Ue, crescita in letargo accenna a una ripresa

Il gigante europeo della manodopera sta tentando di rialzarsi, ma ancora a fatica.

Nell’ultimo mese, il settore manifatturiero dell’Eurozona mostra un andamento variegato, con l’Italia e la Spagna a fare da apripista e la Germania che si accoda. 

Se è ancora presto per dire che l’Europa si stia risvegliando dal torpore, vanno però notati dei segnali di ripresa.

L’inflazione va giù, ma gli intoppi restano

Il fantasma della forza inflattiva sembra momentaneamente allontanato – l’inflazione in Europa continua a indicare un trend verso il basso, con il tasso nominale anno-su-anno per marzo al 2,4%.

La crisi energetica e la prospettiva incerta sul taglio dei tassi continuano però a impattare la crescita economica del Vecchio Continente, che rimane in una fase di contrazione.

Inoltre, la recente modifica di Moody’s dell’outlook sulla Cina può rappresentare un elemento di rischio per gli indici di mercato azionari europei, i cui titoli, soprattutto del lusso, sono esposti alla domanda cinese.

Il contrappeso dei servizi

Il quadro attuale delle principali economie europee è complesso. A marzo, il Pmi manifatturiero in Europa è sceso al 46,1, ancora più basso del 46,5 di febbraio. Il calo dell’indice non è certo un dato positivo – è stato il più basso da tre mesi – ma rimane comunque migliore delle attese, che erano stimate a 45,7. 

Il settore dei servizi sembra in parte compensare questo trend, aumentando a marzo per il secondo mese di fila dopo sei mesi di calo. L’indice HCOB Flash Eurozone Services PMI Business Activity a marzo è salito a 51,1 punti, che hanno seguito i 50,2 di febbraio. Si tratta di un andamento che fa ben sperare per la ripresa, anche se non potrà essere il solo terziario a trascinare in positivo i dati europei. Per gli indici PMI, un dato superiore ai 50 punti indica un’espansione del settore, al contrario sotto i 50 punti segnala una contrazione.

Tanti Paesi, poca omogeneità

Alcuni segnali di ottimismo per i mercati dell’Eurozona spuntano dalle news globali. Un calo drastico delle interruzioni nella catena di distribuzione presagisce un aumento del vigore dell’economia. I ritardi relativi ai mercantili dal Canale di Suez sono infatti diminuiti, migliorando le prestazioni dei fornitori nei diversi Paesi europei. Anche se non tutti sembrano trovarsi a gestire le stesse problematiche.

La Germania è tra le grandi economie a soffrire di più l’impatto della turbolenza globale. Gli indici Manufacturing PMI per il Paese non superano i 42 punti, e sembra che l’andamento crescente che aveva caratterizzato la fine del 2023 abbia raggiunto una fase di stallo. 

L’Italia, d’altra parte, segnala un trend positivo di espansione. L’indice PMI manifatturiero italiano (HCOB) è salito a 50,4 a marzo 2024, rispetto a 48,7 di febbraio, superando le previsioni di mercato di 48,8. Si tratta del primo mese di espansione nel settore manifatturiero tricolore dopo undici mesi di contrazione. Sia i nuovi ordini che la produzione hanno registrato una crescita rinnovata, anche se marginale. 

Il Belpaese si unisce quindi alla Spagna (51,4), tra le maggiori economie europee a registrare dati positivi di crescita. Ma perché l’intera economia europea possa riprendersi e uscire dalla fase di stallo, due performance ottime non bastano: le nazioni principali dell’Eurozona dovranno mettersi in moto di concerto.

Europa in attesa di una ‘forza sbloccante’

I segnali positivi di ripresa del settore manifatturiero sono relativamente recenti – in Italia e Spagna rispettivamente da marzo e febbraio – e la disparità di condizioni nelle economie europee potrebbe essere un ostacolo a una più veloce espansione dell’intera area euro. Bisogna quindi rimanere cauti nel cantare vittoria. 

Nonostante ciò, ampliando la prospettiva e guardando al complesso dei dati europei, il 2024 continua a mostrare una forte tendenza a battere le attese nel Vecchio Continente.

Sembra che anche l’Europa stia lentamente raccogliendo tutti gli ingredienti per una ripresa, anche se forse manca qualche forza sbloccante”, commenta Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm. “Una ripresa cinese o uno sblocco fiscale tedesco potrebbero aiutare, anche se sembrano difficili al momento, data la continuazione della crisi immobiliare nell’economia del Dragone e le intuitive difficoltà di una riforma costituzionale in Germania. La BCE potrebbe invece essere la chiave di volta, ma solo se fosse pronta, anche a fronte degli ultimi dati disarmanti sull’inflazione, a prendersi la responsabilità di tagliare prima e più della Federal Reserve.”

Hai trovato questo contenuto interessante?

Hai già votato, grazie!

*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.