Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e i recenti dati sull’inflazione statunitense hanno riportato l’attenzione degli investitori sulle principali criticità per l’economia globale. Di seguito, una sintesi dei due sviluppi più rilevanti degli ultimi giorni e del loro possibile impatto sui mercati.
Gli effetti dell’azione bellica sui mercati
Nei giorni scorsi, le tensioni geopolitiche si sono intensificate dopo che Israele ha colpito obiettivi strategici in Iran, prendendo di mira il programma nucleare del Paese. La reazione immediata delle borse è stata quella attesa: i mercati azionari si sono indeboliti, le materie prime come oro e petrolio sono salite, e si è verificata una fuga iniziale verso i titoli di Stato.
Per il momento, riteniamo che la reazione dei mercati sia stata relativamente contenuta: i future sull’S&P 500 sono scesi poco più dell’1% a metà mattinata in Europa. Questo riflette l’esperienza recente degli investitori di fronte alle crisi geopolitiche: dopo una prima reazione emotiva, i mercati tendono spesso a guardare oltre i potenziali rischi.
Finora questa strategia ha funzionato, ma non è detto che sarà sempre così. La vera incognita rimane l’eventuale escalation: si tratta di un’azione isolata o dell’inizio di un conflitto più ampio? È una situazione che continueremo a monitorare da vicino nei prossimi giorni, anche alla luce dei diversi modi in cui le tensioni geopolitiche possono influenzare i prezzi degli asset finanziari.
Questi effetti possono manifestarsi in varie forme: in primo luogo, attraverso un aumento generale dell’incertezza, che spesso spinge gli investitori ad allontanarsi dagli asset più rischiosi per timore di un conflitto su scala globale.
In secondo luogo, in questo caso c’è un rischio concreto per l’offerta di petrolio. Eventuali interruzioni possono far salire i prezzi, alimentare l’inflazione e influenzare la domanda interna. Sarebbe un ulteriore freno, in un contesto già segnato da tensioni sul commercio globale.
Per quanto riguarda i portafogli, riteniamo che il posizionamento attuale sia adeguato. I nostri portafogli sono ben diversificati e costruiti con un approccio prudente.
Abbiamo mantenuto un’esposizione alle materie prime nella maggior parte delle nostre linee, il che può offrire una protezione aggiuntiva in un periodo di incertezza geopolitica.
Continueremo a monitorare l’evoluzione del contesto e ad apportare eventuali modifiche necessarie per massimizzare i rendimenti di lungo termine.
L’impatto delle tariffe sull’inflazione Usa
Dopo il cosiddetto ‘Liberation Day’ – il giorno in cui sono entrati in vigore importanti dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti verso alcuni partner strategici – molti investitori (noi compresi) si sono interrogati su come il nuovo contesto avrebbe influenzato l’economia globale. Era ampiamente condivisa l’idea che l’aumento dei dazi commerciali avrebbe rappresentato un freno alla crescita economica, mentre vi era maggiore incertezza riguardo al loro impatto sull’inflazione.
L’ipotesi di base era che l’inflazione potesse inizialmente risalire, per poi essere compensata da un calo della domanda. Rimanevano tuttavia incertezze sui tempi con cui si sarebbero manifestati gli effetti, anche alla luce delle scorte già accumulate e dei ritardi legati alle catene di approvvigionamento globali.
In questo scenario, i dati sull’inflazione statunitense di maggio erano particolarmente attesi. Alla fine, sia l’indice dei prezzi al consumo che quello alla produzione sono risultati inferiori alle attese degli economisti – una notizia, nel complesso, positiva.
Tuttavia, questo non ha inciso in modo significativo sulle aspettative di mercato in merito ai tassi d’interesse. Al momento, non si prevedono interventi al meeting di giugno, mentre resta atteso un taglio complessivo di circa 0,5% entro la fine del 2025.
Ciò suggerisce che gli investitori non siano del tutto convinti che i dazi avranno un impatto duraturo sull’inflazione, e si aspettano un nuovo rialzo dei prezzi più avanti nel corso dell’anno.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.