Perché l’azionario Usa continua a guidare i mercati?

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L’idea di eccezionalismo americano è profondamente radicata nella cultura degli Stati Uniti. Le sue origini risalgono agli scritti di Alexis de Tocqueville, politologo e storico francese che, dopo aver viaggiato negli Stati Uniti nel 1831, descrisse la nazione come “eccezionale”. Le sue riflessioni si concentravano soprattutto sull’unicità del tessuto sociale americano, degli ideali democratici e delle istituzioni politiche, che all’epoca distinguevano gli Usa dall’Europa.

Negli ultimi anni, però, il concetto di “eccezionalismo” è uscito dall’ambito culturale e politico, entrando anche nei mercati finanziari. Per gli investitori, gli ultimi 15 anni sono stati un periodo estremamente favorevole per le azioni statunitensi. Come mostrano i grafici, a partire dal 2016–2017 i listini americani hanno iniziato a distaccarsi in modo deciso dagli altri principali indici azionari globali.

Fonte: Bloomberg su dati MSCI

Nonostante le ripetute previsioni di un imminente ribasso da parte di analisti e investitori esperti, il mercato azionario Usa ha continuato a sorprendere. Non solo la sua supremazia è durata, ma si è rafforzata, spingendo molti osservatori a cercare spiegazioni.

Proprio come l’eccezionalismo culturale americano nasce da caratteristiche sociali e istituzionali uniche, anche la performance straordinaria delle azioni Usa riflette una combinazione particolare di punti di forza economici e aziendali. Questi fattori hanno generato risultati superiori per gli investitori e aiutano a spiegare perché il mercato americano si sia “sganciato” da molti altri listini globali.

Come mostrano i dati, storicamente la crescita degli utili delle imprese statunitensi ha superato di gran lunga quella delle principali altre economie, rafforzando la leadership e la resilienza di lungo periodo del mercato Usa.

Fonte: Bloomberg su dati MSCI

Redditività e ROE: un vantaggio strutturale

Un modo per comprendere l’eccezionalismo delle azioni americane è guardare al ROE (Return on Equity), che misura la capacità delle aziende di generare profitti sul capitale investito dagli azionisti. In altre parole, indica quanto efficientemente la direzione aziendale utilizza le risorse per creare valore.

Le società Usa hanno costantemente registrato ROE superiori rispetto alle controparti globali, con un’accelerazione notevole dopo il 2015. Questo salto di qualità ha evidenziato la maggiore redditività ed efficienza delle imprese americane, soprattutto nei settori che oggi dominano gli indici Usa, come tecnologia e sanità.

Per gli investitori, questo conta: un ROE elevato e sostenibile non riflette solo i risultati passati, ma segnala spesso un vantaggio competitivo duraturo. Aziende con ROE più alto tendono ad avere modelli di business solidi, maggiore potere di determinazione dei prezzi e una gestione del capitale più efficiente. Tutto ciò si traduce in utili più resilienti e, nel lungo termine, in rendimenti più elevati.

Fonte: Bloomberg su dati MSCI

Margini, crescita e struttura economica

Le imprese statunitensi hanno dimostrato nel tempo una redditività più alta rispetto alle concorrenti internazionali, mantenendo margini netti superiori. È un vantaggio evidente soprattutto nella tecnologia, dove oggi i leader di settore raggiungono margini intorno al 20%, ben al di sopra del 5–10% dell’era dot-com.

L’economia Usa gode inoltre di vantaggi strutturali:

  • Produttività: la crescita della produttività supera quella degli altri Paesi del G7 ed è previsto che mantenga questo primato nel tempo.
  • Demografia: a differenza di Europa occidentale e Giappone, gli Stati Uniti hanno ancora una popolazione in età lavorativa in espansione.
  • Crescita economica: le previsioni di crescita restano superiori rispetto alla maggior parte dei mercati sviluppati.

La trasformazione del mercato azionario Usa

Anche la composizione del mercato azionario statunitense è cambiata radicalmente. Un gruppo ristretto di grandi leader tecnologici, i cosiddetti Magnifici Sette (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta, Nvidia e Tesla), ha trainato gran parte della performance recente, grazie a margini elevati, bilanci solidi e grandi riserve di liquidità.

Storicamente, il mercato Usa era più concentrato su settori ciclici come energia, industria e finanza. Oggi è dominato da industrie ad alto margine e orientate all’innovazione, in particolare tecnologia, comunicazioni e sanità.

Questo passaggio ha trasformato la qualità e la redditività complessiva del mercato, mentre molti mercati internazionali restano ancora più esposti a comparti a bassa crescita e ad alta intensità di capitale.

Il grafico sottostante mostra come è variato il peso settoriale negli ultimi 10 anni tra le azioni statunitensi e l’indice MSCI EAFE (che include  titoli a grande e media capitalizzazione in 21 mercati sviluppati).

Fonte: Elaborazione Moneyfarm su dati MSCI 

Il peso globale degli Usa

Il risultato di questi vantaggi strutturali è visibile: oggi le azioni statunitensi rappresentano oltre il 60% della capitalizzazione dei mercati sviluppati – un livello senza precedenti nella storia moderna.

Questa supremazia non riflette solo la dimensione dell’economia americana, ma anche l’eccezionale redditività, crescita e resilienza delle sue aziende. Per gli investitori, l’“eccezionalismo americano” non è solo un concetto storico: è una realtà viva nei mercati finanziari globali.

Azionario Usa: perché ora

Il recente successo del mercato Usa ha visto come protagoniste un piccolo numero di società trasformative: i “Magnifici Sette” hanno guadagnato il 71% nel 2023, e senza di loro l’S&P 500 (l’indice azionario che traccia l’andamento delle 500 principali società quotate nelle borse americane) avrebbe reso solo il 6% anziché il 25,9%. Queste aziende rappresentano circa un terzo dell’intera capitalizzazione dell’S&P 500, il doppio rispetto ai picchi della bolla dot-com, e vantano margini, riserve di cassa e barriere all’ingresso senza pari.

Ma il mercato statunitense non è solo mega-tech. Oggi i titoli a piccola capitalizzazione (small-cap), molto legati alla forza interna dell’economia Usa, trattano a sconti storici rispetto ai grandi gruppi. Per investitori pazienti e orientati al valore, che si ispirano ai principi di Warren Buffett, ci sono opportunità interessanti oltre le big tech.

La vera forza del mercato statunitense oggi è proprio questa ampiezza: la capacità di passare dall’innovazione al valore duraturo, il tutto all’interno di un unico ecosistema.

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