Nel consueto appuntamento video mensile, il nostro Head of Research e Senior Portfolio Manager Roberto Rossignoli commenta i principali movimenti dei mercati nel mese di settembre ed esplora gli scenari futuri per l’economia in Europa e negli Stati Uniti. Puoi anche leggere la versione scritta qui sotto.
Settembre ha sfidato la sua fama di mese storicamente difficile per gli investitori, chiudendo con una performance decisamente positiva per i mercati azionari globali. L’indice MSCI World ha guadagnato circa il 3,2%, con l’S&P 500 americano in rialzo del 3,5% e le borse europee che hanno seguito a ruota con un +2,8%. Un andamento che rompe la stagionalità negativa e conferma il buon umore degli investitori.
A sostenere questa fiducia è stato un quadro macroeconomico che si è dimostrato più solido del previsto. Negli Stati Uniti, la resilienza del consumatore continua a essere il motore dell’economia. Dati solidi sulle vendite al dettaglio e sui redditi personali, uniti a una revisione al rialzo del Pil del secondo trimestre, dimostrano una sorprendente capacità di spesa delle famiglie americane.
Anche il resto del mondo ha tenuto bene. L’Europa sembra avviata verso una crescita moderata ma costante nel terzo trimestre, come suggerito dai dati incoraggianti provenienti dai sondaggi sulla fiducia. La Cina, dal canto suo, continua a gestire una fase di crescita più contenuta, ma senza mostrare quei segni di collasso che molti temevano.
Il vero punto focale di settembre, tuttavia, è stata la dialettica attorno alla Federal Reserve. Le tensioni generate dai tentativi dell’amministrazione Trump di influenzare la politica monetaria, in particolare con le pressioni sulla governatrice Lisa Cook, hanno creato una certa volatilità. Alla fine, la Fed ha effettuato il taglio dei tassi di 25 punti base che il mercato si attendeva, ma il messaggio del presidente Jerome Powell è stato chiaro: non siamo ancora pronti per una decisa inversione di rotta. E il motivo è semplice: i dati sull’inflazione, sebbene in calo, non segnalano ancora quel ritorno stabile e definitivo alla normalità che la banca centrale vuole vedere. La reazione dei mercati è stata eloquente: i rendimenti obbligazionari a lungo termine si sono mossi poco, prezzando uno scenario in cui i tassi rimarranno ‘più alti, più a lungo’ di quanto alcuni sperassero.
In questo contesto, i nostri portafogli hanno beneficiato della continuazione di questo clima favorevole al rischio. A inizio mese abbiamo leggermente incrementato la nostra esposizione verso il settore tecnologico, convinti che la combinazione di crescita degli utili, momentum positivo dei prezzi e sentiment di mercato potesse continuare a dare frutti nel breve termine.
La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale rimane al centro delle nostre discussioni strategiche. Certo, alcuni segnali di euforia iniziano a essere visibili all’orizzonte – pensiamo agli accordi miliardari tra Oracle e OpenAI, e OpenAI e NVIDIA, che fanno ‘sollevare qualche sopracciglio’ sulle aspettative attuali. Tuttavia, siamo fermamente convinti che i margini per un miglioramento della produttività e un’espansione dei profitti aziendali, grazie all’adozione di questa tecnologia, siano ancora enormi e in gran parte da realizzare.
Guardando alle prossime settimane, l’attenzione degli investitori sarà probabilmente catturata da due temi principali: le discussioni sul budget federale americano e il rischio di uno ‘shutdown’ governativo, e il persistere delle tensioni geopolitiche globali, che richiedono un monitoraggio costante.
Da inizio anno, le performance si sono ulteriormente rafforzate a settembre, con tutte le nostre linee di gestione in territorio ampiamente positivo. Come detto, abbiamo aumentato il peso del tech statunitense, che era già relativamente alto, ma il posizionamento complessivo dei portafogli non è aggressivo. Siamo attenti a possibili eccessi di ottimismo e a segnali di un mercato un po’ ‘tirato’, anche se il nostro scenario di base non prevede un’inversione di tendenza nel breve periodo.
Infine, guardando a orizzonti temporali più lunghi, a settembre abbiamo anche effettuato un ribilanciamento tematico sui portafogli, per mantenerli allineati ai grandi trend globali che si stanno delineando sui mercati.
Se desiderate approfondire questo aspetto e capire come queste tendenze si riflettono nelle vostre strategie di investimento, non esitate a contattare i vostri consulenti di riferimento.
Dato del mese
Mentre i riflettori erano puntati sulla Federal Reserve, in Europa è arrivato quello che forse è il dato più importante del mese. I dati di fine settembre mostrano i livelli di stoccaggio del gas nell’Unione Europea intorno all’82,5%. Questo mette l’Europa in una posizione solida per l’inverno, in linea con l’obiettivo vincolante del 90% per il 1 novembre – un traguardo che, grazie a misure come il piano REPowerEU, è stato raggiunto in anticipo negli ultimi anni. Questo dato riduce notevolmente il rischio di shock energetici, agendo come un freno all’inflazione e offrendo un prezioso spazio di manovra alla Bank of England e alla Banca centrale europea. Si tratta dunque di un pilastro di stabilità fondamentale per i mesi a venire.
Domanda del mese
Quali sono i rischi dello shutdown del governo Usa?
Storicamente, l’impatto sui mercati dipende dalla durata: uno shutdown breve viene spesso assorbito senza troppi scossoni, mentre uno prolungato oltre un paio di settimane potrebbe pesare sulla crescita economica.
Il rischio più immediato per gli investitori, tuttavia, è la possibile sospensione dei dati macroeconomici chiave, come i non-farm payrolls. Questo lascerebbe i mercati e la stessa Federal Reserve a operare “alla cieca” nel breve termine.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.