L’India sta vivendo un vero e proprio boom demografico. Secondo i dati della Banca Mondiale, la variazione annua del tasso di crescita della popolazione per l’India nel 2021 è stata dello 0,8% contro lo 0,1% della Cina e degli Usa. Trend confermato anche dalle ultime stime fatte dalle Nazioni Unite sulla popolazione mondiale, che sottolineano come la Cina già quest’anno cederà il suo status di paese più popoloso del mondo all’India. Ad aprile la popolazione indiana ha raggiunto 1.425.775.850 persone, eguagliando e poi superando quella della Cina continentale. Il Dragone ha infatti raggiunto la sua popolazione massima di 1.426 miliardi nel 2022 per poi iniziare una discesa. Le proiezioni indicano che la popolazione cinese potrebbe scendere sotto il miliardo prima della fine del secolo. Al contrario, si prevede che la popolazione indiana continuerà a crescere per diversi decenni.
Il sorpasso dell’India sulla Cina, in materia di crescita del capitale umano, non è l’unico punto a favore del Paese. Il Dragone dovrà anche gestire un numero di persone anziane maggiore rispetto ai giovani. Secondo il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, tra il 2023 e il 2050 è previsto in Cina il raddoppio del numero di persone di età pari o superiore a 65 anni. Trend che si verificherà anche in India, ma con una sostanziale differenza: il tasso di nuove nascite e la percentuale di giovani sarà superiore rispetto alla popolazione anziana. Le statistiche stimano infatti che il paese guidato da Narendra Damodardas Modi avrà un numero di adulti in età lavorativa che continuerà ad aumentare fino alla metà del secolo, offrendo dunque possibili opportunità per una crescita economica maggiore nei prossimi decenni. Attualmente i giovani con meno di 25 anni rappresentano quasi la metà della popolazione del Paese e gli esperti stimano che l’India non raggiungerà il suo picco fino al 2065, prima di stabilizzarsi.
Boom demografico = crescita economica?
La scalata dell’India verso la vetta delle maggiori economie del mondo sta avvenendo particolarmente in fretta, e questo è sicuramente legato, in parte, anche alla sua crescita demografica. L’avere una percentuale di giovani molto alta presenta notevoli vantaggi, sopratutto legati al mondo delle nuove tecnologie. Significa avere una forza lavoro più propensa ad accogliere il cambiamento. Da non dimenticare poi il fattore “forza”. Un maggior ricambio generazionale continua a dare una forte spinta e dinamicità alla crescita economica. Attualmente il Pil dell’India ammonta a quasi 3.500 miliardi di dollari è si posiziona al 5° posto a livello mondiale, tra le economie in più rapido sviluppo. Nel 2023, la Banca mondiale prevede che il tasso di crescita dell’India supererà tutte le altre principali economie con un +6,6%, contro un +4,3% della Cina e +0,5% degli Stati Uniti. A tutto ciò si aggiunge che il Paese dovrebbe diventare, nei prossimi 10 anni, il terzo al mondo con un Pil del valore di circa 10.000 di dollari.
L’aumento della popolazione non porta sempre ad una maggiore crescita
La crescita demografica dell’India non è una novità. Dal 1980 l’andamento demografico indiano ha sempre sovraperformato quello cinese, anche se questo non si è mai trasformato in una significativa maggiore crescita economica.
Per quanto possa sembrare intuitiva la relazione tra crescita demografica ed economica, in realtà la ricerca accademica non è stata in grado di trovare una risposta univoca. Sicuramente l’avere a disposizione una maggiore quantità di popolazione in età lavorativa può supportare la crescita economica, così come l’avere un Paese con una forte componente di over 65 può deprimere i livelli di crescita, ma bisogna anche considerare la labor force participation, ossia il tasso di partecipazione al mercato del lavoro, che potrebbe indebolire l’effetto della demografia sulla popolazione. Aspetto quest’ultimo che rappresenta un punto debole per l’India.
La povertà e la forte disuguaglianza continuano infatti a rimanere una realtà quotidiana per molti indiani e gli esperti dicono che se da una parte il Paese ha una grossa fetta di giovani desiderosi di dare il proprio contributo alla crescita economica dell’India, dall’altra non ci sono abbastanza posti di lavoro per tutti. Il problema maggiore lo si trova specialmente nelle regioni del nord, che dipendono ancora fortemente dall’agricoltura: Uttar Pradesh, per esempio, ospita il 17% della popolazione indiana, ma occupa solo il 9% dei posti di lavoro nell’industria.
Crescita economica = performance dell’azionario?
Un ulteriore spunto di riflessione, sopratutto per gli investitori, è se esiste o meno una correlazione tra la crescita economica e la performance degli investimenti azionari. L’evidenza empirica è al più mista. Se si guarda alla storia non è infatti possibile tracciare una chiara relazione tra le due misure. Un’esempio? La Cina. La straordinaria performance economica non si è di fatto traslata in una particolarmente brillante performance dell’azionario.
La performance dell’azionario è guidata soprattutto da fattori quali:
- la redditività delle azione comprese nell’indice,
- l’evoluzione della composizione settoriale e del panorama regolamentare e competitivo sia nazionale che internazionale,
- il sentiment degli investitori verso quella particolare area geografica e settoriale.
Trend che non è stato confermato dall’India, dato che il maggiore indice azionario indiano ha performato molto bene. Conseguenza che ha, a nostro avviso, avuto un impatto sulle seguenti dinamiche:
- l’apertura a investitori ed ad un’economia di mercato,
- una forte spinta su IT services, che dopo il Covid ha ottenuto una rinnovata spinta all’adozione del lavoro da remoto per questo tipo di settori,
- una posizione geopolitica più neutrale, probabilmente meno polarizzata e quindi pronta a cogliere le opportunità a livello internazionale fuori dalla logica a blocchi.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.