membri a chiedere un tetto al prezzo del gas alla Commissione europea. La tendenza verso l’intervento statale nel settore energetico potrebbe essere irreversibile secondo Jonathan Stern, dell’Oxford institute for energy research. Stern ha affermato che la crisi energetica conseguente al conflitto in Ucraina potrebbe in gran parte smantellare il libero mercato: “c’è la sensazione che tutto questo sia temporaneo, che una volta risolto il problema con Putin, si tornerà alla normalità, ma non sarà così”.

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