Elezioni 2024: le “sorprese” e l’impatto sui mercati globali

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Nonostante l’attenzione sia rivolta perlopiù alle elezioni nel Regno Unito e negli Stati Uniti previste per quest’anno, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad altre tre elezioni degne di nota – in India, Messico e Sudafrica. Ognuna ha ottenuto reazioni diverse dai mercati.

In India, i mercati locali sono saliti, inizialmente, sulla scia delle indicazioni che il Primo Ministro Narendra Modi, leader del Bharatiya Janata Party (BJP), partito conservatore della destra indiana, avrebbe ottenuto una vittoria significativa. In seguito è stato registrato un calo, quando è diventato chiaro che la vittoria di Modi era stata meno marcata del previsto. 

In Messico, un risultato migliore del previsto per la presidente Claudia Sheinbaum della coalizione di centrosinistra Sigamos Haciendo Historia ha sollevato preoccupazioni. Il timore era che la prima presidente donna della storia del Messico avrebbe introdotto politiche più orientate a sinistra, e i mercati finanziari ne hanno sofferto. 

In Sudafrica, lo storico partito del Congresso Nazionale Africano (Anc) al potere ha ottenuto un risultato più debole del previsto, perdendo voti a favore del nuovo partito radicale uMkhonto we Sizwe (Mk) guidato dall’ex presidente Jacob Zuma. Il Sudafrica si trova così con un governo di coalizione, molto probabilmente con l’Alleanza Democratica (Ad), un partito pro-business. Questo scenario ha rassicurato gli investitori, ma rimane parte di un equilibrio fragile. L’Anc infatti è diviso internamente riguardo la possibilità di allearsi con l’Ad oppure di formare una coalizione con altri partiti.

La politica di governo può influenzare i mercati – e questo significa che è giusto concentrarsi su chi sarà effettivamente al governo.

Solitamente è difficile prevedere non solo l’esito di un’elezione, ma anche la reazione dei mercati. Come ha commentato un noto investitore statunitense riguardo le elezioni statunitensi del 2016, negli Stati Uniti c’erano due certezze. Primo, che Hillary Clinton avrebbe vinto e secondo, che i mercati sarebbero scesi nel caso in cui Donald Trump avesse vinto. Nessuna delle due previsioni si è rivelata corretta. Questo ci insegna che dovremmo essere cauti nel posizionare i portafogli in modo aggressivo per riflettere un particolare esito elettorale, ma che dobbiamo comunque riconoscere che le politiche cambieranno.

Ci sono alcuni contrasti notevoli tra le elezioni nel Regno Unito e quelle negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, sarebbe piuttosto sorprendente se il Partito Laburista non ottenesse una maggioranza significativa. Si può sostenere che il laburista Keir Starmer e il suo team hanno lavorato duramente per essere il più inoffensivi possibile e, se si crede ai mercati, ci sono riusciti. La volatilità della valuta è stata finora bassa e la sterlina si è rafforzata.

Anche l’azionario britannico ha retto piuttosto bene nelle ultime settimane.

Si potrebbe argomentare che le sorprese eventuali in questo caso sarebbero due: se il partito laburista non raggiungesse la maggioranza, e la volatilità sui mercati nel caso in cui vincesse.

La situazione negli Stati Uniti appare più incerta. I dati dei sondaggi suggeriscono che il risultato è troppo difficile da prevedere, ma che Donald Trump ha buone possibilità di tornare alla Casa Bianca. I mercati hanno reagito bene l’ultima volta che Trump ha vinto, ma non è chiaro quanto il 2016 possa essere un buon indicatore. Alcune delle recenti dichiarazioni dell’ex presidente degli Stati Uniti – ad esempio sull’indipendenza della banca centrale americana – potrebbero causare qualche preoccupazione.

Finora, non vediamo molti timori riguardo i prezzi degli asset statunitensi, se non forse la possibilità di una volatilità leggermente più alta prevista intorno al periodo delle elezioni.

È difficile sapere quale potrebbe essere la “sorpresa” negli Stati Uniti a oggi – forse che i Democratici vincano e che il risultato sia accompagnato da un aumento della volatilità del mercato.

Riteniamo sia importante evitare di cercare di prevedere movimenti di mercato a breve termine intorno al periodo delle elezioni, e concentrarsi di più sui fattori a lungo termine che guidano i rendimenti.

Richard Flax

Richard è il Direttore degli Investimenti di Moneyfarm. Si è unito all’azienda nel 2016. È responsabile di tutti gli aspetti della gestione del portafoglio e della sua costruzione. Prima di entrare a far parte di Moneyfarm, Richard ha lavorato a Londra come analista azionario e gestore del portafoglio presso PIMCO e Goldman Sachs Asset Management, e come analista obbligazionario presso Fleming Asset Management. Richard ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario a metà degli anni ’90 nel team di economia globale di Morgan Stanley a New York. Ha conseguito una laurea in Storia presso l’Università di Cambridge, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali ed Economia presso la Johns Hopkins University e un MBA presso la Columbia University Graduate School of Business. 

 

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