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Tre segnali di fiducia per i mercati dagli Usa

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Nel consueto appuntamento video mensile, il nostro Quantitative Analyst Giorgio Broggi commenta i principali movimenti dei mercati nel mese di giugno, focalizzando l’attenzione sui segnali positivi provenienti dagli Stati Uniti che hanno contribuito alle buone performance dei mercati. Puoi anche leggere la versione scritta qui sotto.

Il mese di giugno è stato complessivamente positivo per i portafogli. I mercati hanno fatto bene, con l’azionario americano – in dollari – in risalita addirittura del 5% e anche l’obbligazionario globale leggermente in positivo, mentre il dollaro ha continuato a indebolirsi (-3.5%), con ripercussioni sui portafogli.

Nel complesso, ci sono 3 motivi principali dietro questa ottima performance.

Per prima cosa, l’amministrazione americana ha continuato a mostrarsi molto pragmatica e pronta a concessioni e passi indietro. Anche in Medio Oriente, l’intervento militare americano è sembrato più un mezzo per contenere Israele e portare a una de-escalation che un’aggressione mirata a colpire l’Iran. Ai mercati quest’approccio piace, e ci si aspetta che anche lato tariffe l’attitudine rimarrà positività e che i dazi non aumenteranno da qui in poi.

La seconda ragione dietro la forte performance è che, nonostante le tariffe siano comunque aumentate da marzo e siano ormai state introdotte da qualche mese, l’economia americana continua a reggere molto bene. Nonostante – in aggregato – gli ultimi dati macro abbiano deluso le attese, i numeri di crescita e occupazione rimangono infatti comunque molto sani. Insomma, le tariffe non sembrano in grado di causare una recessione. E le aziende americane, dopo la straordinaria crescita degli utili nel primo trimestre, hanno un cuscinetto per assorbire un rallentamento marginale, ma non drastico, della crescita. E il piano fiscale espansivo di Trump, ora passato anche al Senato, aiuterà, pur ponendo qualche dubbio in più sulla sostenibilità del debito pubblico americano nel medio e lungo termine. 

La terza ragione per l’ottimismo di giugno, certamente legata alle prime due, è il trend dell’Intelligenza Artificiale. I grandi nomi tech legati al settore sono stati tra i migliori nel mese, segno di una rinnovata fiducia degli investitori nei giganti Usa del settore, che sembrava aver perso un po’ di forza nei primi mesi dell’anno.

Nel complesso, la tesi della fine dell’eccezionalismo americano, che ci ha accompagnato da inizio anno, tentenna, con l’economia Usa che rimane forte e il motore – tech – della sua crescita che, seppur in rallentamento, continua a girare.  

Stiamo comunque mantenendo i portafogli leggermente conservativi, dato che l’incertezza rimane elevata e l’impatto delle tariffe non è ancora del tutto chiaro, anche se per ora in qualche modo risulta promettente. Siamo però convinti che l’outlook per i mercati sia migliorato, e monitoriamo le condizioni di mercato per eventualmente aggiungere rischio.

Dato del mese

La cifra del mese è il 16.93%la performance di Nvidia a giugno. Un numero straordinario, anche se il gigante dei chip ci ha abituato a grandi rally. Un dato che cattura una ritrovata fiducia verso le grandi tech e il tema dell’Intelligenza Artificiale. Nvidia era crollata fino a quasi un -30% da inizio anno a inizio aprile, e questa ripresa cattura perfettamente anche il ritrovato ottimismo dei mercati riguardo al pragmatismo dell’amministrazione americana dopo il panico di aprile.

Domanda del mese

Il 9 luglio scadono i 90 giorni di grazia dalle tariffe reciproche. Cosa succederà ai Paesi che non firmano accordi commerciali con gli Usa prima della scadenza?

Per il momento, solo la Gran Bretagna ha firmato una bozza di accordo, con il resto delle geografie ancora nel processo di negoziazione. Il nostro caso base, che crediamo sia quello che i mercati stanno prezzando, è che (se anche non dovessero esserci accordi) il termine ultimo verrà banalmente spostato, mantenendo le tariffe ai livelli più bassi attuali ed estendendo il periodo di negoziazione

In ogni caso, ci aspettiamo una continuazione delle buone notizie lato tariffe e sembra chiaro che l’amministrazione americana non voglia tornare ai livelli di tensione a cui abbiamo assistito nei giorni subito dopo il 2 aprile.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.

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