Ancora una volta nella notte di Odessa si consuma il dramma d’Europa. Putin ha dato ufficialmente il via ad un’operazione di smilitarizzazione dell’Ucraina, attaccando alcuni degli obiettivi militari del Paese. In un discorso fatto questa mattina alla Tv russa, Putin ha spiegato come il suo obiettivo non è quello di invadere l’Ucraina e ha chiesto ai soldati del paese di deporre le armi e tornare a casa perché l’obiettivo della Russia è “smilitarizzare e denazificare “ il Paese. Mentre il presidente di una delle potenze nucleari più grandi al mondo stava spiegando il suo piano di azione sull’Ucraina, a Kiev e a Kharkiv si sono sentite delle esposizioni. Il ministro della difesa russo ha affermato che gli attacchi hanno preso di mira solo le infrastrutture militari ucraine e che i civili non hanno nulla da temere.
A sua volta il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskiy, ha imposto la legge marziale. La condanna è stata rapida anche dagli Usa, con il presidente Biden che ha definito la mossa “un attacco non provocato e ingiustificato da parte delle forze militari russe” e ha promesso che oggi ci sarà un’azione degli Stati Uniti in coordinamento con gli alleati della NATO. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha infatti affermato che si tratta di una “seria minaccia alla sicurezza euro-atlantica”. Una forte prese di posizione è arrivata anche dalla Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo che oggi ha dichiarato di rimanere “fermi nella nostra unità, nella nostra determinazione e nella nostra risposta all’ingiustificata aggressione russa. Il Parlamento europeo sostiene una risposta europea e internazionale senza precedenti, comprese nuove e severe sanzioni per garantire che il Cremlino sia ritenuto responsabile delle sue azioni”. “L’attacco – conclude l’Ue- prende di mira il nostro modello di società democratica. Non può rimanere senza risposta”.
Cosa stiamo facendo nei nostri portafogli?
Il nostro comitato per gli investimenti sta monitorando la situazione da vicino. In termini di effetto diretto sul mercato azionario, oltre alla volatilità di breve termine, non riteniamo che le società globali sarebbero particolarmente colpite. La nostra esposizione diretta alle azioni russe e ucraine è trascurabile. Sebbene stiamo monitorando il possibile effetto sulle società quotate dove siamo più investiti. Riteniamo che la diversificazione giocherà a nostro favore. Ovviamente stiamo monitorando la situazione che rimane dinamica e vi forniremo regolarmente aggiornamenti, ma allo stato attuale queste sono le due cose che stiamo guardando come comitato di investimento: l’inflazione e l’opportunità dietro la crisi.
È il momento per comprare?
La prima domanda che ci poniamo è se acquistare o meno più azioni. La volatilità nel breve termine potrebbe indurre gli investitori ad acquistare asset rischiosi a sconto. Questo aspetto è qualcosa che monitoreremo quotidianamente. Per ora, però, pensiamo che la situazione non sia ancora sufficientemente stabile per aumentare il rischio e, quindi, abbiamo deciso di non agire. Ovviamente questa decisione potrebbe cambiare con l’evolversi della situazione nei prossimi giorni.
Cosa possiamo dire dell’inflazione?
La domanda successiva è sull’inflazione. Qui la risposta è più difficile. Naturalmente, possiamo aspettarci che la crisi avrà ripercussioni sui prezzi delle materie prime a vari livelli. Abbiamo già visto come sia lievitato il costo del petrolio, dopo le notizie di questa mattina.
Inoltre, le sanzioni dell’Ue potrebbero esacerbare ulteriormente la crisi energetica che stiamo vivendo. Da ricordare come all’interno dell’Unione europea ci sono paesi come la Germania e l’Italia che dipendono fortemente dal gas russo: l’Ue importa il 61% dall’estero, di cui circa il 50% dalla Russia.
Per quanto riguarda le materie prime, possiamo dirvi che i nostri portafogli sono ben posizionati per ridurre la volatilità nel breve termine, anzi pensiamo che potrebbero trarne dei vantaggi (nel nostro ultimo ribilanciamento le abbiamo aumentate per cercare di controbilanciare gli effetti geopolitici). La vera domanda è se le Banche centrali saranno o meno costrette a reagire a una maggiore pressione inflazionistica. Finora non abbiamo assistito ad alcun reale riposizionamento delle aspettative sui rialzi dei tassi negli Stati Uniti o in Europa. Naturalmente, dovremmo sempre ricordare che la politica monetaria può fare poco per controllare l’inflazione proveniente dal lato dell’offerta (e gli shock esogeni geopolitici rientrano in questa categoria).
In circostanze normali, non ci aspetteremo mosse da parte delle Banche centrali, ma siamo in una situazione in cui l’inflazione è già in aumento e qualsiasi shock causato dalle materie prime si posizionerebbe in un contesto inflazionistico già difficile. In questa fase, non possiamo dunque escludere un impatto sulla politica monetaria, sebbene non pensiamo possa essere il nostro caso di base.
Nel complesso siamo abbastanza soddisfatti della nostra esposizione azionaria. Pensiamo che ci sia più spazio per l’acquisto in questa fase, ma preferiamo aspettare considerando il rischio di fondo che stiamo affrontando. Riteniamo che la nostra esposizione alle materie prime trarrà vantaggio dalla situazione e ci aiuterà a mitigare la volatilità, in particolare nei portafogli più rischiosi. Attenzione però perché le nostre obbligazioni sui mercati emergenti potrebbero risentirne un po’. A questo proposito, però è importante sottolineare come queste sono principalmente focalizzati sui titoli di stato cinesi, che hanno agito da rifugio sicuro al rischio geopolitico dato che hanno una bassa correlazione con quanto sta accadendo nel resto del mondo.
Abbiamo quindi deciso di non agire sui nostri portafogli ma monitoreremo quotidianamente la situazione e se ci sarà qualche opportunità da cogliere, lo faremo. In questo momento il nostro obiettivo è adottare un approccio il più analitico possibile. Agire in base alle emozioni non è mai una buona idea.
Cosa dovrebbero fare gli investitori
Per gli investitori, il nostro consiglio è lo stesso che abbiamo dato durante crisi simili: mantenere la rotta e resistere all’impulso di anticipare il mercato, per proteggere la ricchezza. In molti casi, questo può avere l’effetto opposto: disinvestire durante le turbolenze del mercato è un modo infallibile per cristallizzare le perdite e può farti perdere la ripresa.
Dopotutto, è la ripresa la parte più importante di qualsiasi recessione economica. Dopo ogni forte flessione negli ultimi 20 anni, incluso il Covid-19, i mercati alla fine si sono ripresi e hanno visto una ripresa rapida.
Per valutare l’impatto del ritiro dai mercati, abbiamo esaminato la crescita di due ipotetici portafogli identici. Uno è stato ritirato dai mercati durante i quattro principali cali degli ultimi 10 anni e reinvestito solo dopo che questi si erano ripresi, mentre l’altro ha mantenuto la rotta e ha aspettato che il mare si calmasse. Il disinvestire in modo precoce ha portato il primo investitore a perdere il rimbalzo del mercato. E dunque il suo portafoglio ha registrato una crescita inferiore del 35% rispetto al secondo.
Naturalmente, la performance passata non è garanzia di rendimenti futuri e non possiamo essere certi di una tempestiva ripresa, nonostante i precedenti storici. Indipendentemente da ciò, riteniamo che la migliore linea d’azione sia rimanere investiti, mantenere la fiducia e attendere una ripresa per dare al tuo portafoglio le migliori possibilità di crescita.
Come sempre i nostri consulenti sono a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda o per qualsiasi dubbio.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.