Con tutta l’attenzione rivolta all’Intelligenza Artificiale (IA) e al settore tech statunitense, riteniamo utile riportare il focus sull’azionario europeo.
È facile dimenticare che, finora, nel 2025, l’azionario europeo ha messo a segno risultati solidi. Il grafico qui sotto mostra gli ETF azionari su Stati Uniti, Europa e Mercati Emergenti. Gli Stati Uniti sono rimasti indietro nella prima metà dell’anno, penalizzati dai timori per il rallentamento della crescita e per l’impatto di dazi più elevati. Al di fuori degli Stati Uniti, non c’è stata poi così tanta differenza tra Europa e Mercati Emergenti.

Se guardiamo solo alla seconda metà dell’anno, la performance europea è rimasta indietro rispetto a Stati Uniti e Mercati Emergenti, ma con un rendimento superiore al 7% (in euro) forse non dovremmo lamentarci troppo.

Vale anche la pena ricordare che questa performance è arrivata in un periodo in cui le aspettative sugli utili in Europa sono rallentate in modo marcato. Il grafico qui sotto mostra come le attese di crescita degli utili per il 2025 siano cambiate nel tempo.

Per Stati Uniti e Mercati Emergenti, le aspettative di crescita degli utili sono rimaste solide, mentre le attese sugli utili europei (escluso il Regno Unito) si sono ridotte in modo significativo nel corso dell’anno. Nel complesso, gli utili del 2025 sembrano destinati a rimanere più o meno stabili rispetto al 2024. In questo contesto, l’azionario europeo ha fatto meglio di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
Detto ciò, iniziano a vedersi alcuni segnali di miglioramento. Sul fronte macro, abbiamo registrato dati per l’Eurozona leggermente migliori delle attese, anche se le aspettative di partenza erano piuttosto basse.
Il grafico qui sotto mostra l’Economic Surprise Index, un indice che misura la differenza tra le aspettative degli economisti sui dati macro e i dati ufficiali che vengono rilasciati. I valori sopra lo zero mostrano che i dati macroeconomici usciti sono stati migliori delle attese, mentre quelli sotto lo zero indicano che i dati sono stati peggiori delle attese. Nelle ultime settimane abbiamo visto un miglioramento su questo fronte.

Sul fronte delle revisioni sugli utili, l’Europa continua a mostrare un certo ritardo rispetto agli Stati Uniti, con gli analisti che riducono le stime con maggiore frequenza rispetto a quando le aumentano. Il grafico qui sotto rappresenta l’Earnings Revisions Ratio, cioè il rapporto tra il numero di revisioni al rialzo degli utili attesi (EPS) e il numero di revisioni al ribasso per il secondo anno fiscale. La linea tratteggiata marrone rappresenta l’Europa continentale. Il rapporto sta gradualmente migliorando, e spesso è proprio questa dinamica a essere rilevante per i mercati.

Probabilmente è ancora un po’ presto per attribuire troppo peso alle aspettative di crescita degli utili per il 2026, ma al momento gli analisti si aspettano che le società statunitensi ed europee registrino una crescita degli utili simile (superiore al 7% in entrambi i casi).
La storia ci insegna che questi numeri si muoveranno nel tempo, ma un anno di crescita a doppia cifra degli utili sarebbe con ogni probabilità una buona notizia per l’azionario europeo.
Infine, guardiamo alle valutazioni. Anche qui, il quadro è piuttosto misto. Il grafico qui sotto mostra il rapporto Prezzo/Utili attesi nei prossimi 12 mesi per l’Europa continentale, calcolato come media ponderata delle società che compongono l’indice. I numeri più alti dell’asse verticale (8-20) indicano quando i mercati sono più costosi rispetto agli utili attesi. Le valutazioni dell’Europa continentale si sono “ri-prezzate” al rialzo negli ultimi mesi. Ha senso, dato che i prezzi sono saliti mentre le aspettative sugli utili sono scese.

Ma se confrontiamo le valutazioni europee con quelle dell’azionario statunitense, vediamo che il divario resta ampio. Il grafico qui sotto mostra il P/E attesi relativo dell’Europa ex-UK rispetto agli Stati Uniti. È un rapporto che confronta quanto è “caro” l’azionario europeo rispetto a quello statunitense, sulla base degli utili attesi nei prossimi 12 mesi.

Dove ci porta tutto questo? L’azionario europeo potrebbe aver avuto un anno migliore di quanto il profilo degli utili avrebbe lasciato intendere. In particolare, ha beneficiato del contributo dei titoli finanziari e del settore difesa.
Ma ci sono alcuni segnali che il 2026 potrebbe rivelarsi un anno migliore. Con tutto il dibattito sull’azionario legato all’IA negli Stati Uniti, è un promemoria del fatto che c’è ancora valore in un approccio ben diversificato.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.





