L’acqua è bene sempre più scarso, da tempo tornato ragione di scontro tra Stati e potenze in giro per il pianeta. La superfice del globo è ricoperta da mari e oceani per il 72%, ma si tratta ovviamente di acqua non potabile. Così numerosi soggetti geopolitici sono oggi impegnati in lunghe battaglie per l’approvvigionamento idrico.
Turchia, Siria e Iraq per l’accesso ai fiumi Tigri e Eufrate nella storica Mesopotamia, specie dopo la costruzione da parte di Ankara della diga Güneydoğu Anadolu Projesi. Oppure Laos e Cambogia, per il controllo del fiume Mekong.
Soprattutto l’acqua è origine dello scontro geopolitico nell’Africa nord-orientale. Da quando l’Etiopia nel 2011 ha cominciato la costruzione sul Nilo Azzurro della Grande Diga del Rinascimento Etiope, in grado di garantire l’afflusso idrico all’intero paese. Con una potenza di 6.45 gigawatt, è la più grande del continente, nonché la settima al mondo.
Fin dal principio, la diga ha immediatamente generato notevoli attriti tra il governo etiope e quelli di Sudan ed Egitto, posti lungo il corso del fiume, che rischiano d’essere letteralmente privati dell’accesso all’acqua, qualora Addis Abeba chiudesse la diga. Condizione particolarmente drammatica per due paesi che ricevono dal Nilo quasi il 100% dell’acqua utilizzata e che secondo le Nazioni Unite potrebbero restare senza già nel 2025.
Per il Sudan si tratta del riaffiorare di memorie oltremodo tragiche, legate al conflitto nel Darfur, scatenato tra il 2003 e il 2020 dalla disputa tra contadini arabi e non arabi proprio per l’accesso all’acqua (e ai pascoli).
Per l’Egitto la questione si fa addirittura epocale. Nel corso di millenni il paese ha sempre controllato il Nilo nella sua totalità e ora si ritrova a dipendere dai capricci dell’Etiopia, reso quasi impotente da tale subordinazione, ipoteca sulla sua fragile ascesa verso la potenza. Negli ultimi anni si sono susseguiti ritorsioni e accuse reciproche tra Addis Abeba e il Cairo, ogni volta che il governo etiope annunciava i lavori di continuo riempimento della diga, fino a minacciare la guerra.
Così lo scorso settembre l’Etiopia ha comunicato d’aver completato i lavori di riempimento della diga, scatenando nuovamente la preoccupazione del Cairo, in quella che è oggi la principale disputa geopolitica per l’acqua nel mondo. Proprio adesso che l’Egitto punta ad accrescere il proprio status, anche attraverso il prossimo ingresso nei Brics, previsto per gennaio.
Situazione assai complessa per il più popoloso paese arabo, abitato da quasi cento milioni di persone, principale polo culturale della regione, dotato di uno degli eserciti più potenti, impegnato a controllare la Cirenaica e a espandere la propria profondità difensiva, eppure posto sotto il giogo etiope per l’approvvigionamento idrico. Tra i principali effetti della registrata scarsità d’acqua nel pianeta, destinata nei prossimi anni a increspare le dispute strategiche, dall’Africa all’Asia alle Americhe. Fino all’Europa.
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