Questa settimana, tre argomenti hanno destato il nostro interesse: l’inflazione negli Stati Uniti e la politica monetaria, le elezioni europee – in particolare in Francia – e le elezioni nel Regno Unito, con particolare riferimento ai programmi politici dei partiti.
Per quanto riguarda l’inflazione negli Stati Uniti, nel complesso è stata una buona settimana. I prezzi al consumo sono aumentati meno del previsto, e l’inflazione è rimasta stabile rispetto al mese precedente.
Le misure dell’inflazione sono ancora sopra il 3% su base annua, ma si tratta comunque di un passo nella giusta direzione.
Anche i prezzi alla produzione sono risultati inferiori alle aspettative, diminuendo dello 0,2% rispetto al mese scorso e aumentando solo del 2,2% rispetto all’anno precedente. Al contempo, la Federal Reserve (Fed) ha mantenuto invariato il tasso di politica monetaria e ha segnalato che si aspetta, complessivamente, di ridurre i tassi di soli 25 punti base nel 2024.
Si tratta quindi di un approccio ragionevole, con l’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2%, ma se i prossimi mesi vedranno dati sull’inflazione migliori del previsto, la Banca Centrale statunitense potrebbe considerare ulteriori tassi.
Le elezioni europee si sono rivelate più emozionanti di quanto avessimo sperato. Una performance solida del partito francese di destra Rassemblement National (RN) era stata ampiamente anticipata dai sondaggi, ma la reazione del presidente francese Emmanuel Macron di convocare elezioni parlamentari anticipate è stata una sorpresa. Le elezioni si terranno in due turni a partire dalla fine di giugno.
I mercati finanziari hanno reagito negativamente alla notizia. Il grafico qui sotto mostra il differenziale di rendimento tra i titoli di stato decennali francesi e tedeschi. Il picco in seguito alla decisione di Macron evidenzia le preoccupazioni degli investitori che una vittoria del RN potrebbe portare a un aumento della spesa fiscale. Ciò si è verificato dopo che l’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) aveva declassato le prospettive per il debito pubblico francese a maggio, cioè prima delle elezioni.
L’attuale spread tra i titoli francesi e tedeschi è ancora ben al di sotto del picco raggiunto durante la crisi dell’Eurozona nel 2012, e non ci aspettiamo un livello di volatilità simile, ma la politica francese sarà probabilmente uno dei focus per gli investitori nelle prossime settimane.
Come già notato nell’aggiornamento di mercato della settimana scorsa, i recenti risultati elettorali in tutto il mondo hanno provocato della volatilità sui mercati locali.
Ma nel Regno Unito, con dei risultati dei sondaggi così schiaccianti a favore del Partito Laburista, si potrebbe pensare che ci sia un minore margine di sorpresa.
Il leader laburista Keir Starmer ha lavorato duramente per essere il più sobrio e centrista possibile, preparando al contempo il terreno per un governo laburista che duri più mandati.
Il programma politico laburista rilasciato questa settimana non rivela molto delle intenzioni del partito. L’abolizione del regime fiscale dei non-domiciliati e l’introduzione dell’Iva sulle tasse scolastiche relative all’istruzione privata sono i principali punti potenzialmente responsabili di un aumento delle tasse, e sono stati già ampiamente annunciati.
Quindi, l’attenzione mediatica si è concentrata su ciò che il programma politico non ha espressamente menzionato, in particolare quale sarà la provenienza di ulteriori entrate governative.
La proposta dei laburisti è che il gettito arrivi da una crescita economica più rapida – il che potrebbe rivelarsi accurato.
Come raggiungere questo obiettivo, purtroppo, è meno chiaro. Un’opinione diffusa è che ci saranno ulteriori aumenti delle tasse. Starmer e la sua Cancelliera ombra, Rachel Reeves, non hanno detto nulla riguardo a un possibile aumento della tassa sulle plusvalenze, ad esempio.
Ma con 20 punti di vantaggio nei sondaggi, non c’è bisogno di dire troppo – almeno per ora.
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