Le ultime due settimane di maggio hanno dato un po’ di respiro agli investitori. Il comparto obbligazionario e azionario hanno chiuso il mese sostanzialmente invariati, nonostante un inizio non proprio brillante per l’azionario. Altra notizia positiva riguarda la decorrelazione tra le due asset class: se ad aprile le vendite sui mercati finanziarie erano state indiscriminate, a inizio maggio c’è stato un cambio di regime, con i titoli di reddito fisso che hanno retto bene a fronte del contesto di avversione al rischio generalizzato.
I verbali della Fed dell’ultima riunione del Comitato Fomc hanno evidenziato due questioni chiave nell’economia: la crescita del Pil e l’inflazione. Quest’ultima è ancora l’argomento che tiene maggiormente banco tra gli addetti ai lavori, tanto da rimanere trainante nella politica della Fed, che ha deciso un aumento del tasso dello 0,5% nella sua ultima riunione nonostante segnali di un potenziale rallentamento dell’economia.
Certo un livello di crescita sotto le stime resta un tema da tenere d’occhio, ma nel verbale viene sottolineato come: “la spesa delle famiglie e gli investimenti fissi delle imprese sono rimasti forti” mentre “il tasso di disoccupazione è diminuito sostanzialmente”. In un clima del genere, dunque, non dovrebbero esserci ostacoli verso il percorso di crescita dei tassi di interesse.
Ma l’outlook positivo sull’economia potrebbe invertirsi durante la prossima riunione del Comitato del 15 giugno. I problemi di crescita inizieranno a influenzare l’azione degli investitori e la politica della Fed?
Partiamo da un dato: l’attività manifatturiera americana si è rafforzata a maggio. Lo indica l’Ism – Insitute for Supply Management- sulla base del consueto sondaggio mensile. L’indice, che misura il livello di fiducia dei direttori di acquisto del settore manifatturiero, si è attestato a 56,1 punti dai 55,4 di aprile. Il dato risulta superiore anche rispetto alle attese degli analisti che lo stimavano a 54,5 punti. Questo indicatore è importante perché viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense e al momento resta ben oltre la soglia chiave di 50, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività.
Posizionamento di portafoglio
Ci sono ancora molte incognite all’orizzonte: i dati macroeconomici danno segnali misti e la spada di Damocle della politica monetaria continua a pendere sulle valutazioni azionarie e obbligazionarie, in quadro che vede l’inflazione tutt’altro che risolta. Le valutazioni negli ultimi 6 mesi si sono abbassate di molto, e sebbene offrano ancora un rendimento atteso dell’azionario relativo non elevato rispetto ai tassi obbligazionari, in senso assoluto offrono buone probabilità di ottenere un rendimento positivo nel medio e lungo termine.
Per quanto riguarda la duration, rimaniamo convinti della nostra esposizione relativamente bassa, dato anche l’appiattimento della curva dei tassi americana. Infine, per proteggere dai rischi geopolitici e inflattivi, manteniamo investimenti significativi in materie prime e, per i portafogli a rischio più basso, in bond indicizzati all’inflazione.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.