Grecia: accordo raggiunto?

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I mercati oggi sono in grande fibrillazione: EUR-USD a 1.30, spread in calo verticale e yield dei bond dei paesi periferici che toccano i minimi da settimane.

Il fatto più rilevante che spinge verso questo rally di inizio settimana è la notizia che un accordo tra Stato greco, investitori e Troika (EU, BCE, IMF) è alle porte.

Dopo l’alt alle trattative nella giornata di sabato, già domenica si sono riaperte le discussioni con il risultato che i detentori di bond dovranno probabilmente aspettarsi un haircut sul valore dei titoli vicino al 70%, per mezzo di un concambio dei bond esistenti con nuove obbligazioni a lunga scadenza, circa 30 anni e tasso cedolare sotto al 4%.

Non tutto però è davvero così semplice e un certo sensazionalismo mi pare evidente nelle dichiarazioni. I punti da considerare nell’accordo sono numerosi, complessi e contrastanti l’un l’altro.

Il mezzo attraverso cui l’accordo di massima può essere imposto ad ogni investitore è quello delle Collective Action Clauses (CACs), clausole imponibili in modo retroattivo così da garantire che ogni investitore sia coinvolto nell’affare. L’imposizione di tali clausole imporrebbe l’innesco dei CDS, ma le posizioni nette ammontano a meno di euro 4 bln, non ponendo preoccupazioni eccessive dal punto di vista della tenuta dei conti delle banche dell’Eurozona.

Da questa operazione è però difficilissimo che l’ECB possa rimanerne fuori, dato che manovre in questo senso esporrebbero la Banca Centrale Europea a dispute legali in cui difficilmente avrebbe la meglio. E se anche avesse la meglio, il risultato potrebbe comunque essere devastante per il mercato, che dovrebbe perciò considerare gli oltre euro 200 bln di titoli di stato dei PIIGS acquistati negli ultimi mesi come senior rispetto agli altri, con conseguenze imprevedibili sugli yield.

L’eventualità di una perdita della BCE, per un valore di circa euro 22 bln tra il proprio bilancio e quello delle altre banche centrali, a sua volta si rifletterebbe in forti turbolenze sul piano politico, in particolare per i paesi che in maggior misura subiranno il colpo e che più sono avversi a politiche accomodanti e collettivizzazioni delle perdite su base Europea.

Le parti in campo e gli interessi in gioco sono quindi molteplici e qualcuno, necessariamente, dovrà soccombere al volere dei più forti. Per questa ragione ho poca fiducia che un accordo che escluda qualcuno possa essere definitivo e ogni decisione presa anche nei prossimi giorni sarà probabilmente soggetta ad aggiustamenti in corsa.

Certamente l’annuncio di un’intesa trovata avrà un effetto molto positivo sui mercati che potranno così tirare il fiato e avere un’idea un po’ più precisa su quale sia la forza relativa delle autorità in campo e poter così immaginare un percorso di medio termine anche per gli altri stati in difficoltà.

Indicazioni ai mercati a parte ritengo però che tutta questa operazione avrà strascichi di lungo periodo rilevanti.

Le possibilità di errore sono massime camminando sul filo del rasoio su ogni dettaglio, ognuno fondamentale, e come ricorda la saggezza popolare : la gatta per la fretta fece i gattini ciechi.

 

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