Come andare in pensione a 55 anni? La guida per il 2024


Dire addio per sempre ad ogni attività lavorativa e godersi appieno la terza età sembra ormai un miraggio per molti lavoratori, complici le continue modifiche – non solo in Italia ma anche in tutta Europa – al sistema di previdenza. Su queste pagine abbiamo affrontato spesso l’argomento, analizzando gli strumenti per il calcolo della pensione e passando in rassegna le possibili soluzioni per andare in pensione prima, ma in queste settimane si sono susseguite diverse voci sulla prossima riforma delle pensioni che alimentano il sogno per migliaia di donne e uomini di andare in pensione a 55 anni o comunque con largo anticipo rispetto ai canonici 67 anni. Senza farci prendere da prematuri entusiasmi, in questo approfondimento cerchiamo di capire se si può e come andare in pensione a 55 anni con l’attuale ordinamento, e quali sono i possibili scenari futuri.

👵🏻 A che età posso andare in pensione di vecchiaia?  67 anni.
🧓🏻 Si può andare in pensione a 55 anni?  Sì, a patto di avere i requisiti.
🙋‍♀️ Le donne possono andare in pensione prima? In alcuni casi sì.

A che età si va in pensione nel 2024?

In uno scenario complesso e articolato come quello del nostro sistema pensionistico, fatto di un’infinità di casistiche ed eccezioni, al momento c’è solo una certezza: a patto di avere almeno 20 anni di contributi, l’età per ottenere la pensione di vecchiaia è 67 anni, un parametro che rimane confermato fino alla fine del 2023 ma che in futuro potrebbe cambiare, poiché viene rivisto periodicamente secondo i dati ISTAT relativi alla speranza di vita media. Chi invece non arriva a 20 anni di contributi ma ne ha accumulati almeno 5 dovrà aspettare il compimento dei 71 anni di età. Se già per chi svolge un lavoro, per così dire, “tradizionale” si tratta di requisiti impegnativi da soddisfare, ci sono anche molte categorie di lavoratori che partono da condizioni più svantaggiate, basta pensare a chi svolge lavori usuranti o chi si prende cura dei propri cari in qualità di caregiver: per loro esistono delle misure ad hoc che sono state riviste nella nuova legge di Bilancio 2023. In particolare:

  • APE sociale (estesa fino al 31 dicembre 2023): si tratta di un assegno erogato da INPS fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ed è destinato a lavoratori che svolgono mansioni gravose, invalidi civili al 74%, lavoratori in difficoltà che abbiano esaurito l’assegno di disoccupazione e caregivers. Il trattamento è riservato a soggetti che abbiano raggiunto almeno i 63 anni di età.
  • Opzione donna (prorogata anche per il 2023 con modifiche): la soluzione è destinata a particolari categorie di lavoratrici – caregivers, invalide o che abbiano subito un licenziamento – con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e almeno 60 anni di età, che viene ridotta di un anno per ogni figlio.

Per tutti i lavoratori, invece, è stata implementata la tanto chiacchierata Quota 103: si tratta di una nuova misura sperimentale che sarà disciplinata da un apposito decreto nelle prossime settimane, ma che permette di andare in pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi. Il trattamento non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione dei redditi da lavoro occasionale (che hanno un limite di 5000 euro all’anno).

APE SOCIALE OPZIONE DONNA QUOTA 103

63 anni età

Solo categorie deboli

60 anni età

35 anni contributi

Solo categorie deboli

62 anni età

41 anni contributi

In pensione a 55 anni: è possibile? Ecco le casistiche

Le soluzioni che abbiamo appena visto permettono – pur con requisiti molto stringenti – di anticipare di qualche anno la tanto agognata pensione: abbiamo già parlato delle modalità per andare in pensione a 57 anni, ma se voglio andare in pensione a 55 anni, quindi ancora prima? Anche in questo caso esistono delle soluzioni. In particolare, con Quota 41 si può andare in pensione a 55 anni a patto che:

  • si possiedano almeno 41 anni di contributi e che il loro versamento sia iniziato prima del compimento dei 19 anni di età (quindi per andare in pensione a 55 anni è necessario aver iniziato a lavorare a 14 anni)
  • si appartenga ad una categoria di tutela, come chi svolge lavori usuranti o gravosi, chi ha un’invalidità almeno del 74% e chi ricopre il ruolo di caregiver.

Se non si soddisfano i requisiti di Quota 41 esiste comunque la possibilità di andare in pensione a 55 anni anche con 30 o 20 anni di contributi, a patto di collegare il diritto alla pensione ad una condizione di invalidità. Si tratta di una soluzione riservata a:

  • Donne non vedenti con 10 anni di contributi se si tratta di dipendenti del settore privato, mentre nel caso delle lavoratrici autonome l’età pensionabile sale a 56 anni. Per gli uomini non vedenti, invece, è prevista la possibilità di andare in pensione con 10 anni di contributi a 56 o 61 anni, a seconda che siano dipendenti o lavoratori autonomi.
  • Soggetti con invalidità civile superiore a 2\3 e inabilità permanente assoluta, con almeno 5 anni di contributi versati in un periodo recente e che abbiano cessato la propria carriera lavorativa.

I soggetti con un’invalidità riconosciuta minima del 67% e con almeno 5 anni di contributi possono invece richiedere, a patto di essere iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria dell’INPS o ad altri fondi sostitutivi, l’assegno ordinario di invalidità, che permette loro di ricevere un sussidio pur continuando a svolgere la propria attività lavorativa e ad accumulare contributi a fini pensionistici.

Obiettivo pensione: l’importanza della pianificazione

Se non si rientra in nessuna delle casistiche che abbiamo analizzato, farsi prendere dallo sconforto non porterà a grandi risultati: è lecito chiedersi quanto si prenderà di pensione con 20 anni di contributi o se ci saranno delle novità che permettano andare in pensione a 55 anni, ma la cosa migliore che possiamo fare è pianificare in autonomia il nostro futuro. Come consulenti finanziari siamo convinti che non è mai troppo presto per iniziare, e in Moneyfarm abbiamo elaborato una serie di strumenti che permettono a chiunque di far fruttare i propri risparmi fin dalla giovane età:

Piano Pensione Moneyfarm

Si tratta di un Piano Individuale Pensionistico (PIP) semplice e fiscalmente efficiente per integrare la pensione pubblica con una rendita mensile. Il piano di investimento è personalizzato, quindi non ci sono vincoli circa la frequenza o l’importo dei versamenti e garantisce estrema flessibilità a tutti i lavoratori, sia i dipendenti che vogliono mettere a frutto il proprio TFR sia gli autonomi che hanno esigenze particolari. Il modo migliore per pensare al proprio futuro senza preoccupazioni.

Piano di Accumulo Capitale (PAC)

Il PAC Moneyfarm è una soluzione pensata per chi vuole dare struttura al proprio risparmio e vederlo crescere nel tempo. Versando un contributo mensile minimo (anche 100 euro) si incrementa il proprio portafoglio di investimento, che viene gestito dal team di professionisti Moneyfarm in modo efficace e sempre in linea con il profilo di rischio e gli obiettivi del risparmiatore. Il Piano di Accumulo Capitale Moneyfarm è l’unico in Italia che permette di investire su un portafoglio diversificato senza sovrapprezzo. Se vuoi scoprire nel dettaglio tutte le soluzioni di investimento pensate per ogni tipologia di risparmiatore, entra in Moneyfarm compilando senza impegno il form online.

Cosa sappiamo con certezza sulle pensioni fino al 2026

L’evento focalizzato sull’educazione finanziaria e la previdenza, tenuto da Andrea Rocchetti di Moneyfarm e Andrea Carbone, economista e divulgatore, si è dimostrato un’occasione ricca di spunti per chi mira a pianificare il proprio futuro pensionistico. Gli aspetti salienti riguardano le regole pensionistiche attuali e future, la gestione del TFR, i benefici fiscali legati alla previdenza complementare e l’importanza della pianificazione finanziaria.

In primo luogo, è stato evidenziato come, nonostante le incertezze legislative, esistano delle certezze per il pensionamento, come i requisiti d’età e contributivi stabiliti fino al 2026. Si è parlato anche della possibile flessibilità pensionistica e delle riforme in discussione, come quota 41 e opzione donna, che potrebbero influenzare la pianificazione pensionistica di chi è vicino alla pensione.

L’inflazione e il suo impatto sulle pensioni e sulla spesa pensionistica futura sono stati un altro tema chiave. L’adeguamento delle pensioni all’inflazione garantisce ai pensionati di mantenere il proprio potere d’acquisto, ma allo stesso tempo aumenta la spesa pensionistica per lo Stato, evidenziando l’importanza della sostenibilità del sistema pensionistico.

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la sua destinazione hanno rappresentato un punto di discussione importante, con un confronto tra la convenienza di lasciarlo in azienda rispetto all’investimento in un fondo pensione, considerando anche gli aspetti di flessibilità e i benefici fiscali associati.

Infine, è stato sottolineato il ruolo cruciale della pianificazione finanziaria e previdenziale, evidenziando come la conoscenza e la gestione attenta delle proprie risorse possano generare un significativo aumento della ricchezza futura. L’invito finale è stato quello di agire consapevolmente per garantirsi un futuro sereno e sicuro dal punto di vista economico.

L’evento ha quindi offerto preziose informazioni per chiunque sia interessato a comprendere meglio le dinamiche pensionistiche e finanziarie, sottolineando l’importanza di una pianificazione informata e proattiva.

Conclusioni

Senza cedere a facili polemiche, è innegabile che il sistema pensionistico italiano abbia subito modifiche sostanziali in ogni legislatura, ed è difficile aspettarsi nel breve termine una riforma ad ampio spettro che permetta a tutte le categorie di lavoratori di andare in pensione relativamente presto e con un ritorno economico più che soddisfacente. Lo stesso discorso vale anche per altri temi di estrema rilevanza nella nostra società come il lavoro, la salute, l’istruzione: se da una parte è giusto guardare al futuro con fiducia e attendere nuovi pacchetti di riforma capaci di rispondere alle complessità di questo momento storico, dall’altra bisogna accettare il fatto che non esiste una bacchetta magica. Come Moneyfarm siamo convinti che una delle sfide più significative dei prossimi anni sia aiutare le persone a migliorare la propria consapevolezza finanziaria, così da poter cogliere le opportunità offerte dai mercati e tutelare il proprio futuro in prima persona: noi lo facciamo offrendo una consulenza finanziaria indipendente e di qualità a più di 90.000 risparmiatori, che ci hanno eletti per l’ottavo anno consecutivo come Miglior Servizio di Consulenza Indipendente.

Domande Frequenti

Quali sono le novità sulla pensione nel 2024?

In attesa di una riforma ad hoc, la legge di Bilancio ha modificato alcune norme relative al trattamento pensionistico: attualmente è stata estesa l’APE sociale fino a fine 2023, Opzione Donna è stata prorogata con alcune modifiche ed è stata implementata in via sperimentale Quota 103.

Perché dovrei fare un piano pensione?

Perché non esistono certezze sulle prossime riforme del sistema pensionistico, e sottoscrivere un piano pensione permette di tutelare il proprio futuro senza preoccupazioni integrando la pensione pubblica con una rendita mensile.

Con Quota 41 posso andare in pensione a 55 anni?

Sì, a patto che si possiedano almeno 41 anni di contributi (di cui almeno 1 anno versato prima dei 19 anni) e che si appartenga ad una categoria di tutela.

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*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito.

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