Il mondo nel 2025

di

Alla fine del 2025 il sole sarà tramontato una volta su quattro sul XXI secolo. Sul pianeta vivranno 8 miliardi e 230 milioni persone, circa 70 milioni in più rispetto alla fine del 2024. Saranno prodotte oltre 80 milioni di auto, 150 milioni di biciclette e 230 milioni di nuovi computer. Si spenderanno oltre 500 miliardi in armamenti, ma più del doppio per l’istruzione e oltre tre volte tanto per la sanità. Verranno scritti oltre due milioni di libri e più di 130.000 miliardi di email. 

L’economia globale continuerà a crescere. Dopo l’espansione prevista del 3,2% nel 2024, l’FMI si aspetta una crescita simile nel 2025 sostenuta anche da un ciclo monetario favorevole. La maggior parte della crescita arriverà dall’Asia, dai mercati emergenti e dagli Stati Uniti, mentre si prevede che l’Europa sarà ancora il fanalino di coda.

Il nuovo ordine mondiale di Trump

Il 2025 sarà inaugurato dall’insediamento di Donald Trump che, in coppia con Elon Musk, cercherà di segnare un nuovo corso per la politica americana. Finito il tempo dei proclami, sarà cruciale valutare quale tra le molte promesse elettorali dominerà l’agenda. Tra le priorità ci saranno le politiche commerciali protezionistiche, che potrebbero accelerare il riallineamento degli equilibri globali. Non passeranno molti mesi prima di scoprire con quale intensità ed efficacia verrà attuata la nuova linea diplomatica di Washington.

L’ipotesi di una guerra commerciale non è allettante. Se i dazi promessi in campagna elettorale fossero realmente applicati, lo scenario sarebbe quello di un conflitto commerciale globale.  L’ultimo caso su una scala paragonabile risale agli anni Trenta, quando gli Stati Uniti introdussero dazi pari al 60% su oltre 20.000 prodotti importati. L’obiettivo del Congresso, promotore della misura, era proteggere i posti di lavoro, messi a rischio dalla crisi iniziata nel 1929. Gli altri Paesi risposero con nuove tasse sulle esportazioni statunitensi paralizzando il commercio globale. Il risultato? La disoccupazione negli Stati Uniti raddoppiò e la recessione durò per diversi anni.

Difficilmente assisteremo a uno scenario simile nel 2025. Il consenso generale è che Trump non abbia né la volontà né la capacità di imporre dazi indiscriminati sulle importazioni da qualsiasi Paese. Tuttavia, è improbabile che le promesse fatte in campagna elettorale vengano abbandonate del tutto. Nel 2025 potrebbero essere introdotte tariffe selettive, con la Cina come principale destinataria. Una mossa simile potrebbe ridefinire le dinamiche economiche globali: più che una guerra commerciale aperta, probabilmente assisteremo a un conflitto più latente, in cui Cina e Stati Uniti utilizzeranno la leva del commercio per delineare le proprie sfere di influenza.

Ma l’ascesa di Trump alla Casa Bianca non porta solo cattive notizie per l’economia globale e per gli investitori. Tagli alle tasse, riduzioni del bilancio pubblico e deregolamentazione: la nuova amministrazione potrebbe attuare politiche capaci di incentivare gli investimenti delle aziende USA, consolidandone la leadership globale nell’innovazione. Se l’amministrazione si concentrerà sulle politiche di crescita, l’apparato industriale americano potrebbe rafforzarsi ulteriormente, offrendo benefici agli investitori per gli anni a venire.

La rivoluzione dell’AI continuerà?

Anche nel 2025, l’intelligenza artificiale continuerà a essere la forza trainante degli investimenti globali. È probabile che verranno sviluppati e rilasciati modelli linguistici ancora più avanzati, che accelereranno l’automazione e favoriranno lo sviluppo di prodotti innovativi. Tuttavia, il successo dell’AI non sarà privo di sfide: la disponibilità di dati di qualità, i crescenti costi energetici e la competizione per infrastrutture computazionali rappresentano ostacoli significativi.

Grandi aziende tecnologiche come Microsoft, Google, Nvidia e Amazon continueranno a guidare la corsa agli investimenti. Gli effetti di questa competizione si rifletteranno non solo sui mercati finanziari, ma anche sulla crescente concentrazione di potere tecnologico. Per quanto riguarda i mercati, gli investitori agiranno sempre meno sull’onda dell’entusiasmo e si concentreranno più sulla capacità concreta dell’AI di aumentare la produttività e generare profitti sostenibili. Per le aziende, la sfida principale sarà integrare efficacemente l’AI nei processi aziendali. L’arrivo di nuovi sistemi nel 2025 potrebbe portare a un’adozione più diffusa di questa tecnologia con conseguente impatto sulla produttività. Se manterrà le sue promesse, l’AI potrebbe diventare uno dei più grandi acceleratori di crescita economica nella storia moderna.

La politica troverà la sua strada?

Il 2024 è stato un anno disastroso per i governi in carica. I risultati elettorali hanno penalizzato in modo netto i leader di tutto il mondo, indipendentemente dal loro schieramento politico. Abbiamo assistito ai conservatori inglesi subire una delle sconfitte più pesanti della loro storia. In Europa, in Germania e Francia sono caduti i governi con Berlino che andrà a elezioni anticipate a febbraio. Negli Stati Uniti, il risultato di Kamala Harris è stato deludente. In Sud Africa, il partito del Congresso ha perso la maggioranza dopo circa 30 anni. Anche in India, nonostante una crescita economica superiore al 7%, il partito di Modi non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta.

Sembra che la politica abbia perso la capacità di offrire risposte convincenti agli elettori. Inoltre, si sta creando un divario sempre maggiore tra le aspettative che bisogna generare per vincere le elezioni – con l’elettorato che tende a premiare programmi di cambiamento sempre più radicali e ambiziosi – e l’effettiva capacità dei governi nazionali di incidere sulla vita delle persone e affrontare le numerose problematiche politiche e sociali del presente. Sull’inefficacia dei governi moderni si è espressa la lunga tradizione di studi politici sulla crisi della sovranità, che parte da Michel Foucault e passa per le analisi sulla globalizzazione di Kenichi Ohmae.

Osservando la parabola di numerose esperienze di governo, si scorge una dinamica ricorrente: l’elettorato ripone la propria fiducia in programmi che promettono cambiamenti sempre più radicali, ma ciò si scontra con la crescente difficoltà da parte dei governi di mettere in atto cambiamenti reali in breve tempo. Questo fenomeno accelera i tempi del ciclo elettorale, rendendo ancora più difficile per i governi adottare politiche efficaci che richiederebbero una programmazione di medio e lungo termine. Un governo eletto può perdere il consenso in pochissimo tempo e partiti che hanno dominato la scena politica per decenni possono scomparire nel giro di una legislatura. Nel 2025, a parte le elezioni anticipate tedesche, il calendario elettorale si presenta più scarico. Tuttavia, se i governi non inizieranno a rispondere alle aspettative dei cittadini, la spirale che mina le fondamenta delle democrazie globali continuerà ad avvitarsi.

Fine dei conflitti o escalation?

Entriamo nel 2025 con uno scenario internazionale ancora incandescente. La guerra in Ucraina prosegue, mentre i conflitti in Medio Oriente non mostrano segnali di tregua. Quale sarà la direzione delle principali crisi internazionali? Donald Trump ha promesso di far cessare i combattimenti una volta insediato alla Casa Bianca. Anche se questa prospettiva non è irrealistica, è fondamentale capire come intenda raggiungere tale obiettivo. Ottenere un cessate il fuoco da Putin concedendo alla Russia la vittoria sui principali obiettivi strategici non è complesso. Sarà quindi interessante osservare se Washington opterà per il disimpegno o per un approccio di leadership.

Nel caso del disimpegno, l’Europa si troverebbe davanti alla sfida di gestire autonomamente la situazione ucraina. Tuttavia, al momento, i principali governi europei non sembrano disporre del capitale politico necessario per sostenere un tale sforzo. Nel 2025, la questione della sicurezza europea diventerà sempre più centrale nel dibattito politico. Washington ha già chiarito che gli alleati devono aumentare la spesa militare. La novità rispetto agli anni passati è che Trump potrebbe usare le tariffe commerciali come leva per convincere gli Stati europei a prendere una decisione.

Allo stesso tempo, sembra più probabile che vedremo un cessate il fuoco a Gaza e nei conflitti in Medio Oriente in cui Israele è direttamente coinvolto. Tuttavia, anche un’interruzione dei combattimenti – pur essendo una buona notizia per la crisi umanitaria in corso – non rappresenterebbe necessariamente un passo verso la stabilità della regione.

Un altro possibile teatro di crisi è il Mar Cinese Meridionale e Taiwan. Sebbene la retorica bellicosa della Cina sia aumentata negli ultimi mesi, il momento non sembra favorevole per Pechino per consolidare il controllo sull’isola già nel prossimo anno. Tuttavia, in uno scenario internazionale così fluido, potrebbero emergere le condizioni politiche per un’escalation.

L’Europa al bivio

Il 2025 si prospetta un anno difficile per l’Europa. Le previsioni di crescita economica per il Vecchio Continente sono tra le più basse al mondo. L’assenza di slancio economico esercita pressioni sui bilanci pubblici, obbligando i governi a politiche di austerità in un momento in cui sarebbero necessari investimenti. L’idea di superare il rischio di stagnazione attraverso un nuovo programma di investimenti non sembra più praticabile nell’attuale contesto politico.

Con la cabina di regia franco-tedesca indebolita da leadership in crisi, l’ottimismo verso il progetto europeo sembra svanire. Lo dimostrano le difficili trattative per rinnovare la Commissione Europea, sempre più dominate dagli interessi nazionali dei singoli membri. Il prossimo ciclo elettorale potrebbe portare al potere forze euroscettiche, con le elezioni tedesche di febbraio come primo banco di prova. Tuttavia, anche i partiti storicamente favorevoli all’UE, come la CDU tedesca che potrebbe tornare al potere e i socialdemocratici europei, sembrano privi dell’entusiasmo europeista che aveva caratterizzato i primi due decenni del secolo. 

Alcuni analisti temono che i prossimi anni possano rappresentare una minaccia esistenziale per l’UE, stretta in una morsa geopolitica. Da un lato, Vladimir Putin evidenzia la dipendenza dell’Europa da Washington in termini di sicurezza. Dall’altro, Donald Trump non sembra particolarmente interessato a mantenere relazioni privilegiate con i partner europei.

Cina: un anno di rilancio?

Nel 2025 Pechino spera di invertire la tendenza che vede la sua economia perdere il ritmo della crescita. I problemi dell’economia cinese hanno radici strutturali. Alla base del rallentamento c’è un modello di sviluppo eccessivamente dipendente dal settore immobiliare e dal debito. Negli ultimi anni i tentativi del governo di correggere gli squilibri più eccessivi hanno contribuito ad accelerare la crisi di fiducia nei consumatori. 

Le crisi della domanda sono particolarmente difficili da gestire. Anche un governo che esercita un forte controllo sull’economia, come quello cinese, deve fare i conti con le leggi del mercato, con la possibilità che le persone perdano fiducia e decidano di rimandare i consumi. Nel 2025, Pechino utilizzerà tutte le leve fiscali e monetarie disponibili per frenare la spirale recessiva, in uno scenario internazionale complicato, caratterizzato da tensioni commerciali con gli Stati Uniti e da un Dollaro forte.

Nonostante le difficoltà, non bisogna cadere in facili catastrofismi. Il governo di Pechino dispone di strumenti sufficienti per affrontare i nodi che stanno rallentando la sua economia. Tuttavia, se le misure non dovessero funzionare nel prossimo anno, aumenterebbero le preoccupazioni sul futuro dell’economia cinese, che potrebbe trovarsi bloccata sotto il peso dei propri squilibri.

Sarà l’anno dell’India?

Il 2025 potrebbe rappresentare l’anno dell’India. Dopo una crescita record negli ultimi due anni, l’economia indiana supererà il Giappone, diventando la quarta economia globale. Questa crescita è stata in parte sostenuta dagli investimenti pubblici promossi dal governo di Modi, volti a modernizzare le infrastrutture del Paese e consolidare il consenso elettorale. Tuttavia, il ciclo elettorale si è concluso con il partito del premier che, nonostante i risultati economici, ha perso la maggioranza assoluta.

Nei prossimi anni, potremmo vedere segnali di maturazione economica, con una crescita trainata da investimenti privati, che dovrebbe portare a uno sviluppo di maggiore qualità. Inoltre, l’India potrebbe beneficiare delle sue relazioni privilegiate con gli Stati Uniti. In uno scenario di guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, il comparto industriale indiano potrebbe guadagnare quote di mercato, innescando un ciclo virtuoso di sviluppo economico.

Le emissioni di CO2 raggiungeranno il picco nel 2025?

Nel 2024 molti si aspettavano che le emissioni globali di CO2 avrebbero iniziato a calare. Purtroppo, ciò non è avvenuto. Tuttavia, il 2025 potrebbe segnare il picco storico delle emissioni globali di CO2. Secondo il rapporto del Global Carbon Project, le emissioni derivanti da combustibili fossili e cemento sono aumentate di circa lo 0,8% nel 2024, raggiungendo un record di 37,4 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2), con un incremento di 0,4 GtCO2 rispetto al 2023.

Le emissioni totali di CO2 – comprese quelle derivanti dai cambiamenti nell’uso del suolo – stabiliranno anch’esse un nuovo record, raggiungendo 41,6 GtCO2, con un aumento del 2% rispetto al 2023. Questo incremento è attribuito, in parte, a emissioni legate all’uso del suolo, insolitamente elevate a causa di un’intensa attività di incendi in Sud America. Tuttavia, a lungo termine, le emissioni derivanti dall’uso del suolo sono diminuite di circa il 28% rispetto al picco della fine degli anni Novanta, con una riduzione significativa nell’ultimo decennio.

Nel 2024, le emissioni sono calate significativamente nell’Unione Europea (-3,8%) e leggermente negli Stati Uniti (-0,6%), mentre si è registrato un lieve aumento in Cina (+0,2%) e un incremento significativo in India (+4,6%) e nel resto del mondo (+1,6%, includendo trasporti internazionali e aviazione). Se le emissioni globali continueranno ai livelli attuali, il budget di carbonio residuo per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sarà esaurito nei prossimi sei anni. I budget per limitare il riscaldamento a 1,7°C e 2°C si esauriranno rispettivamente in 15 e 27 anni.

Il 2024 è stato anche l’anno in cui la Cina ha superato l’Europa per emissioni storiche di CO2. Tuttavia, proprio da Pechino potrebbe arrivare un contributo cruciale alla riduzione delle emissioni globali. La Cina potrebbe usare la lotta al cambiamento climatico come leva per rafforzare la sua leadership globale, in un contesto di crescente competizione con gli Stati Uniti.

Approfondisci

Se ti interessa leggere ulteriori approfondimenti su questi temi così cruciali e comprendere come il nostro team di gestione si affaccia al 2025 e agli anni a venire, leggi la nuova Asset Allocation Strategica 2025. Il consulenti finanziari di Moneyfarm sono sempre a tua disposizione per qualunque domanda sul posizionamento strategico dei nostri portafogli e per discutere insieme della tua pianificazione finanziaria per il nuovo anno.

Hai trovato questo contenuto interessante?

Hai già votato, grazie!

*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.