Una breve pausa per la Federal Reserve (Fed), mentre la Banca Centrale Europea (Bce) continua con la sua politica monetaria restrittiva. Potremmo riassumere così le decisioni di questa settimana delle due banche centrali. La Fed dopo 10 aumenti consecutivi in 15 mesi ha deciso di mettere in pausa il rialzo dei tassi di interesse, una mossa non così inaspettata e anzi attesa dai mercati. Decisione che arriva a breve distanza dalla lettura del dato dell’inflazione core di maggio, che si è attestata al 4%, rallentando rispetto al 4,9% di aprile. Il dato risulta essere migliore rispetto alle attese, visto che ci si aspettava un inflazione al 4,1% oltre che essere ai minimi da marzo 2021. Trend in discesa che però rimane ancora distante dal target del 2%. Proprio per questo la Fed ha indicato che l’attuale pausa è solo temporanea. I funzionari della Banca centrale a stelle e strisce ipotizzano infatti altri due rialzi di 25 punti base entro la fine dell’anno. La pausa consentirà inoltre alla Fed di avere altre sei settimane per valutare le informazioni aggiuntive e le loro implicazioni per la politica monetaria, prima di dover prendere una decisione a fine luglio.
La Banca centrale Usa ha inoltre rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica per il 2023: espansione del Pil dell’1%, rispetto allo 0,4% di marzo. L’inflazione è invece stimata del 3,2% nel 2023, del 2,5% nel 2024 e del 2,1% solo nel 2025. Stando dunque alle previsioni ci vorranno altri due anni prima di tornare al target del 2%.
BCE: focus inflazione
La Bce continua a mantenere il suo focus sull’inflazione. Anche se questa è diminuita (6,1% di maggio, rispetto al 7% di aprile) non è sufficiente. Per il Consiglio Direttivo l’inflazione è destinata a rimanere elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Motivo che ha spinto la Bce ad alzare di 25 punti base i tassi di interesse. Decisione che si contrappone a quella della Fed che ha invece optato per una breve pausa.
Come spiegare questa divergenza?
Partiamo dal fatto che non ci aspettavamo che la Bce seguisse la Fed poiché la Banca centrale statunitense è molto più avanti nel ciclo di inasprimento dei tassi. La Fed ha iniziato molto prima della Bce la politica di innalzamento dei tassi, e dunque adesso si è potuta “permettere” un temporaneo stop.
Le previsioni sull’inflazione Ue sono positive, dato che il trend stimato dagli esperti dell’Eurosistema è discendente: 5,4% nel 2023, al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025.
Periodo prolungato che dunque non esclude un nuovo rialzo dei tassi anche a luglio. La Bce ha infatti paura che si inneschi una spirale tra salari e prezzi che potrebbe influire negativamente sull’inflazione. Per questo motivo è molto probabile che la Bce effettui un’altra operazione di stretta monetaria alla prossima riunione politica prevista per il 27 luglio.
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