Stiamo entrando nel quarto trimestre dell’anno e voglio cogliere l’occasione per evidenziare alcune delle principali questioni su cui il team di asset allocation si sta concentrando.
La prima è la duration: dovremmo acquistare titoli di stato a scadenza più lunga? Vediamo alcuni pro e contro.
- Aspetti positivi. I bond sembrano avere un valore migliore rispetto a prima. I rendimenti sono aumentati, ci sono segnali che l’inflazione sta decelerando e l’economia globale sta rallentando. Pensiamo che le banche centrali siano vicine al picco, in termini di aumento dei tassi di interesse, e potrebbero abbassarli nel 2024.
- Aspetti negativi. L’inflazione è ancora sopra il target del 2% e ci sono ancora pressioni inflazionistiche nelle economie sviluppate: i mercati del lavoro sono stretti, il prezzo del petrolio è aumentato, e in luoghi come gli Stati Uniti, l’economia è rimasta piuttosto solida, nonostante l’aumento dei tassi. Questo suggerisce che i tassi di interesse potrebbero rimanere alti più a lungo. L’altra considerazione è che in molti paesi i bond a scadenza più lunga rendono meno rispetto a quelli che hanno scadenze più brevi. Normalmente ci si aspetterebbe il contrario. Quindi, se si pensa che i tassi di interesse rimarranno alti e l’inflazione potrebbe essere persistente, comprare titoli di stato a scadenza più lunga potrebbe essere prematuro.
Secondo tema di discussione: le azioni e le valutazioni azionarie. Nel complesso, le azioni hanno avuto una buona performance quest’anno, ma le performance si sono concentrate in un numero relativamente limitato di titoli (su base regionale, abbiamo visto un costante riassestamento delle azioni statunitensi rispetto ad altri mercati). Ci sono delle buone ragioni: nel complesso, le azioni statunitensi hanno mostrato storicamente una crescita più veloce e una maggiore redditività. Questo è in parte una riflessione della composizione settoriale, con una maggiore esposizione negli Stati Uniti alle grandi aziende tecnologiche. Da sottolineare anche che l’ambiente economico ha retto meglio rispetto all’Europa quest’anno, e ciò dovrebbe riflettersi anche nelle performance delle imprese focalizzate sugli Stati Uniti.
Per approfondire, guarda qui il video di Richard Flax, Direttore degli Investimenti di Moneyfarm.
Un terzo argomento ruota attorno alle materie prime. In particolare il focus sull’aumento del prezzo del petrolio. I crescenti prezzi delle materie prime di solito creano vincitori e perdenti. Abbiamo già visto un aumento dell’interesse per le azioni energetiche, ad esempio, nelle ultime settimane. Allo stesso tempo, l’aumento del prezzo del petrolio può contribuire all’inflazione e ci aspettiamo di vederlo riflesso in alcuni paesi nei prossimi mesi. Ciò potrebbe rappresentare una sfida aggiuntiva per le banche centrali e le famiglie mentre ci avviciniamo all’inverno.
Infine, c’è un’ampia gamma di altre questioni da considerare, in particolare sulla geopolitica, sulla politica interna e sulle questioni globali come il cambiamento climatico.
Come investitori dobbiamo affrontare diverse domande: non solo come queste questioni potrebbero svilupparsi, ma anche quando e se potrebbero diventare rilevanti per i mercati finanziari. Negli ultimi anni abbiamo notato che i partecipanti ai mercati finanziari sembrano ignorare le questioni geopolitiche per lunghi periodi di tempo, anche se potrebbero diventare più significative. Ciò ha il potenziale per causare picchi periodici nella volatilità di mercato, ed è qualcosa che consideriamo attentamente quando pensiamo a come costruire al meglio i nostri portafogli modello.
Richard è il Direttore degli Investimenti di Moneyfarm, dove è arrivato nel 2016. È responsabile di tutti gli aspetti della gestione del portafoglio e della sua costruzione. Prima di entrare a far parte di Moneyfarm, Richard ha lavorato a Londra come analista azionario e gestore del portafoglio presso PIMCO e Goldman Sachs Asset Management, e come analista obbligazionario presso Fleming Asset Management. Richard ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario a metà degli anni ’90 nel team di economia globale di Morgan Stanley a New York. Ha conseguito una laurea in Storia presso l’Università di Cambridge, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali ed Economia presso la Johns Hopkins University e un MBA presso la Columbia University Graduate School of Business.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.