di Dario Fabbri, direttore della rivista Domino
Quasi due anni dopo, la guerra ucraina vive una prolungata fase di stallo, con i contendenti che non paiono in grado di imprimere una svolta.
Come spiegato dal capo di Stato maggiore ucraino, generale Valery Zaluzhny, per il quale ogni decisivo avanzamento sul terreno sarebbe da considerarsi altamente improbabile.
Parole fortemente osteggiate da Volodymir Zelensky, eppure irradiate dai principali media anglosassoni, segnale per nulla irrilevante. Perché qui si inserisce il punto nel conflitto. A differenza di qualche mese fa, gli americani intendono perlomeno congelarlo.
Per un paio di ragioni principali. Soddisfatti d’aver impedito a Mosca di occupare l’intero paese, ma preoccupati dall’eccessivo avvicinamento tra Mosca e Pechino, vorrebbero spezzare tale legame. Di qui il cambio di atteggiamento da parte degli analisti washingtoniani che nel medio periodo potrebbe cambiare lo scenario, al di là di chi raggiungerà la Casa Bianca il prossimo anno.
Difficile comprendere come la superpotenza voglia concretamente congelare il conflitto, forse lasciando alla Russia gran parte dei territori occupati, in cambio di un ingresso di Kiev nell’Unione Europea, chissà se nella Nato.
Ma in questo momento l’intenzione conta più dell’applicazione.
A innescare la volontà americana anche lo scoppio del conflitto mediorientale, secondo fronte dopo l’Ucraina nella competizione con Pechino (con Mosca a traino), sfruttato dalla Repubblica Popolare per complicare la manutenzione dell’ordine internazionale.
Potenziale eccesso di distrazione che potrebbe scoprire gli Stati Uniti sul versante dell’Indopacifico, là dove si concentrerà lo scontro finale con il rivale cinese. Per la gioia di Pechino, ovviamente interessata a scrollarsi di dosso la pressione del principale nemico.
Urge dunque fissare almeno la guerra ucraina, oltre a impedire l’allargamento dello scontro tra Israele e Hamas, con la pericolosa possibilità che l’Iran si unisca alla lotta. Voglia di congelamento da realizzare anche contro la volontà di Zelensky, raccontato ancora dai media anglosassoni come fortemente contrario a ogni negoziato con il Cremlino.
Così da molteplici ambienti politici e d’apparato statunitensi si lascia trapelare l’intenzione di favorire la celebrazione di prossime elezioni in Ucraina, affinché il presidente in carica presenti alla popolazione il suo piano di (legittimo) recupero dei territori occupati.
Magari innalzando a principale avversario proprio quel generale Zaluzhny che tanta attenzione ottiene Oltreoceano in queste settimane. Possibili sviluppi del conflitto ucraino che potrebbero comunque non realizzarsi, anche per la rinnovata spinta della Russia, consapevole delle necessità degli americani.
E quindi pronta a giocarsi il tutto per tutto nei prossimi mesi, anche oltre le sue capacità.
Mentre tra la distrazione dell’opinione pubblica internazionale presa dai fatti mediorientali, le ostilità continuano a infuriare quotidianamente.
In assenza di soluzione.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.