Nelle ultime settimane abbiamo visto i mercati finanziari muoversi molto – e tutto sommato in positivo – sull’onda di una situazione economica in rapida evoluzione. Vediamo i fattori più rilevanti per i portafogli e cerchiamo di darvi un’idea di come potranno influenzare il nostro posizionamento tattico e strategico.
Crescita economica: ottime premesse
Partiamo dalla ripresa economica che è una delle premesse per continuare a vedere mercati in crescita. A livello globale sembra che l’economia stia rimbalzando più velocemente del previsto. Nell’ultimo Economic Outlook, l’Ocse ha stimato la crescita globale per il 2021 al 5,6%, ben un punto percentuale in più della previsione che aveva fatto a dicembre. Come sappiamo, raramente queste stime si rivelano precise, ma una correzione in positivo così significativa ben rappresenta l’ottimismo che si sta diffondendo grazie ai progressi della campagna vaccinale e alle politiche fiscali dei governi.
La campagna vaccinale sta infatti prendendo velocità in alcune delle principali economie: negli Stati Uniti e nel Regno Unito la totalità della popolazione coinvolta nella campagna riceverà la prima dose entro il primo semestre di quest’anno. In Europa siamo più indietro e il target di vaccinazione sarà probabilmente raggiunto tra l’estate e l’autunno.
Per quanto riguarda la politica fiscale, il piano di aiuti di Biden ha generato euforia sui mercati globali: il Senato degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge di stimolo economico da 1.900 miliardi di dollari – una cifra simile all’intero Pil italiano. L’Ocse ha stimato che questa misura può determinare un aumento del 3% del Pil americano per quest’anno.
Cosa vuol dire per gli investimenti?
La crescita ci permette di guardare con fiducia al percorso di aumento del rischio sui portafogli che abbiamo iniziato alla fine del secondo trimestre dell’anno scorso. Non mancano tuttavia alcune controindicazioni. Negli ultimi sei mesi abbiamo visto un incremento delle aspettative di inflazione (come si può apprezzare dal grafico), a cui è seguito anche un apprezzamento dei tassi di interesse, soprattutto negli Stati Uniti dove il decennale ha toccato la soglia dell’1,6%. Si tratta dunque di capire se la crescita degli utili societari guidata dalla ripresa economica compenserà l’effetto dell’aumento dei tassi di interesse sulle valutazioni societarie.
Come abbiamo avuto modo di specificare nella recente presentazione dei Portafogli strategici, pur monitorando con attenzione queste dinamiche, non pensiamo che rappresentino un reale fattore di rischio nel breve termine. La Fed ha dichiarato di essere pronta a continuare a supportare l’economia anche a costo di un’inflazione più alta. In questo contesto di aumento dei prezzi, caratterizzato da crescita economica, il momento del rialzo dei tassi atteso dai mercati si è avvicinato, ma rimane comunque nel 2023 e sarà subordinato alla ripresa economica, fattore positivo per gli asset rischiosi.
Per quanto riguarda l’azionario, nell’ultimo mese abbiamo visto i settori ciclici sovraperformare la componente growth di circa il 12%,
Le azioni di settori come quello industriale, finanziario ed energetico sono cresciute da inizio anno rispettivamente del 5, 15 e 39% con una crescita di 19 punti solo nell’ultimo mese per gli energetici. Mentre le azioni tecnologiche (e di settori difensivi come utilities e beni di consumo non discrezionali) hanno vacillato. Ricordiamo che questi settori, che hanno guidato le performance nel 2020, sono in territorio negativo da inizio anno. Il grafico evidenzia bene la rotazione della performance dei settori ciclici che avevano maggiormente pagato l’incertezza legata alla pandemia. Attraverso un rally negli ultimi messi essi hanno eguagliato la performance dei titoli tecnologici negli ultimi 12 mesi.
La rotazione si può notare anche nella sovraperformance delle aziende più piccole, i cui risultati risentono maggiormente degli effetti del ciclo economico. rispetto a quelle a più alta capitalizzazione.
A novembre avevamo scelto di puntare proprio sui settori value, quelli che avevano pagato maggiormente la crisi da Covid, nell’incrementare il nostro posizionamento azionario. L’andamento del 2021, per adesso, premia questa scelta e sicuramente ne terremo conto quando sarà il momento di aumentare ulteriormente il livello di rischio dei portafogli.
Quale impatto sui portafogli Moneyfarm?
A fine 2020 con la riduzione della duration e l’aumento della quota azionaria con focus sulle aziende cicliche (value) abbiamo creato le condizioni che hanno di fatto ripagato gli investitori fino a questo momento.
Guardando avanti, ecco le questioni principali sotto la lente del Comitato Investimenti in questo periodo.
- Incrementare o meno la protezione dal rischio inflazione – per esempio incrementando la quota di obbligazioni indicizzate (anche globali) o riducendo la duration del portafoglio, oppure entrambe le cose.
- Capire quale potrebbe essere l’impatto della crescita economica sui tassi di interesse reali e sulle aspettative di politica monetaria.
- Stimare l’impatto di un aumento dei tassi d’interesse su azionario, euro dollaro e valute (ed obbligazioni) dei paesi emergenti.
- Valutare di aumentare ulteriormente la quota azionaria – magari privilegiando alcune aree geografiche e settori come quello value che dovrebbero beneficiare maggiormente di un contesto di ripresa economica e soffrire meno dei tassi di interesse in aumento – proseguendo insomma sulla strada che abbiamo iniziato a novembre e che finora ha pagato.
Oltre a questo bisogna tenere presente anche l’ottimizzazione continua del profilo rischio-rendimento dei portafogli Moneyfarm di cui è un esempio recente lo spostamento di peso dai titoli obbligazionari governativi dei paesi sviluppati a vantaggio di quelli societari o governativi dei paesi in via di sviluppo. Un lavoro di ottimizzazione costantemente in corso nel nostro team di gestione.