L’ultimo dato sull’inflazione nell’Eurozona, che ha fatto festeggiare le borse del vecchio continente, ci ricorda che l’inflazione resta il focus principale dei mercati in questo momento. Nonostante l’inflazione sembri essere arrivata a un punto di svolta siamo ben lontani dai livelli normali a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. In questo articolo, proveremo a valutare delle proiezioni per capire per quanto tempo ancora possiamo aspettarci livelli di inflazione sostenuti.
Inflazione in rallentamento?
La morsa dell’inflazione sull’economia dovrebbe iniziare ad allentarsi nel 2023 per poi assestarsi nel 2024. Attenzione però a cantar vittoria perché nel 2023, stando agli ultimi dati dalla Commissione Ue, l’inflazione continuerà a rimanere elevata (7%) nell’Ue e al 6,1% nell’area euro. Per il 2024 è invece prevista una discesa rispettivamente al 3% e al 2,6%. Il forte aumento dell’inflazione sta colpendo un’economia globale ancora alle prese con le conseguenze economiche della crisi pandemica e l’Ue risulta essere tra le regioni più esposte, a causa della sua vicinanza geografica alla guerra e della forte dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.
La corsa dell’inflazione sta inoltre erodendo il valore reale dei risparmi aggiuntivi accumulati durante la crisi pandemica. Si prevede pertanto che la crescita dei consumi privati reali rallenterà dal 3,7% nel 2022 allo 0,1% nel 2023, prima di salire all’1,5% nel 2024 quando i salari reali, e quindi i redditi disponibili, recupereranno parte del potere d’acquisto perduto.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Ci sono diversi fattori che ci hanno portato a questa situazione. Il principale è stato la riapertura dell’economia prima che l’offerta di beni e servizi potesse aumentare per soddisfare la domanda. A questo si sono poi aggiunte anche le criticità geopolitiche, come l’invasione della Russia in Ucraina, i continui colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento (dinamica legata alla Cina e ai suoi continui lockdown) e l’aumento dei prezzi dell’energia che hanno contribuito al peggioramento della situazione economica.
Continue sorprese… al rialzo
L’inflazione nel 2022 ha continuato a sorprendere al rialzo. L’accelerazione e l’ampliamento delle pressioni sui prezzi nei primi dieci mesi dell’anno hanno spostato il picco di inflazione previsto al quarto trimestre di quest’anno e hanno contribuito a far alzare la proiezione del tasso di inflazione annuale al 9,3% nell’Unione europea e all’8,5% nell’area euro.
Situazione che ha avuto effetti negativi sulla crescita economica e sui mercati finanziari, tanto che i paesi dell’Ue e dell’area euro dovrebbero sperimentare una recessione tecnica quest’inverno. Per il 2023, nel suo complesso, si prevede una crescita del Pil reale sia nell’Ue che nell’area dell’euro allo 0,3%, ben al di sotto dell’1,5% e dell’1,4% stimati in precedenza.
Focus Italia
Secondo le ultime previsioni economiche fatte dalla Commissione Ue l’Italia subirà un rallentamento dell’economia questo inverno. Nel 2023 è infatti previsto un rallentamento con una crescita allo 0,3% per poi teoricamente risalire all’1,1% nel 2024. Il tasso di inflazione dovrebbe salire a 8,7% quest’anno e scendere al 2,3% entro il 2024.
ANNO DI RIFERIMENTO | PIL | INFLAZIONE |
2021 | 6,7% | 1,9% |
2022 | 3,8% | 8,7% |
2023 | 0,3% | 6,6% |
2024 | 1,1% | 2,3% |
Con l’inflazione elevata e la crescita debole è molto probabile che la spesa per i consumi ristagni il prossimo anno. Stando alle previsioni Ue questi dovrebbero riprendere a crescere nel 2024. Altro punto da segnalare sono gli investimenti immobiliari destinati a rallentare notevolmente a causa dell’aumento dei tassi ipotecari e dell’eliminazione graduale degli incentivi alla ristrutturazione degli edifici.
La domanda di lavoro sta diminuendo soprattutto nei settori più energivori come l’industria manifatturiera e l’edilizia, ma problemi occupazionali ci sono anche nel settore del commercio al dettaglio e del turismo. Nel complesso, secondo le previsioni Ue il tasso di disoccupazione è destinato ad aumentare, dall’8,3% nel 2022 all’8,5% nel 2024.
Focus Usa
Stando ai dati, l’inflazione di ottobre si è attestata al 7,7%, sorprendendo in positivo rispetto alle previsioni degli economisti. Ciò ha provocato un forte rialzo di obbligazioni e azioni, mentre il dollaro si è indebolito.
L’inflazione statunitense si è dimostrata negli ultimi mesi più resistente di quanto molti si aspettassero, anche quando altri indicatori economici avrebbero fatto presagire un rallentamento. Anche il rallentamento dell’inflazione a settembre è stato meno marcato del previsto. Per questo la Fed ha adottato una retorica più aggressiva che ha influito negativamente sui valori azionari.
Il dato di ottobre è in controtendenza, mostrando sia una decelerazione (dall’8,2% anno su anno di settembre al 7,7% di ottobre) sia un risultato migliore del previsto (7,7% contro 7,9% previsto dagli analisti). Questo era vero sia per l’inflazione al consumo che per quella core (escludendo cibo ed energia).
E dunque: come interpretare la reazione dei mercati? Ci sono alcune considerazioni. Innanzitutto, questa è una buona notizia. L’inflazione potrebbe iniziare a rallentare e i mercati sembrano ritenere che ciò potrebbe indurre la banca centrale statunitense ad adottare un tasso di riferimento più espansivo di quanto previsto in precedenza.
Potrebbe essere un po’ prematuro arrivare a queste conclusioni, dato che stiamo guardando solo un singolo dato che non fa ancora tendenza: la strada per raggiungere il 2% di inflazione è ancora lunga. Ma dopo alcuni mesi di delusione sul fronte dell’inflazione, è rassicurante vedere qualche progresso.
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